RAVENNA – L’ambiguo confine tra la creatività dei folli e il disagio espresso dall’arte ufficiale dell’ultimo secolo è al centro della mostra che sarà allestita dal 17 febbraio al Mar-Museo d’Arte della città di Ravenna. Esposte opere di grandi pittori dell’età moderna e del Novecento, tra cui Bosch, Bruegel, Goya, Klee, ma anche Viani, Baj, Dalì, Ernst, Masson e molti altri per esplorare gli incerti confini dell’esperienza artistica al di là delle categorie stabilite nel corso del XX secolo.
La mostra, che si intitola Borderline. Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall’Art brut a Basquiat, è stata curata dal direttore scientifico del museo Claudio Spadoni e da Giorgio Bedoni, psichiatra e psicoterapeuta. Una collaborazione indispensabile visto che la rassegna torna ad approfondire le tematiche già affrontate dal Mar. Quelle cioè relative alla cultura europea del Novecento, quando diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori iniziarono a guardare sotto una luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano infatti avviato una revisione radicale di termini quali ‘arte dei folli’ e ‘arte psicopatologica’ e presero in esame tali produzioni sia come sorgenti stesse della creatività sia come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale. Quello che oggi si individua con il termine borderline, vale a dire una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale.