Fondazione i cui soci sono Regione Lombardia, Comune di Milano, Fondazione Cariplo e Unioncamere Lombardia, la Lombardia Film Commission promuove sul territorio regionale la realizzazione di film, serie televisive, spot pubblicitari, documentari e di ogni altra forma di produzione audiovisiva per aumentare la visibilità del territorio e diffondere l’immagine della regione in Italia e nel mondo. La mission della Fondazione è favorire l’impiego di maestranze locali, lo sviluppo delle imprese dell’audiovisivo, lo sviluppo del cine-turismo e di tutto l’indotto correlato, in stretta collaborazione con le Camere di Commercio e gli enti locali preposti. Negli ultimi due anni, la Film Commission ha assistito oltre 200 produzioni, tra film, serie, prodotti web, spot e videoclip. Nel 2012 i lungometraggi supportati sono stati 24, i cortometraggi 17, i documentari 24 e le serie televisive 4; meglio ancora nel 2013 con 23 lungometraggi, 26 corti, 19 documentari e 4 serie per un totale di 140 produzioni assistite.
Presieduta da Paolo Pelizza (fondatore della BB Productions, nominato presidente all’inizio del 2013), la Lombardia FC vede in consiglio la produttrice Minnie Ferrara (ex Indigena, oggi Minnie Ferrara & Associati), Sergio Rossi (direttore della Camera di Commercio di Milano) e Dario Bolis (direttore relazioni esterne della Fondazione Cariplo). Direttore Generale è Alberto Contri, esperto di pubblicità, multimedialità interattiva e comunicazione integrata sul fronte creativo, manageriale, istituzionale e speculativo. Docente di Comunicazione Sociale presso l’Università Iulm di Milano, Contri è stato direttore creativo, amministratore delegato e presidente in importanti multinazionali come DMB&B e McCann Erickson, ha svolto tre mandati come presidente dell’Associazione Italiana agenzie di pubblicità, è stato membro del Board della European Association of Advertising Agencies, ha fondato ed è stato primo presidente della Federazione Italiana della comunicazione ed è stato per quattro anni consigliere di amministrazione della Rai. Come si definisce sul proprio profilo Twitter, «da sempre alle prese con creatività, comunicazione, multimedialità, musica e soprattutto curiosità». È con lui che parliamo del lavoro della Lombardia Film Commission.
Qual è la data di costituzione della Lombardia Film Commission?
«La Lombardia Film Commission esiste dal 2000. Personalmente, sono direttore generale da un anno, ma prima ero Presidente. Sono diventato Direttore altrimenti non mi pagavano! Scherzi a parte, è stata la Film Commission a cercarmi: ho fatto il pubblicitario per 45 anni, sono stato presidente dell’Associazione Italiana agenzie di pubblicità per 5 anni, sono stato 3 anni a Bruxelles all’Associazione europea, ho fatto il consigliere della Rai per 4 anni dal 1998 al 2002, ho fatto l’amministratore delegato di Rainet dal 2003 al 2008. Insomma, ho una lunga esperienza in gestione di istituzioni pubbliche e private ed una grande competenza in ambito audiovisivo. Nel 2009 mi hanno chiamato Formigoni e Moratti, allora presidente della Regione e sindaco di Milano. Avevano questa Film Commission che era la più “ritardata” d’Italia per tanti problemi, non era mai stata gestita come si doveva: paradossalmente la Regione più importante aveva la Film Commission più “scassata”. Mi hanno chiesto se avessi avuto voglia di raddrizzarne le sorti. Non me ne ero mai occupato, ho cercato di fare un po’ di ricerche per capire cosa succedeva fuori (nel mondo esistono circa 350 Film Commission), alla fine ho accettato e in tre anni abbiamo fatto un gran lavoro di rilancio, veramente notevole. Dato poi che il lavoro mi ha assorbito molto, praticamente a tempo pieno, e c’è una legge del 2010 per la quale i consiglieri non possono percepire emolumento, ho preferito passare all’attuale carica poiché da presidente non avevo preso alcun direttore generale: praticamente lo facevo io».
Parlando proprio di compensi, quanto percepiscono i responsabili della Film Commission? E che budget annuale avete a disposizione?
«Noi abbiamo un budget per 2/3 persone di più o meno 150.000 euro lordi. Poi ne abbiamo altri 300 per il personale. Diciamo pure che tutta la struttura si paga intorno ai 500.000 euro. Ma va tenuto presente un dato. C’è uno studio secondo il quale le Film Commission italiane rendono da 1 a 6: ovvero 1 euro investito ne rende 6. La nostra struttura, che ha un bilancio di 700.000 euro, da 1 euro ne rende 12. Nel 2011 abbiamo favorito un indotto sul territorio di 4 milioni e mezzo di euro, nel 2012 di 9 milioni e mezzo, penso che nel 2013 arriveremo a circa 11. Considerando che la struttura costa 700.000, ci si rende conto del gran lavoro che stiamo producendo. In fondo, il costo della Film Commission è tutto struttura. Abbiamo un Cineporto ma non è come quello di Torino. Sempre nel costo totale, vanno considerati anche il sito Internet ufficiale che è molto performante, la guida alla produzione (che prima non esisteva) che è costata quasi 70.000 euro e un database di oltre 25.000 immagini tutte divise per categorie.
Di fatto la Lombardia FC è quasi tutta personale, pubblicità, fiere e promozione. D’altronde il mondo del cinema è basato sul passaparola: se non avessimo fatto buona comunicazione, nessuno avrebbe saputo dei nostri sforzi. Per esempio, stiamo facendo un lavoro straordinario con Bollywood. Ormai siamo alla dodicesima produzione indiana che viene in Lombardia e questo porterà ad alti livelli l’indotto del cine-turismo, come già avviene in tutto il mondo. Ci tengo anche ad aggiungere un dato: noi non siamo solo su Milano. Abbiamo costruito una vera e propria rete regionale, con dei punti di riferimento ovunque per la Lombardia, delle piccole Film Commission con dirigenti e personale degli assessorati che lavorano a Bergamo, Como, Lecco, Pavia, Brescia, Mantova, in Valtellina. Per esempio, con una produzione indiana che ci chiedeva dei borghi antichi e delle montagne, li abbiamo mandati in Valtellina ed in capo ad un pomeriggio hanno trovato subito tutto quel che cercavano. Lo stesso vale per la neve in estate con lo Stelvio, i laghi o le scenografie particolari che crea la Piazza Ducale di Vigevano».
Nel vostro lavoro di supporto e assistenza, come sostenete le produzioni?
«Facciamo ciò che di solito fa una Film Commission: ci occupiamo di permessi, logistica, agevolazioni per alberghi e vitto, fornitura di maestranze. I permessi in particolare, credo in Europa e in tutto il mondo siano la necessità più importante per una produzione: occupare strade, girare in metropolitana, stazioni e palazzi antichi. L’assistenza tecnica riguarda tutti gli aspetti operativi, dai mezzi da noleggiare all’ospitalità alla post produzione. È un lavoro immenso, abbiamo recuperato tutto il vuoto del passato: basta dire che Le cinque giornate di Milano di Carlo Lizzani l’hanno girato a Torino per disperazione! Il che la dice lunga. Sono tre anni che lavoriamo duramente ma purtroppo non siamo ancora ai livelli delle migliori FC: stiamo soprattutto cercando di convincere il Comune di Milano ad istituire uno Sportello Unico come esiste a Torino e in altre città. A volte per girare in una sola location ci sono diciassette permessi diversi da richiedere, i produttori diventano matti. Ecco dunque il nostro lavoro: dare una quantità di servizi che facciano risparmiare tempo e soldi. Inoltre abbiamo varie convenzioni con ristoranti e alberghi per ridurre i costi del catering e dell’alloggio. Tutto ciò è stato sufficiente per attirare un bel numero di produzioni che non venivano più a girare in Lombardia.
Da fine 2013 avremo anche un Film Fund da 1 milione e mezzo di euro: abbiamo convinto la Regione ad istituire questo fondo che, seppur non così cospicuo come quelli di Puglia, Toscana, Friuli e Piemonte che hanno dai 3 ai 5 milioni, è un buon punto di partenza per poter finanziare quelle produzioni che si impegnano a venire qui da noi. Paradossalmente siamo anche messi meglio perché nel momento in cui tutti sono entrati in crisi con il Patto di stabilità, noi che non avevamo nessun fondo finalmente ne abbiamo uno. Tra il miglioramento dei servizi e la creazione di questo Fund, incrementeremo i già buoni risultati».
A tal proposito, quale sarà il criterio con cui la Film Commission sceglierà le produzioni da sostenere?
«Innanzitutto il bando verrà realizzato tra un paio di mesi e sarà pronto entro la fine dell’anno. I criteri sono i soliti: in realtà abbiamo analizzato i bandi migliori in circolazione (il migliore in assoluto è quello della Toscana Film Commission) e i criteri saranno legati soprattutto all’investimento sul territorio. La cifra del finanziamento verrà stabilita in base alle maestranze e ai servizi territoriali usati. Ovviamente teniamo in considerazione quanto la qualità del prodotto finale incida nella promozione del territorio medesimo. Comunque è un classico bando, non è nulla di originale: è un mix dei migliori bandi che ci sono in giro. Visto che partiamo per ultimi, abbiamo colto quest’opportunità».
Ci saranno dei tetti massimi ai finanziamenti assegnati?
«Penso proprio di sì: essendo il fondo di 1 milione e mezzo, non credo che si potrà dare più di 100/150 mila euro. Vorremmo anche ricavarne una piccola fetta per fare un Bando Sportello: se una produzione ha determinati requisiti, non ha bisogno di passare davanti ad una Commissione. Varrà il principio per cui chi arriva prima avrà il finanziamento. Come fatto in Puglia, servirà soprattutto a ripagare chi eventualmente ha una troupe numerosa, in modo da poter ripagare almeno gli alberghi».
La vostra Film Commission promuove anche la distribuzione locale?
«No, purtroppo no. Non è un nostro compito. Per quanto ci compete, aiutiamo molto i festival e facciamo molto per la cultura cinematografica e audiovisiva, anche sul Web. Se visitate il nostro sito – www.filmcomlombardia.it – troverete una newsletter che si chiama Oltre la siepe: esce ogni due mesi ed è molto ricca, 15/20 pagine con un rendiconto di ciò che succede nel mondo, dal cinema alle web series. Lo scopo è aiutare i produttori a capire che oltre al cinema e alla televisione ci sono anche questi territori. Poi sponsorizziamo e aiutiamo diversi festival ed eventi e lavoriamo molto con le scuole».
I responsabili e gli addetti della Film Commission possono contemporaneamente ricoprire altri ruoli o per statuto durante il mandato non possono farlo?
«No, assolutamente no. Non esiste. Personalmente, come Direttore ora e come Presidente prima, c’è un contratto di consulenza ed è assolutamente vietato questo conflitto d’interesse. A parte il sottoscritto ed il responsabile tecnico, entrambi con contratti di consulenza, tutti gli altri sono dipendenti. Quindi non possono permettersi qualcosa del genere. Per esempio, noi abbiamo un consigliere in nome del Comune di Milano che è un produttore, ma per sua natura si asterrebbe dal fare una cosa del genere. D’altronde in ogni caso non siamo noi ad erogare fondi, la Film Commission assiste, non produce. A Torino hanno istituito un Fondo apposito per la produzione ma è stato creato da una società privata che, in collaborazione con la Regione, prevede di fare investimenti in produzione. Ma appunto, è un’altra cosa».
La burocrazia comunale e regionale è davvero il grande punto dolente del sistema cinema italiano?
«Purtroppo sì. D’altra parte il nostro mestiere è proprio quello di sbrogliare la burocrazia. Ma la burocrazia esiste per sua definizione. Ad esempio, posso dire tranquillamente che nel cambio politico del Comune di Milano non abbiamo visto una grossa differenza dal punto di vista dello snellimento degli uffici. Chi ha un determinato potere nel dare o ricevere permessi, se lo tiene. Tutta la fatica che stiamo facendo adesso per un’intesa con l’assessorato alla Cultura nel quale siamo incastonati, è cercare di imitare ciò che di meglio hanno fatto gli altri. Un modello è lo Sportello unico: a Torino in cinque giorni si ottengono tutti i permessi, on line addirittura. A Milano ci vogliono ancora 30 giorni perché la prassi è questa. È sempre stato così. Dobbiamo capire come cambiare. Purtroppo è vero che la burocrazia vede la concessione dei permessi come un potere proprio: le eccezioni che capitano in ogni momento, un imprevisto come la pioggia che ti costringe a spostare location per delle riprese, per una produzione è normale amministrazione, per un comune è un guaio.
L’importante è che le istituzioni capiscano che il cine-turismo porta davvero tanti soldi. Fornisco una cifra significativa: Torino in dieci anni ha investito circa 38 milioni di euro tra Film Commission, Fondo e Cineporto. Il fatturato ha portato sul territorio 380 milioni di euro. Dieci volte tanto. Quando c’è una volontà politica che capisce che questo lavoro è fatto per attirare produzioni, il risultato è che da una parte si produce nell’immediato un indotto specifico che fa lavorare sul territorio maestranze, servizi, noleggi, eccetera; dall’altro c’è denaro che arriva dal cine-turismo. Racconto un aneddoto: abbiamo avuto qui a Milano due attori indiani che in tre ore hanno speso 37.000 euro in Via Montenapoleone. L’anno prima una troupe bollywoodiana di cinque persone è tornata in India con 600.000 euro spesi in oggetti Prada, Gucci e Dolce & Gabbana da portare a parenti ed amici. Il made in Italy ha sempre un appeal estremo per chi viene da fuori. Quindi concedere il permesso al cinemobile di occupare un determinato spazio senza troppi problemi, serve proprio a far sì che poi sul territorio rimangano molti più soldi».
Quali sono gli obiettivi e i progetti per il 2014 della Lombardia Film Commission?
«Nonostante la crisi, il 2012/2013 è stato un periodo di crescita. Pensiamo di poter continuare in questo modo visto che arriverà il Fondo che prima non c’era. L’obiettivo principale è consolidare la rete regionale e soprattutto attivare lo Sportello unico. Nella sfortuna, abbiamo la fortuna di essere in ritardo e di avere delle location che sono assolutamente vergini e poco utilizzate. Salvo il mare, abbiamo veramente tutto. Se avremo lo Sportello unico a Milano, non ci seguirà più nessuno».
(7./ Continua. Le precedenti puntate sono leggibili negli articoli correlati)