Le storie hanno molti punti in comune: miseria, sfruttamento, droghe, violenze, pochi arrivano a 30 anni. La loro famiglia è la strada, il presente è fatto di lavori di fortuna di accattonaggio, prostituzione e furti; i loro alloggi sono baracche sotto i ponti del Fiume Somes. Vite senza futuro che a volte trovano la strada del riscatto.
Quando i ragazzi di strada di Satu Mare, nel nord della Romania, parlano di punga (in romeno “sacchetto”), si riferiscono a come drogarsi respirando, in un sacchetto di plastica, le esalazioni dell’aurolac, la colla.
Un modo dannosissimo – la colla distrugge progressivamente l’apparato respiratorio, le cellule del fegato e del cervello – per sfuggire dalla vita di strada, da una miseria disarmante e da se stessi.
Sotto effetto dell’alcol e della colla non avvertono più il senso della fame, del freddo – d’inverno in Romania la temperatura può superare i venti gradi sotto zero – della rabbia, del dolore o della paura.
L’aurolac è la medicina contro la disperazione per chi è cresciuto o addirittura nato in strada. Una medicina che non risolve il problema, ma lo anestetizza provocando però degli effetti devastanti dal punto di vista psicologico che portano spesso a gesti estremi, come il suicidio, e a forme di autolesionismo. Molti dei ragazzi di strada di Satu Mare presentano cicatrici profonde di tagli che si sono autoinferti con lamette, coltelli o pezzi di vetro.
Le storie dei ragazzi di strada si assomigliano tutte, il passato e il presente li accomuna. Hanno tutti alle spalle storie familiari fatte di miseria, sfruttamento, violenze, droghe e abusi. Molti sono scappati dalle famiglie di origine ancora bambini e sono diventati adulti in fretta, pochi arrivano ai 30 anni.
Il presente è fatto di lavori di fortuna, accattonaggio, prostituzione e furti.
Il gruppo diventa la famiglia per i ragazzi di strada e ognuno, all’interno di esso, ha il proprio ruolo. Insieme vanno alla ricerca di alloggi di fortuna, baracche sotto i ponti del Fiume Somes, case abbandonate dove, in una piccola stanza con il soffitto, condividono tutto e cercano di superare il freddo rigido dell’inverno.
Sono vite vissute apparentemente senza futuro. Ma seguendo questi ragazzi e le loro storie di scopre che una speranza esiste per riuscire ad intravedere una vita migliore.
Marian, per esempio, è un ragazzo molto sveglio di 29 anni, ha tre fratelli e la sua vita si è svolta sempre per strada. Finché, grazie al programma di recupero StradAlternativa dell’Associazione italiana Popica, intraprende un’altra strada. L’aver trovato un lavoro – in un negozio di mobili nella città vicina, Livada Mica – gli ha permesso di entrare nell’appartamento sociale di Popica. Dopo il lavoro, è arrivato anche l’amore e oggi vive insieme alla sua ragazza con la famiglia di lei. Sia Popica che il parroco di Livada Mica, cittadina a pochi chilometri da Satu Mare, continuano a seguirlo. La sua storia è un esempio di successo e oggi, a distanza di quasi un anno, continua a lavorare e a mantenersi.
Per entrare nel programma di recupero StradAlternativa, che nasce nel 2009 come risposta al fenomeno dell’infanzia di strada proprio a Satu Mare, è necessario dimostrare di voler lasciarsi dietro per sempre la strada, la dipendenza dalla colla e dall’alcol e di voler ricominciare davvero una nuova vita. Si tratta di un progetto della durata quinquennale e si fonda sulla collaborazione di Popica Onlus con l’associazione rumena Asociația Stea, attiva dal 2004 nel campo dell’assistenza sociale professionale ai minori e giovani in difficoltà, e con l’associazione francese Solidarité Enfance Roumanie, impegnata nella lotta per i diritti dell’infanzia.
Il programma di recupero dei ragazzi di strada procede per step.
Partendo da un primo “contatto di strada” degli operatori con i ragazzi, per istaurare con loro un rapporto di fiducia e per rispondere alle loro prime esigenze, si passa poi alla possibilità di ospitare i ragazzi nel “centro diurno” dell’associazione in cui l’equipe interviene sui principali fattori di rischio della vita di strada e inserisce i ragazzi in un contesto di educazione ed assistenza, socio-sanitaria e di alfabetizzazione, dando loro l’opportunità di imparare dei mestieri attraverso dei laboratori manuali.
Per i giovani che dimostrano di fare dei progressi, è previsto infine un passo ulteriore con la sperimentazione di un periodo all’interno dell’appartamento sociale finalizzato all’acquisizione graduale delle capacità necessarie per intraprendere una vita autonoma all’esterno.
Sono tante le storie di chi ce l’ha fatta. Marian, appunto, ma anche Doina, 26 anni che si trova nell’appartamento sociale da otto mesi dopo una vita passata per strada o nel dormitorio notturno locale. Quando è entrata nel centro di Popica era completamente analfabeta, aveva un figlio che le hanno tolto e probabilmente si prostituiva. Oggi sta aspettando i documenti per poter lavorare in un mobilificio e il progetto la sta aiutando a cambiare prospettiva; probabilmente riuscirà a riavere in affidamento il proprio figlio.
Il vero successo di StradAlternativa è la storia di Bogda. Ha 23 anni ed è entrato più di due anni fa nell’appartamento sociale; ha un passato in orfanotrofi e solo brevi periodi di strada, dopo i quali entra in contatto con Popica, chiedendo di essere accolto. Inizia così il suo percorso di recupero psicologico e formativo. Nel frattempo, viene aiutato a trovare un lavoro come magazziniere in un supermercato e riesce a trovare un corso da mulettista. Dopo due anni di lavoro nel magazzino, esce dall’appartamento sociale e, monitorato e sostenuto da Popica, riesce a pagarsi un affitto al di fuori dalle strutture di Popica.
Il programma di recupero è riuscito nell’intento di rendere questo ragazzo autonomo e in grado di sostenersi nella sua nuova vita.
Le storie e i volti di Bogdan, Doina, di Marian e di tanti altri ragazzi di strada di Satu Mare sono raccolte in un libro fotografico, “House with no roof” (Graffiti 2012, prefazione di Paolo Ruffini) realizzato dal fotoreporter Marco Baroncini insieme all’Associazione Popica. Il libro verrà presentato sabato 9 giugno a Roma presso la libreria Feltrinelli di Galleria Colonna.
Satu Mare e i ragazzi di strada
Alessandra Furnari, Responsabile del Progetto StradAlternativa nell’introduzione del libro “house with no roof spiega bene programma e stato dell’arte dell’iniziativa:
«Secondo l’equipe dell’unità mobile del Progetto StradAlternativa, attualmente sono almeno 200 i bambini e giovani da
I ragazzi si confrontano ogni giorno con difficoltà che mettono in pericolo la loro vita e il loro sviluppo umano: freddo, fame, malattie, assenza delle più elementari norme di igiene, trasmissione di MST e dell’Epatite B, emarginazione da parte della comunità.
Privi di adeguate forme di sostegno, vivono alla giornata nell’accattonaggio (72% dei casi) o nella prostituzione (8%) le loro uniche fonti di reddito.
Inoltre, il 67% di loro soffre di una dipendenza da alcool o da droghe. Per quanto riguarda queste ultime, si tratta principalmente di colla e solventi chimici industriali, acetone e spray che vengono inalati dai bambini e dai ragazzi: quello usato più frequentemente è il prodotto conosciuto con il nome di “bronz” o “aurolac”. Queste droghe distruggono progressivamente l’apparato respiratorio e attaccano le cellule del fegato e del cervello.
Un ulteriore grave fattore di esclusione sociale è costituito dall’alto tasso di abbandono scolastico, che sfiora il 97%. Anche per questo motivo, il 22% dei ragazzi di strada al di sopra dei 10 anni è analfabeta.
Queste condizioni di vita esercitano una grave influenza sul loro equilibrio psichico ed emozionale, sulla loro educazione e sulla loro salute, determinando spesso ritardi nello sviluppo e disturbi psichici.
In strada sono rappresentati tutti i gruppi di età. Da alcuni anni si sta però delineando una direzione preoccupante dell’evoluzione del fenomeno, registrata su scala nazionale: i ragazzi di strada apparsi nel periodo 1990-2000 sono ora adulti che hanno a loro volta dei bambini. Mentre in precedenza i loro genitori, prima di finire sulla strada, avevano vissuto nella maggior parte dei casi l’esperienza di una vita in società, ora assistiamo invece alla nascita di una generazione direttamente nell’ambiente di strada. Questi bambini mancano totalmente dei riferimenti basilari della vita in società, essendo l’educazione ricevuta legata fin dall’inizio alle specifiche condizioni dello stile di vita in strada.
La maggioranza dei bambini e dei ragazzi di strada di Satu Mare è di etnia rom e ungherese: alcuni di loro non sanno esprimersi in lingua romena. Negli ultimi anni abbiamo registrato inoltre una crescita sensibile della percentuale di ragazze e donne che vivono sulla strada, raggiungendo al momento attuale circa il 35%.
Tenendo infine in considerazione le condizioni di vita e la mancanza di educazione, i ragazzi non possono o non sanno accedere a buona parte dei servizi pubblici. Uno degli esempi più eloquenti è l’ottenimento dei documenti di identità, che implica un insieme di procedure impossibili da realizzare senza aiuto per una persona analfabeta e senza domicilio. In queste condizioni, i ragazzi sono privati dei diritti più elementari».