Respinti dalla Camera dei Deputati i ricorsi presentati dagli ex parlamentari contro le nuove norme che tagliano gli assegni vitalizi spettanti ai deputati cessati dal mandato. Secondo Montecitorio, infatti, le norme sarebbero più che ragionevoli.
Il Consiglio di giurisdizione della Camera dei deputati ha depositato il 7 maggio le sentenze con le quali ha rigettato i ricorsi, precisando che i vitalizi sono pensioni a tutti gli effetti e dunque si devono applicare le riforme in materia. Secondo Ignazio Abrignani (Pdl), componente del consiglio di giurisdizione, «non si può chiedere un diritto che non é ancora stato acquisito».
Il consiglio di giurisdizione, presieduto da Giuseppe Consolo (Fli), è composto anche da Ignazio Abrignani (Pdl) e Tino Iannuzzi (Pd)ì: é un organismo interno che decide tutte le controversie che riguardano Montecitorio.
Adesso, però, esiste la possibilità di un secondo grado al collegio di appello a cui si può fare ricorso dopo il primo pronunciamento.
A febbraio erano stati 26 deputati a fare ricorso contro i tagli dei vitalizi di cui tre presentati da deputati in carica (Giorgio Jannone e Roberto Rosso del Pdl, Daniele Molgora del Carroccio). Tra i più numerosi ad avanzare i ricorsi, i deputati del carroccio: 15 della Lega Nord, sette del Pdl (compresi ex Fi e ex An), tre all’Ulivo, uno al Prc.
Ad essere messe in discussione erano le disposizioni stabilite dalla delibera del dicembre 2011 che introduceva il nuovo sistema previdenziale per i deputati basato sul calcolo contributivo, sostituendo il vitalizio a partire dal primo gennaio di quest’anno.
Questi i passaggi più importanti della delibera: accesso al trattamento a 65 anni, con un periodo contributivo minimo di cinque anni (per ogni anno di mandato ulteriore, l’età è diminuita di un anno con il limite inderogabile di 60 anni) esteso a per tutti i deputati.