Paola Binetti ha ragione. Da psichiatra adescatrice di minorenni per l’Opus Dei, sa bene che cosa voglia dire manipolare la realtà.

È quindi assai giustificata la sua reazione di stupore per l’esistenza di un organo istituzionale chiamato Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. “A che cosa serve?”, avrà pensato la deputata al cilicio, “è tutto scritto nell’antico testamento, se ti vesti di rosa sarai lapidato”.

D’altra parte nella sua vita ci sono solo certezze, tipo che l’omosessualità è una malattia o che la madonna è vergine. La corte di Strasburgo ha poi sentenziato in questi giorni che l’Italia ha un anno di tempo per adeguare la legge sulle unioni civili gay a quelle degli altri paesi d’Europa. Lo stupore della Binetti si trasforma presto in una proposta seria e circostanziata: se sei gay e vuoi sposarti, basta andare all’anagrafe e cambiare sesso. Olè, anni e anni di battaglie sui diritti civili spazzati via da una risoluzione semplice, pratica e a cui nessuno aveva mai pensato. Sei nero? Basta andare all’anagrafe e cambiare colore, sei nano? Basta andare all’anagrafe e cambiare altezza, sei povero? Basta andare all’anagrafe e cambiare professione, sei la Binetti? Basta andare affanculo e non tornare mai più.  

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