Cari Lettori,
oggi vi sottopongo un caso che consente di farci delle domande sulla situazione politica, normativa e giudiziaria che attanaglia in nostro Paese. Ormai non è più tempo dare colpe a qualcuno, ma soltanto di rimboccarci le maniche e, cambiata completamente la classe dirigente, rimettere mano al sistema per una revisione dell’apparato Istituzionale globale.
Il caso è il seguente: un artigiano espleta la propria attività a Roma e, di padre in figlio, ha in locazione l’immobile, ove esercita, da circa 100 anni. L’immobile è di proprietà dell’A.T.E.R., Azienda Territoriale Edilizia Residenziale e Pubblica del Comune di Roma, tale Ente è un Ente Pubblico Economico.
Il Comune di Roma ha conferito alla bottega artigianale, con Determinazione Dirigenziale, la qualifica di “Bottega Storica d’Eccellenza”. Un’onorificenza che è accompagnata anche da alcuni benefici di carattere fiscale come per esempio un’aliquota agevolata dell’ICI oggi IMU, nonché, sempre a tutela del Patrimonio Culturale collettivo, da alcune norme di favore in altre materie come per esempio la prelazione sull’acquisto del bene immobile che si ha in locazione in caso di vendita?
Ebbene, l’inquilino è sotto sfratto per finita locazione. L’ATER, infatti, alla scadenza del periodo contrattuale ha inviato, nei termini, disdetta dalla locazione, inviando al contempo una richiesta per una nuova locazione con una maggiorazione sul canone di oltre il 100%, passando il costo dell’affitto da 775 euro oltre IVA, oggi al 21%, a 1859 euro, sempre oltre IVA al 21%.
L’Ente Pubblico Economico in spregio ad una valutazione complessiva, legata sia all’attuale situazione economico/sociale che stiamo attraversando, sia in spregio alle norme dettate in materia dalla stessa Mente che governa il tutto, da un lato emette provvedimenti a tutela del patrimonio artistico/culturale, dall’altro, quando si tratta del vile denaro, sottopone la propria azione di governo ai peggiori principi capitalistici, avendo cura di tutelare il solo dato economico ed il lucro da perseguire.
Dico ciò perché è da circa un anno, con una cospicua corrispondenza intercorsa tra il sottoscritto e l’ATER che stiamo, invano, cercando di intavolare una trattativa per concordare, dati alla mano, un canone di locazione che tenga conto sia dell’interesse dell’Ente Pubblico sia dell’interesse dell’artigiano a mantenere un canone di locazione agganciato ad una ragionevole percentuale del volume d’affari dell’attività e che quindi gli consenta di mantenere aperto l’esercizio e di vivere.
L’unica cosa che è pervenuta, dopo un anno di tentativi di dialogo, è la pura e semplice richiesta di rilascio delle mura dei locali.