Miriam Sylla, Stefano Chuka Okaka, Stefania Okaka, Fausto Desalu: sono i nuovi nomi della generazione Balotelli. La generazione, cioè, di campioni italiani con la pelle scura: hanno origini straniere, ma sono cresciuti nel nostro Paese, e del nostro Paese difendono la bandiera.
La storia di SuperMario è nota: nato a Palermo da immigrati ghanesi, viene affidato a tre anni a una famiglia della provincia di Brescia, dove cresce insieme ai tre figli naturali della coppia. Oggi, espulsioni a parte, è uno dei calciatori più forti al mondo.
Ma accanto a quella dell’attaccante milanista ci sono altre storie di talenti azzurri originari del Continente Nero: per esempio quella della pallavolista Miriam Sylla, schiacciatrice in serie A1 della Foppapedretti Bergamo. Anche lei è nata a Palermo come Balotelli, figlia di genitori ivoriani che hanno tentato la fortuna in Italia; poi si è trasferita con la famiglia a Valgreghentino, a pochi chilometri da Lecco, e lì ha iniziato a praticare sport: danza, nuoto e addirittura pugilato, fino ad arrivare al volley, praticamente costretta da una cugina. Nata l’8 agosto del 1995, ha vinto lo scudetto under 18 con Villa Cortese (venendo nominata migliore giocatrice in finale) e ha partecipato ai Mondiali Under 20 con la Nazionale azzurra: è una delle giocatrici più promettenti del panorama italiano (ha esordito in A1 a soli sedici anni), e c’è chi l’ha già paragonata alla fortissima Tay Aguero.
Gioca a pallavolo anche Stefania Okaka, nata l’8 agosto del 1989 a Castiglion del Lago, in provincia di Perugia, da genitori nigeriani: a soli quindici anni è entrata nel Club Italia, mentre nel 2006 ha vinto la medaglia d’oro agli Europei juniores. Il passaporto era riuscita ad ottenerlo solo tre mesi prima. Stefania è l’orgoglio di papà Austin e mamma Doris, così come lo è suo fratello gemello Stefano: anche lui un campione, ma di calcio. Un metro e 86 per 82 chili, Stefano ha debuttato in una gara ufficiale con la maglia della Roma nel settembre del 2005 in Coppa Uefa, a soli sedici anni e un mese, diventando così l’italiano più giovane di sempre ad avere esordito nelle coppe europee. Poco dopo, a dicembre, è diventato anche il più giovane marcatore di sempre in Coppa Italia. Sembrava una carriera da predestinato, la sua, complice la trafila nelle Nazionali giovanili (in tutto cinque gol tra Under 19, Under 20 e Under 21). Ora gioca a Parma, ma arriva da un paio di stagioni non eccellenti: ha ampiamente ripagato – comunque – i sacrifici dei genitori, giunti nel nostro Paese una trentina di anni fa.
Ha origini nigeriane anche Eseosa Desalu, per tutti Fausto, promessa dell’atletica italiana: ha risposto alla prima convocazione della Nazionale junior a diciotto anni e un giorno, non appena è riuscito a ottenere la cittadinanza italiana. Già, perché pur essendo nato a Casalmaggiore (provincia di Cremona), lui fino a quando è stato minorenne è rimasto straniero. Ci sarebbe discutere di ius soli e leggi che talvolta appaiono ingiuste: ma a lui interessa solo correre (è un ottimo velocista, duecentista dalle prospettive rosee) e ripagare di tutti i sacrifici sua mamma, che deve fare i conti con l’assenza di un impiego fisso (cerca di impegnarsi come può in lavori stagionali, spesso raccogliendo pomodori) e di un marito che l’ha lasciata all’improvviso. Fausto è la dimostrazione che, come scriveva Valerio Vecchiarelli sul Corriere della Sera il 23 giugno del 2011, “diventare cittadini della Repubblica Italiana è il primo record da realizzare”.
Curiosa è, in questo senso, la storia di Mohamed Mouaouia, che dice di essere nato nel 1991 in Marocco: giunto in Italia come clandestino, ha cercato il padre Miloud prima a Napoli e poi in provincia di Gorizia, in quel di San Pier d’Isonzo; infine, ha scelto di stabilirsi nel Nordest, correndo senza bandiera, da apolide. Per ora non può dirsi italiano.
Italiani di domani, ma anche di oggi, sono invece Mario, Miriam, Stefania, Stefano, Fausto. Si allenano per gareggiare e vincere, anche se a volte, tra gli avversari più pericolosi, ce ne sono di insospettabili: le leggi.