Pare che la “dichiarazione spontanea” che Berlusconi ha reso in aula, dove si celebra il processo a suo carico, sia costata non meno di 500.000 €, sia stata redatta da una équipe di almeno 15 persone, più i loro staff e ci siano voluti 4 mesi per rifinirla:
– I due avvocati, oltre ad un consulente politico proveniente dalla magistratura, per controllare che non ci fosse nulla di autolesivo o di contraddittorio rispetto alla linea difensiva, desse in qualche modo un senso all’essersi sottratto all’interrogatorio, pur essendo intenzionato a parlare, non apparisse come un modo per sottrarsi all’interrogatorio e non risultasse offensivo per i giudici (e questo già ha portato via il primo mese e ½).
– Un creativo generico che ha buttato giù il grezzo.
– Uno psicologo
– Un sociologo
– Uno scrittore
Hanno curato avverbi, congiuntivi, punteggiatura perché il messaggio passasse liscio nei confronti dei giudici, dei presenti in aula, giornalisti, avvocati ecc. (qui c’è stata qualche sbavatura ma… la perfezione assoluta è irrichiedibile)
– Uno psichiatra per controllare che non contenesse sintomi di schizofrenia, paranoia ecc.
– Un esperto di scienza della comunicazione proveniente da Harvard il quale pare abbia più volte mandato all’aria il testo (troppo lungo, troppo corto, troppe cazzate, poche cazzate). La sua teoria era “sparale grosse = sei creduto. Se ti mantieni basso dicono che menti”. Curioso ma ci ha scritto trattati su. Un mese intero è andato via, ma non si è accavallato perché le sottocommissioni e collaboratori lavoravano su fotocopie.
– Un regista e un attore, anzi, pare un’attrice, per la dizione, le pause, la gestualità. Hanno cercato disperatamente di fargliela imparare a memoria, ma pare che quella parte lì fosse completamente fusa, quindi niente da fare; 9 settimane e ½ , poi basta.
– Un alto prelato per coinvolgere la Chiesa, non si sa mai, da qualche parte ci scappasse un bestemmione.
– Un rappresentante della Casa Bianca per verificare la attendibilità della richiesta rivolta a suo tempo ad Obama dei marines per porre fine al golpe dei magistrati extraparlamentari di sinistra.
– Un gruppetto di giornalisti guidato da un capo che lavora molto con i grafici, i modellini plastici, ecc. per allestire tutto l’ambiente di svolgimento della sceneggiata, chiamiamola così per intenderci, non che lo sia davvero eh!
– Uno sceneggiatore (appunto) teatrale, un designer e un pubblicitario con l’intero suo staff, tutti gay che hanno curato il periodare, la collocazione dei concetti prima, dopo, l’effetto anche di audience, compresa l’angolazione scenica di svolgimento e di ripresa televisiva, utilizzando il plastico preso in prestito dal suddetto capo, cercando di conciliare la forma artigiana, diciamo, con il contenuto forte, di impatto, esportabile per così dire.
Alla fine di tutto questo, il Cavaliere che non ci ha messo niente di suo, tranne la faccia e il portafogli, pare non sia rimasto neanche contento, voleva licenziare tutti, poi all’ultimissimo minuto ci ha ripensato e ha lasciato tutto in bilico, come la sua candidatura; si aspettava di veder piangere, non dico il P.M., ma almeno i giudici e invece non ha pianto nessuno, tranne Ghedini (è raro ma ogni tanto scende dal suo piedistallo di aplomb e si scioglie) sulla testa di Longo. Non se ne sarebbe accorto nessuno se Longo ad un certo momento non avesse detto, passandosi la mano sulla folta chioma “ma che è? piove?”.
Eppure si so’ smazzati questi; un riconoscimento morale, oltre che economico, lo meriterebbero.
Ma… posso di’ ‘na cosa Cavalie’? Il mezzo flop è dovuto in parte al fatto che ci hai messo un po’ troppa tecnica, troppo “tutto-come-doveva-essere”; questo ha fatto perdere, non dico la spontaneità (quella ce l’hanno messa tutta gli addetti ai lavori per fartela recuperare, anche se è andata un po’ persa dal leggere col foglietto in mano, ma se so’ fusi corteccia, ippocampo ecc. non ci possiamo fa’ niente), ma… la trasfigurazione, l’esclusività, la “tuità”, come dire, infatti non ti sei distinto affatto, in questo, da tutti gli altri imputati, non ci hai neanche provato; d’altronde questo, sotto altro aspetto, va a tuo merito, eh! E qui veniamo al secondo punto. I giudici so’ abituati, sono degli insensibili quelli; non ti stanno neanche a sentire, come vuoi che si commuovano, prendano a cuore le tue parole?
Mo’… non voglio dire, eh! Con questo nulla è perduto. Anzi i pronostici sono a tuo favore; in Italia vengono tutti assolti. L’Italia è il Paese degli innocenti che scontano più o meno brevi o medie carcerazioni preventive (tu ti sei scansato pure quelle, che vuoi più dalla vita?); saresti tu il primo ad essere condannato. Allora sì, davvero nei tuoi panni, licenzierei tutti, cominciando dai tuoi Onorevoli.
Cmq, secondo la tradizione e le usanze dell’ambiente, e del mestiere, non posso esimermi: vivissimi auguri!