Lo confesso, sono innamorato di un uomo. Si, faccio coming out. E’ un uomo sulla cinquantina, non bello, con delle gambine secche e la pelle un po’ molliccia ma mi ha fatto emozionare come non mi capitava da tempo.
Lui mi fa ridere ma allo stesso tempo mi incute anche un po’ paura ed è affascinante vedere quanto possa essere “umana” la sua discesa agli inferi, quanto la morale sia morbida e duttile nei suoi schemi. Mi pento, mi pento di non averlo scoperto prima ma debbo dire che sono anche sollevato. Non avrei saputo resistere a stare lontano da lui, ad aspettarlo per così tanto tempo.
Sono innamorato di “Walter White” e sento già il dolore per il dopo. Spero di fare in tempo per l’ultima puntata di “Breaking Bad” che verrà trasmessa da AXN, canale 119 di SKY il 9 novembre. Non farò spoiler, non preoccupatevi. Anche perché non ho ancora finito di vedere la quinta ed ultima stagione. Ma, per la miseria, che serie. Un mite professore di chimica, un po’ sfigato e che insegna in un liceo a degli studenti svogliati si barcamena per sopravvivere e per dare alla famiglia un’esistenza decorosa in uno dei posti più desolanti che si possano concepire: Albuquerque, un posto in culo al mondo nel New Mexico. Uno di quei posti che fanno grande l’America, nel senso che solo quando li vedi ti accorgi che è davvero grande, che c’è una quantità di spazio negli Stati Uniti da metterti addosso una bella dose di angoscia. Ho detto dose? In Effetti in un posto come quello ti viene subito in mente: cosa faccio se non mi faccio? Ma non è questo il punto. Walter White fa addirittura due lavori per portare a casa uno stipendio che possa consentire di pagare il mutuo per una villetta monofamiliare nemmeno tanto grande ma con una piscina che almeno ti pone a pieno titolo nella “middle class” ormai in via d’estinzione. Tutto fila liscio: una vita di merda ma come tante altre. Quando a un tratto….Walter cade a terra svenuto e…
Mi immagino seduto davanti ad un responsabile delle fiction in Italia, Rai o Mediaset non importa. Sono nervoso. Ho in mano un soggetto che credo sia fantastico. E’ la storia di uno normale, un padre di famiglia che scopre di avere un tumore e decide che non può lasciare la famiglia in balia degli eventi. Lui che è stato onesto e mite, forse anche troppo, per tutta la vita, che ha perso delle importanti occasioni per mancanza di coraggio decide che non è più il caso di seguire le regole e… vaffanculo, è un professore di chimica e allora perché non mettersi a produrre “Meth”, la metanfetamina, la coca dei poveri! Un miscuglio letale dagli ingredienti più insospettabili che spopola per le strade delle città di tutto il mondo, dalle metropoli a “San Giovanni a Teduccio”. Sì, è proprio lì che vorrei ambientare la mia storia. Gualtiero Bianco è un professore di chimica dell’Istituto Professionale Industria e Artigianato Petriccione di Napoli, in Corso San Giovanni a Teduccio 887.
Gualtiero decide di riallacciare i rapporti con uno studente che aveva mollato la scuola qualche anno prima, Andrea Rosamanno detto Giosuè omm e rose, una testa calda, cacciato dalla scuola perché spacciava nei bagni tra un’ora e l’altra. E poi… la produzione di metanfetamina, purissima, un boom sulla piazza di San Giovanni a Teduccio, la camorra, il boss locale che prova a farli fuori. La vita di Gualtiero cambia radicalmente e si sdoppia. Da un lato malato terminale, dall’altro pericolosissimo produttore di morte. L’ho detto che per complicare la cosa ho immaginato che il cognato di Gualtiero è un poliziotto?
Inizia il colloquio con il dirigente, ottenuto solo grazie alla moglie di un amico che da poco è stata assegnata a quel reparto, cinque minuti del suo prezioso tempo che esordisce subito con… “lei lo sa che è tutto bloccato fino al 2016 vero?”. Annuisco per far vedere che sono addentro al flusso delle informazioni che contano. Gli porgo una breve sinossi della sceneggiatura che nemmeno finge di guardare e mi dice: “mi descriva la sua idea…ha qualcosa per Gabriel Garko? Lo abbiamo strappato alla concorrenza e se ci fosse una cosa strepitosa potremmo addirittura pensare di trovare un buco nel 2015. Gli sparo a raffica la storia e mi arrampico sugli specchi adattando la parte di uno dei boss della Camorra per Gabriel Garko. Il dirigente sgrana gli occhi per un attimo poi mi guarda con aria compassionevole. “Carina… certo, è più adatta a Sky, lì fanno sperimentazione. Ha provato a proporla a loro?. Lei ha fantasia, però deve rendersi conto che ci vogliono storie rassicuranti ma anche forti non mi fraintenda …abbiamo fatto quella sulle case chiuse e quella su Totò Riina però sempre con un occhio alle famiglie… non avrebbe qualche idea che costi tipo 200 mila euro a puntata? Ne avremmo tanto bisogno. Pare ci sia un buco nel palinsesto di una delle reti e una fiction a basso costo ci starebbe davvero bene.
Il sogno finisce ed il risveglio è brusco: mi mancano 9 puntate per finire definitivamente “Breaking Bad” che è un prodotto realizzato per una tv via cavo (quindi non per una platea squisitamente generalista, lo so) e che ha un costo per episodio piuttosto elevato (3 milioni di dollari a puntata). Un costo che però si ripaga vendendo la serie in tutto il mondo e che si sarebbe potuto ambientare tranquillamente a San Giovanni a Teduccio (si potrebbe anche fare l’adattamento spagnolo: San Juan Tedù)… peccato che non c’è una parte per Gabriel Garko. Peccato. Come ha dichiarato il creatore della serie, Vince Gilligan, in un’intervista: la lezione più importante che possiamo apprendere da questa serie è che “le azioni che compiamo hanno delle conseguenze”. Ecco, continuiamo così…facciamoci del male tanto poi c’è un medico in famiglia 9 che ci curerà!
P.s: L’Istituto Professionale Industria e Artigianato Petriccione di Napoli esiste veramente ed è un piccolo omaggio alla precisione con la quale nelle serie americane curano i particolari. Naturalmente nel suddetto istituto non ci sono studenti spacciatori né professori che si dedicano alla produzione di metanfetamina.