Lungo la costa della recitazione sbilenca e alla guida della sua flotta di galeoni esentasse, Luca Barbareschi veleggia incontrastato, alla ricerca di nuovi tesori da depredare. Con un piede sull’isola della fiction e l’altro nell’oceano degli onorevoli, il capitano dal doppio lavoro produce, dirige e recita per il cinema, la televisione e il parlamento italiani.
Come ogni bucaniere che si rispetti, saccheggia dove può e viene meno ai suoi doveri civili, sebbene ben pagati. In tre anni di carriera politica passa dal PDL a FLI al gruppo misto, mai prima di averne schernito pubblicamente i rappresentanti. Costui, che ama poco la terraferma, non riesce a presenziare a Montecitorio per più di mezz’ora. Poi prende le difese del popolo lamentandosi di non poter andare avanti col suo misero stipendio di 23mila euro mensili. Nulla può fermare il pirata Barbareschi, che sbaraglia la concorrenza scatenando la sua ciurma di avvocati contro Youtube per violazione di diritti d’autore, anche quando bastava una semplice segnalazione per rimuovere i video. Ma no, mettere paura è il suo mestiere e chi non ci sta va in pasto agli squali o, peggio, finisce sotto i suoi colpi micidiali. Così è andata l’ultima delle sue imprese ai danni degli inviati de Le Iene, la cui maleducazione è stata ricambiata a calci, schiaffi, danneggiamento di telecamera e sottrazione di telefonino. Di fronte all’immunità i carabinieri sono inermi e il filibustiere fugge in Cina, dove lo aspetta il set del suo ultimo film e mille nuove avventure. Forse un giorno sapremo a quanto ammontano le fortune accumulate in anni di scorrerie tra la poltrona di regista e quella di politico, ma prima dovremo prenderlo vivo.