Dai giovani si alza un grido forte! No alle mafie! No alla prevaricazione, si a una nuova cultura fatta di legalità, solidarietà, fratellanza.
Sono moltissimi i ragazzi che questa estate hanno aderito, in più regioni, ai campi antimafia dell’associazione Libera, dove hanno lavorato, sotto il solleone del sud, nelle aree confiscate ai clan malavitosi. In Calabria, precisamente a Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone, sono andati un intero gruppo scout del Veneto, il clan Cornedo 1, composto di diciassette ragazzi cui si sono uniti dieci scout di Viterbo.
La mattina dalle 7 alle 11, i giovani si sono impegnati nei lavori di ripulitura di un aranceto infestato dai rovi, e nel rimettere in opera dei canali d’irrigazione. Quest’area era abbandonata da anni, purtroppo le operazioni di confisca di questi beni sono lunghe e tortuose. Obiettivo di questo recupero è rimettere a regime quest’area agricola, in modo da fondare una cooperativa che coltivi il campo e sviluppi un’economia legale. Nel pomeriggio l’incontro in vari laboratori, per conoscere il fenomeno mafia con testimonianze molto forti di chi opera ogni giorno in territori dove la malavita incide pesantemente sul vivere quotidiano. Il Sindaco di Isola, il corpo forestale dello stato, un maresciallo, il responsabile provinciale di Libera Antonio Tata e Don Pasquale, unico sacerdote della zona che si è schierato a favore di Libera. Tutte testimonianze che hanno colpito i ragazzi facendoli riflettere molto. “Una terra di contraddizioni – spiega Elita – paesaggi meravigliosi e invidiabili, persone accoglienti e gentili ma nello stesso tempo mentalità mafiosa radicata. Sottomissione a una politica corrotta fatta di potenti che si prendono gioco della popolazione e riempiono le strade d’illegalità”.
“Vivere un campo di Libera – illustra Francesca – è molto di più di una semplice esperienza lavorativa in un territorio difficile, perché si entra in contatto con un mondo subdolo e perverso che sovrasta tutto e pretende senza proporre un modello diverso dal proprio. La proposta di Libera è di fare in modo che i terreni confiscati ai boss mafiosi possano diventare patrimonio per la collettività dando lavoro ai cittadini. Il tutto – finisce Francesca- con l’aiuto di volontari che lavorano e vivono una settimana intensa e ricca di emozioni”.
“Quando siamo partiti da casa – racconta Anna – molto probabilmente non avevamo pienamente coscienza di quanto sarebbe stata importante la nostra presenza: già nell’ultimo tratto di treno, Metaponto – Crotone, sono cominciate le domande e gli sguardi incuriositi e non è stato un evento isolato. Per le strade di Isola Capo Rizzuto, le persone uscivano dalle case o si affacciavano alle finestre per vedere chi eravamo”. “ Una volta arrivati a destinazione ho capito – spiega Andrea – che sostenere l’iniziativa di Libera valeva le giornate a vendere pasta fresca, a lavare auto in oratorio, il lungo e faticoso viaggio, il caldo quasi insopportabile”.
I campi di Libera sono in tante regioni: Sicilia, Campania, Puglia. Dalla Sardegna arrivano altre voci di giovani entusiasti di lottare per la legalità. Sono ben diciotto i ragazzi che aderiscono al campo, provenienti da Lombardia, Veneto, Liguria, Sardegna. Il bene confiscato è a “ Su Piroi” dove i giovani hanno svolto lavori di pulizia in un’ex pizzeria che in passato era servita per il riciclaggio di denaro sporco. Dove c’era una cava abusiva ora è nata un’area di fichi d’india, cui ragazzi aggiungeranno piante di Mirto e un’accurata operazione di estirpazione delle erbacce. I ragazzi hanno partecipato a diversi incontri sulla legalità e la partecipazione sociale e hanno formato anche una redazione con Jessica, Giulia, Camilla, Sofia e Chiara, che ha curato un diario di viaggio.
Annotano anche tanti particolari (presenti nel sito di Libera) della loro intensa esperienza di volontariato. “Abbiamo potuto riflettere sull’importanza di ogni singolo individuo – pone l’accento Sofia – soprattutto dei giovani, i quali dovrebbero rendersi conto di quanto, potrebbero fare nel loro piccolo. Questa esperienza – continua Sofia –è stata arricchente in tutti i sensi, mi ha aperto nuovi orizzonti. Tutti i ragazzi che hanno partecipato a questi campi di lavoro nei beni confiscati alla mafia dichiarano di essere cambiati profondamente e di volere lottare con forza contro tutte le prevaricazioni.
“Il cambiamento deve assolutamente partire da noi giovani- tuona con forza Elita – che abbiamo preso questa libera decisione di legalità”.