E’ della Bilancia, a parer nostro, il mito d’Erigone. Eccolo…
Vive felice in Atene, Erigone, col padre Icario. E giunge un giorno un pellegrino alla loro casa. E’ Dioniso, venuto a portare agli uomini la vite e il suo magico succo, il vino. E’ ospitato, Dioniso, da Icario; e non può non notare la bellezza, la grazia di Erigone. Avviene, dunque, ciò che deve avvenire; e genera al dio, Erigone, colui che diverrà l’eroe Stafilo. Ma deve proseguire il suo viaggio, Dioniso e, a compensare Icario, gli fa dono d’un otre di vino raccomandandogli, peraltro, di farne gustare anche ai suoi vicini. E ne offre, Icario, a dei pastori che, inebriati, vedono doppio: pensano d’essere stati avvelenati e si scagliano irosi su Icario massacrandolo a bastonate. Trasportano poi lontano il cadavere, abbandonandolo sotto un albero. Torna a casa Erigone e non trova il caro padre. La conduce le fedele cagna Maira là dove giace morto. Piange la fanciulla e innalza grida: maledice gli sconosciuti assassini e chiede vendetta a Dioniso. Poi, disperata, si impicca all’albero. L’ha ascoltata il dio, ed ecco che improvvisa follia prende le fanciulle di Atene: una dopo l’altra, ad alti alberi vanno impiccandosi.
Viene consultato l’oracolo di Delfi e tale il responso suona: si trovino gli assassini di Icario e si puniscano; solo così cesserà la follia. E questo avviene. E, a memoria dell’evento, istituiscono, gli ateniesi, feste in onore di Erigone nel corso delle quali altalenano fanciulle appese agli alberi. Si rimpiazzeranno, in seguito, le giovinette con statuine, e poi ancora con piccole maschere di terracotta o di cera, gli oscilla, che andranno acquistando funzione apotropaica. Oscillano gli oscilla appesi agli alberi. Come altalene. Tant’è che lo stesso termine oscillum, oltre all’oggettino indicato, designa anche l’altalena. Ma oltre all’altalena oscillante ad un ramo, ne esiste un altro tipo: quella che si ottiene ponendo un tronco o un’asse trasversalmente su un altro tronco o un ceppo. E, una persona a un capo, un’altra all’altro capo del tronco, ecco che l’attrezzo si muove e va su e giù. E’ l’altalena a bilanciere; che è, praticamente, una bilancia funzionante col peso delle persone.
Ora, governa, la Bilancia, per tradizione astrologica, la zona renale del corpo umano, la zona del bacino. E ai fini dell’equilibrio corporeo, della perfetta stazione eretta, è necessario che perfettamente si incunei la colonna vertebrale appunto nel bacino, a bilanciare ogni passo, ogni mossa, quasi. E la colonna o spina dorsale, considerata con le clavicole, ha immagine di spada. Spada nella roccia. Roccia osso sacro. Fondo schiena dove, nella tradizione indù, sonnecchia Kundalini, la “forza serpentina” (un serpente arrotolato la rappresenta) che, risvegliata dallo yogi con le sue pratiche, risale lungo l’equivalente sottile della colonna vertebrale. E la spada esce dalla roccia. Ma solo Artù – si ricordi – riesce ad estrarre la spada dalla roccia. Solo Arcturus è qualificato: Arctouros, in greco, “custode dell’orsa”. Arturo, stella della costellazione di Boote (il bifolco), visibile, nel cielo di Grecia, dopo metà settembre, al tempo della Bilancia.
E, attenzione, al di là del segnacolo bilancino, a Nord, sulla volta celeste, individuavano gli antichi cinesi i due piatti della Bilancia di Giada: sono quelli che noi chiamiamo Orse, la maggiore e la minore; perno di questa bilancia, la Stella Polare. Curioso, poi, che il nome indù del segno della Bilancia sia Tula. Nome che richiama (e vi è anche collegato etimologicamente) l’ultima Tule della tradizione greca, la terra polare degli Iperborei, su cui regna Apollo. Terra polare: si innalza da essa l’axis mundi, l’asse del mondo, fino alla stella polare, collegando la Terra al Cielo.
Infine. Con lo strumento bilancia, lo sappiamo, si pesa. Pesa Temi, dea della Giustizia, con la sua bilancia (il cui asse è una spada) le azioni umane ed assolve o condanna. Pesa il cuore del defunto il dio egizio Anubi e lo ritiene meritevole di passare nel regno dell’aldilà solo se più leggere d’una piuma. Ma anche in mano all’Arcangelo Michele, “duce delle milizie celesti”, è la bilancia per la pesa delle anime. E il 29 settembre cade, proprio sotto il segno della Bilancia, la festa del Santo Arcangelo.