Dare da mangiare agli animali è una compulsione dettata da un codice genetico, ne sono certa: un giorno sarà dimostrato scientificamente. Il genoma di chi ne è affetto ha subito una mutazione che provoca l’irresistibile impulso di offrire cibo a qualunque animale capiti a tiro.
Io sono una mutante. Possiedo quel gene. Quando ero piccola, a parte le mie generose quanto severamente proibite donazioni di frittata destinata a me, che invece finiva regolarmente in bocca al cane appostato sotto la tavola, pretendevo perfino di “aiutare le formiche a portare i semini nel formicaio”!
C’è di più: gli animali percepiscono la presenza del gene mutato nel fenotipo (corpo) umano portatore o affetto, anche di questo sono sicura.
I gatti che la mia vicina possiede, e che ha erroneamente e immoralmente deciso di affamare per farne imbattibili cacciatori di topi, sono ormai miei commensali. La mia vicina non lo sa, ma presto li avrebbe trasformati in ZOMBIGATTI, se io non fossi intervenuta in loro soccorso, armata di paté di pollo e mousse di sgombro. Probabilmente, l’ignara signora si starà chiedendo quanti topi hanno catturato negli ultimi mesi i suoi gatti, visto che lei non li alimenta e sono comunque così pasciuti! Achille è il solo maschio della colonia. Lo chiamo così perché è un gran mascalzone! Lince, la gatta più docile, si è subito avvicinata, coi teneri occhi verdi, i suoi splendidi ciuffi di pelo sulle orecchie che fremono, il motorino sempre acceso! Poi sono seguite a ruota Perla la grigia, Miele la bionda, Selvaggia, la pezzata. Achille no. Lui, il tigrato, restava a debita distanza di sicurezza e ci osservava con i suoi topazi gialli.
L’attenta valutazione è durata circa un mese, poi, un giorno, lui ha deciso di accorciare le distanze e ha accettato con sussiego un appetitoso bocconcino dalla mia mano (ricordate la scena di Balla coi Lupi? Beh, una cosa simile!). Da quel giorno, però, tutto è improvvisamente cambiato: Achille ha detto sì! Con un fare che ricorda in modo impressionante il comportamento umano, ha deciso che siamo persone degne della sua fiducia, e è entrato in casa nostra dall’oggi al domani, così! Gli altri gatti sono più timidi, anche se ci conoscono da più tempo. Temono i cani, sono prudenti, si arrestano sulla soglia. Lui no, entra, come se fosse casa sua. È un gatto cresciuto con regole rudi e ha la tendenza a graffiare e a mordere, ma in una manciata di giorni ha capito che con me non deve. Io lo sgrido quando lo fa e lui ci rimane perplesso e riflette: “Ah, ecco, non le piace! Se io graffio e mordo, lei se ne va e non mi coccola più! Bene, io non lo faccio.” Infatti non graffia e non morde quasi più, sta imparando il linguaggio della dolcezza e questo io lo trovo irresistibilmente affascinante! Si struscia sulle mie gambe e poi crolla pancia all’aria, come in preda a una crisi catatonica, aspettando voluttuosamente le mie carezze. Se le prende tutte, Achille, il mascalzone dal cuore tenero! È un trattamento che riserva solo a me, però: mio marito, poveretto, colui che paga il paté, deve rimanere a distanza. Lui non è un mutante, non ha il gene.
“I gatti non sono domestici come i cani!” mi ha detto stamani, un po’ piccato. Ha ragione. I gatti sono commensali, sono naturali (a parte quelli di razza frutto di selezione spinta che hanno perso gli istinti e se vedono un topo, pensano che si tratti di un gioco a molla), sono figli della Natura. I cani no. I cani sono figli dell’Uomo, dell’unico animale sulla Terra che non si limita a adattarsi all’ambiente, ma che è capace di cambiarlo profondamente per adattare l’ambiente alle sue esigenze. L’Uomo ha modificato perfino gli animali, ottenendo specie domestiche. Non è stato facile, il processo è durato millenni, ha richiesto molti sforzi ed è riuscito per meno di venti specie in tutto il regno animale. Ma per quelli che sono mutati in animali domestici, la mutazione è stata permanente. Il cane è stato il primo ed è stato un enorme successo, il più grande! L’Uomo ha indotto col suo comportamento mutazioni genetiche (stabili) nel Lupo, tali che il Lupo è diventato Cane, una variante molto diversa.
Qualche mio antenato che aveva il gene che ho ereditato, quello che obbliga l’Uomo a offrire il cibo agli animali, ha cominciato a manifestare tale compulsione ed ecco il risultato! Quelli che affermano che il Cane sia una specie naturale, che rimessa in natura se la caverebbe benissimo senza l’Uomo, sbagliano di grosso! I cani in abbandono se la cavano malissimo, sopravvivono di stenti e muoiono molto presto. Il cane dovrebbe ridiventare ferale: il processo inverso sarebbe possibile, ma doloroso e difficile e richiederebbe habitat, anzi, areali sufficientemente grandi e ricchi e non troppo antropizzati, un po’ come è avvenuto in Australia ai Dingo.
I Cani non sono figli della Natura, sono figli dell’Uomo e sono come l’uomo li ha voluti. I cani sono i nipoti della Natura. Forse anche questo è in fondo naturale: la Natura ha creato l’Uomo e aveva previsto tutto, anche le sue artificiali modificazioni sull’ambiente e sugli altri esseri. Ciò che importa è che questo figlio, al quale molto di più è concesso, non esageri, non deragli come un figlio degenere, come troppo spesso mostra di voler fare. Che finalmente comprenda il suo delicato mandato, che continui a ricordare di essere sempre figlio, e di dovere dunque rispetto, e di essere gentile con Madre Natura e con Madre Terra.