pepita insegna giocando

Mamma Pepita ringhia, abbaia e minaccia i suoi cuccioli di 26 giorni. Ma come?! Non li amava? Non era una mamma affettuosa e devota, tutta per loro? Sì, Pepita è una gran mamma!

Le sue mammelle martoriate dalle unghiette e dai dentini nascenti delle sue dieci palle di pelo sanguinano. Lei resiste finché può, poi un ringhio basso, potente e minaccioso fa presagire chissà quali vendette e sortisce l’effetto voluto: i cuccioli mollano e, quando si riaccostano al latte, lo fanno delicatamente. Qualora non bastasse, con un urlo raggelante, le fauci si spalancano e calano come una mannaia sui cuccioli atterriti! Pepita è una buona mamma. Una mamma troppo buona non è una buona mamma. Una buona mamma concede, insegnando ai figli che esiste un limite. Per chi non vi si attiene, la punizione è certa e immediata. Punizione negativa: si perde il beneficio. Punizione positiva: si ottiene una minaccia.

Magari lo applicassero le società sportive con quei personaggi che provocano, picchiano e insultano! Non sono degni nemmeno di pronunciare la parola sport e li si lascia assistere alle partite! Magari l’Italia fosse come Pepita! Non sei degno di occupare una poltrona che disonori: VATTENE. Punizione negativa: fine dei privilegi. Punizione positiva: una cella pronta per te. Mi ricordo una volta, ero in spiaggia e i deliziosi figli di tre e cinque anni di una molto raffinata vicina di ombrellone avevano deciso di divertirsi, lanciandomi ripetutamente manciate di sabbia in faccia, nel serafico disinteresse della loro mamma. Alle mie rimostranze, la signora mi fece notare, come fosse la scoperta della cura di tutti i mali, che i suoi pargoletti “erano piccoli!”
“E quando gli vuole insegnare l’educazione, quando avranno trent’anni?” Fu la mia risposta. Questo è il motivo per cui i cuccioli sottratti troppo presto alle cure materne, o che hanno una madre incompetente, crescendo presentano comportamenti disturbati.

Pepita non ha letto illuminanti tomi di psicopedagogia, ma sa perfettamente che questo è il momento buono per dire i no che aiutano a crescere. Con il suo prezioso insegnamento, i cuccioli, a sessanta giorni (NON PRIMA!), avranno imparato a calibrare il morso, a rispettare chi è più anziano, a comportarsi con calma e gentilezza e saranno pronti per inserirsi in modo funzionale nella società canina e in quella umana. La mamma dev’essere presente e competente.
Ma così i cuccioli si stressano! Certo, e in una certa misura è un bene. La vita ci mette alla prova e noi ci dobbiamo allenare alle delusioni e alle perdite, senza fare troppi drammi. 
Una mamma umana che non sa dire NO, che non è in grado d’insegnare ai figli a non superare un limite, produce uomini che davanti al rifiuto della (ex)fidanzata, l’aspettano fuori casa con un’arma in mano.

www.canidigioia.it

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