L’importanza di donare. Il servizio notturno nelle strade di Catania, da parte dei volontari dell’associazione “Insieme Onlus”, per incontrare i senza fissa dimora ha questa prerogativa: donare amore.
Con la scusa di portare delle cose da mangiare, un the caldo, una coperta, s’instaura un rapporto di fiducia con chi vive in strada. Certo è importante offrire cibo, chi vive ai margini della società si trascura e non mangia, ma la cosa più importante è offrire il proprio tempo e l’ascolto. Sono valori più importanti dello stesso cibo, chi vive come clochard è totalmente solo e rompere questo isolamento è importantissimo.
Quando fai questo tipo di servizio, ti rendi conto che chi vive in strada non ci finisce perché è povero, ma perché si è “rotto” qualcosa e si lascia andare. In tanti casi trovi persone per strada che possiedono una casa e hanno una buona pensione, spesso provengono da famiglie ricche, ma ascoltandoli avverti un punto di rottura, oltre il quale c’è la non vita, l’oblio di un’esistenza sotto i ponti.
Si diventa barboni per un amore che finisce, un tradimento, una tragedia familiare. Per strada c’è gente di tutti i paesi: tedeschi, francesi, austriaci, italiani, asiatici, africani. Per recuperare chi è stato trascinato in questa “scelta” occorre farsi voler bene e soprattutto perseverare. Non è per nulla facile rimettere in moto la fiducia, la speranza, quindi chi offre una mano dovrà essere costante, con anni e anni di presenza.
I volontari dell’associazione “Insieme Onlus” ci tengono a raccontare la storia di Pippo, un siciliano che ora ha più di settant’anni. Pippo aveva scelto come casa l’aeroporto di Catania, “dormiva” sulle sedie delle sale d’aspetto. Tanti di quelli che vivono in strada vanno ad abitare negli aeroporti, alle stazioni dei treni, ci sono ambienti riparati e non si rischia di essere assaliti durante la notte.
Pippo da giovane aveva lavorato in tipografia, poi non si sa cosa sia successo: ha cominciato a vivere in strada. Non racconta molto di sé e del motivo per cui è finito così, ma i volontari sanno che possiede una casa, una pensione. Nella casa non ci vuole andare perché sostiene che sia inospitale e preferisce vivere in strada (di notte in aeroporto, durante il giorno in tanti posti, ora qui, ora là). Era sempre scorbutico, talvolta anche molto aggressivo, tanto che i volontari quando lo scorgevano in lontananza si facevano il segno della croce.
Un giorno si è ammalato: un’infezione alla gamba, rischiava di perderla. E’ stato allora che ha chiesto aiuto a Giuseppe che conosceva almeno da quindici anni, uno dei volontari dell’associazione “Insieme Onlus” e il fondatore della casa “Oasi della Divina Provvidenza”( www.insieme.ct.it) che accoglie le persone in difficoltà. E’ stato accolto. Oggi della persona scorbutica, anche violenta, rimane solo il ricordo. E’ diventato un altro: silenzioso, rispettoso, che ringrazia. Certo, talvolta è scontroso, come quando deve fare la doccia che non ama, ma è una persona molto diversa da quella conosciuta in strada.
Ultimamente si è ammalato gravemente: piano piano si sta spegnendo e si lascia andare a sentimenti che aveva tenuto ben celati. Esterna quello che aveva voluto nascondere, gli escono parole come grazie, ti voglio bene, quel gesto l’ho fatto con tutto il cuore, frasi che lui forse nella sua vita non aveva mai pronunciato. Chi lo conosceva quando era in strada e lo vede ora rimane senza parole, è un’altra persona. Ora è nel letto e ha partecipato con trasporto all’unzione degli infermi (che si somministra ai morenti), lui lontanissimo da queste cose. Ora è sdraiato in un letto (lui che dormiva sulle panchine) ed è assistito. Pippo non morirà solo, come capita a tante persone rimaste in strada. Se aprissimo i nostri cuori, le nostre case, non dovremmo più leggere di chi muore solo e abbandonato. Pippo ieri è morto serenamente nel sonno ma poche ora prima di spirare ha voluto chiamare a sé i due volontari che lo hanno assistito. Li ha accolti uno alla volta e ha voluto stringere loro la mano. A Giuseppe, con cui ha avuto da sempre un rapporto speciale ha detto: “Ti saluto me ne sto andando” . Pippo non stringeva la mano a nessuno da più di dieci anni, ma ha voluto farlo per ringraziare chi lo aveva accudito fino all’ultimo momento della sua vita. Pippo non è mai stato di molte parole ma le parole, a volte, non contano.