“C’era una volta un pezzo di legno… Non era un pezzo di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.”… Il vecchio GEPPETTO, che abitava su un alto Colle, anziché farci la zampa di un tavolo, poiché si sentiva solo, lo trasformò in un burattino.
“Ti chiamerò PINOCCHIO” – Gli disse – “Ma io sono il professor MARIO MONTI!” – replicò il burattino. “Vabbè” – rispose Geppetto facendo spallucce – “Ti nominerò Presidente del Consiglio. Ma tu devi promettermi che, scaduto il mandato, non ti candiderai alle elezioni” – “Lo giuro!” – disse il burattino – E il suo naso si allungò improvvisamente.
Poi vennero le elezioni e il burattino fondò un partito, ma prese così pochi voti, così pochi voti, che Geppetto fu costretto a gettarlo nel fuoco. E si costruì un altro burattino. “Ti chiamerai Pinocchio” – gli disse appena l’ebbe terminato – “Ma il mio nome è PIERLUIGI BERSANI!” replicò cocciuto il nuovo burattino. – “Come vuoi” – Rispose condiscendente Geppetto – “L’importante è che tu vada al Governo. “Lo giuro!” – disse fiero il nuovo burattino – “Smacchierò il giaguaro e appena eletto farò una legge sul conflitto d’interessi!” – Ma non appena ebbe finito di parlare, il naso gli si allungò a dismisura. Proprio in quel mentre, si trovava a passare per il Colle un GRILLO PARLANTE che, non appena ebbe visto il burattino, si rivolse al falegname dicendo: “Non vedi come gli si è allungato il naso? E’ evidente che mente”. “Zitto tu!” – gli urlò contro Geppetto – tirandogli un pesante zoccolo di legno, che lo mancò di poco. Il Grillo Parlante fuggì via, mentre Geppetto borbottava tra sé “io nemmeno lo sento a quel Grillo lì!” Ma il suo nuovo burattino perse le elezioni e finì nel fuoco come il precedente.
Allora Geppetto se ne fece uno nuovo. “Ti chiamerò Pinocchio” – gli disse – “Ma io sono SILVIO BERLUSCONI!” – rispose il burattino – “Questo nome non mi è nuovo” – pensò Geppetto, preoccupato – “Restituirò l’IMU agli Italiani e farò il condono tombale” – Disse il burattino – proprio mentre nella stanza entrava la FATA TURCHINA, che si chiamava RUBY ed era di origine marocchina. Nel vederla al burattino non si allungò solo il naso… Così lei lo trasformò in uno psiconano in carne ed ossa ed egli, in compagnia del GATTO e la VOLPE, si presentò alle elezioni e prese un mucchio di voti, perché nessuno aveva un giaguaro in casa, ma tutti avevano pagato IMU e tasse.
Il vero vincitore, però, fu il Grillo Parlante, che si era candidato senza che Geppetto se ne accorgesse. E siccome era un po’ impertinente, lo andò a trovare al Colle e gli disse: “ Adesso l’hai sentito il botto, belìn?!