“Essi non sono altro che bardane, ve lo assicuro; si riappiccicano dove sono stati scacciati”, questa la definizione che Sheakespeare dà dei parenti nella tragedia Re Lear. Il riferimento alla capacità che i fiori di bardana hanno di attaccarsi a qualunque cosa si avvicinino non potrebbe essere più chiaro.
D’altronde, il significato del nome “Arctium Lappa” è emblematico. Arctium, in greco, vuol dire orso con riferimento all’aspetto ispido della pianta. Il nome della specie potrebbe derivare dal celtico llap = “mano“. Infatti, il fiore, come una mano, si attacca a qualunque cosa gli passi vicino. Un’altra etimologia, invece, lo fa derivare dal greco labein = attaccarsi, riferendosi sempre al fatto che il frutto si attacca ai vestiti e ai peli degli animali. L’”appiccicosità” è, quindi, una caratteristica di questa pianta, tanto che, nel linguaggio dei fiori, la bardana simboleggia la riservatezza e la scontrosità proprio per la tendenza naturale che le persone hanno nel non entrarci in contatto. E sempre la capacità di attaccarsi fortemente pare abbia ispirato anche l’inventore del “velcro”, il tessuto oggi da tutti conosciuto come il pratico “apri e chiudi” Nel XIV secolo le foglie di bardana venivano polverizzate nel vino e usate come trattamento per la lebbra.
I medici eclettici americani del XIX secolo la consideravano un eccellente diuretico, e la prescrivevano per infezioni dell’apparato urinario, disturbi renali e minzione dolorosa, oltre che per infezioni cutanee e artrite. . Nell’antica medicina popolare era usato come antidoto contro i morsi dei serpenti velenosi e dei cane affetti da rabbia e questo indica quanto valore si attribuisse alla capacità della bardana di “penetrare” in profondità e di “attaccare” con i fiori uncinati. Originaria dell’Asia, oggi la bardana è così diffusa da essere considerata una pianta infestante.
Da sempre conosciuta come la pianta dermopatica per eccellenza, la bardana s’impiega per la cura delle dermatosi di vario genere, utile in caso di acne, dermatiti, eczema, seborrea, forfora e psoriasi, Secondo la leggenda, per rendere la propria pelle bianca come il giglio, la strega Monna Sidonia avrebbe consigliato a Beatrice Sforza una tisana a base proprio di bardana da consumare dopo aver recitato tre volte un rituale magico. La bardana è inoltre usata per la sua attività depurativa, ipoglicemizzante ipocolesterolemizzante, lassativa e antireumatica. L’azione drenante favorisce l’eliminazione delle tossine e la rende utile in caso di epatite, diabete e ritenzione idrica.