Il 21-22 giugno il Sole raggiunge il punto più settentrionale dell’orizzonte per poi discendere da nord a sud, dopo aver doppiato il segno del Cancro. E’ Il solstizio estivo, che segna l’inizio del declino dell’astro nel suo corso annuale; ma per qualche giorno esso sembra fermarsi o addirittura ritornare sui suoi passi (all’indietro, come un gambero che procede a ritroso).
Il giorno è più lungo della notte ma da questo momento inizia ad accorciarsi: come dire che le acque del Cancro cominciano ad erodere la potenza del Sole. Da qui l’angoscia di una possibile fine della vita sulla Terra, il timore che il Sole possa avviarsi verso un definitivo tramonto. Occorre aiutarlo: ed ecco i riti per sostenerlo, ecco l’accensione di fuochi (il Fuoco è l’Elemento più simile al Sole) che, presso di noi, sono diventati i fuochi di San Giovanni.
In effetti, è presso il solstizio d’estate (il 24 giugno) che è posta la festa di San Giovanni Battista, durante la quale, ancor oggi, si accendono falò propiziatori. La direzione discendente si confà al santo in questione: egli infatti dice, alludendo al Cristo, “Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”, “occorre che io diminuisca perché lui cresca”.
Il Sole che decresce dopo il solstizio estivo è il Battista, il Sole che cresce dopo il solstizio invernale è il Cristo. Le feste del solstizio estivo assegnano al santo (garante della rinascita della Luce) anche il ruolo di protettore dalle influenze malefiche: nella notte di San Giovanni, secondo la tradizione, le streghe di Benevento si radunavano sotto un grande albero di noce. Mette poi conto ricordare che, nella tradizione indoeuropea, il solstizio d’estate è detto Pitri-yana, la Porta dei Padri, o anche la Porta degli Eroi. Attraverso essa ascende ai Cieli chi, “indiatosi”, dell’Alto è divenuto degno. Ma, può anche dirsi che vi scivolano sulla terra le anime degli incarnandi, dopo aver volato – secondo i pitagorici – come api lungo la Galassia.
Si ricordi ancora, che al Cancro è consonante la chiocciola, la lumaca. Universalmente nota come simbolo lunare, indica la rigenerazione periodica: la chiocciola mostra e nasconde le sue corna così come la luna appare e scompare; è il tema della morte e della rinascita, il tema dell’eterno ritorno. La forma elicoidale della conchiglia della chiocciola (terrestre o marina) costituisce poi un simbolo della temporalità, della permanenza dell’essere attraverso le fluttuazioni del cambiamento perenne.
Nei geroglifici egiziani la spirale era raffigurata da una chiocciola che rappresentava l’evoluzione della vita. Sta anche ad indicare la fertilità ed ha analogie con la vulva: nel Dahomey è considerata un ricettacolo dello sperma e presso gli Aztechi simboleggiava il concepimento, la gravidanza, il parto. Né manca, la bava della scia della lumaca, di richiamare le secrezioni femminili. Infine, guarda caso, per la festa di San Giovanni Battista, per lo meno a Roma, è uso mangiare lumache. Al sugo.