E’ da qualche tempo che si parla più assiduamente della dipendenza dei bambini da internet, la quale è un sott’insieme di quella che potremmo definire dipendenza da pixel.


Sembra, infatti, che tutto ciò che sia in movimento in un piccolo schermo crei dipendenza nelle menti degli individui. Ciò costituisce fonte di enorme responsabilità dei genitori e della società se si parla di bambini.

Dalla dipendenza alla generalizzazione globale
Questa dipendenza non è prerogativa di pochi, né risulta essere solo una lontana probabilità; purtroppo la pigra soddisfazione indotta dagli strumenti tecnologici, riesce a fare una presa così forte nelle menti dell’uomo, che la dipendenza dapprima viene temuta, per poi dissolversi nel nulla, infatti il comportamento dipendente diviene talmente generalizzato a livello globale da tramutarsi in triste normalità.
Per comprendere questo concetto basti pensare alla passata reputazione del televisore, in confronto all’indifferenza odierna, dovuta principalmente a tre fattori: l’intrattenimento televisivo è ormai considerato un bene primario; gli adulti di oggi sono nati in un mondo ove il televisore era già considerato normalità; sono arrivate altre fonti di dipendenza più forti e pericolose.
Se la televisione ormai ci ha soggiogati, potremmo forse essere ancora in tempo per dare maggiore controllo all’evoluzione della rete, riflettendo quando avviciniamo i nostri figli a internet sul fatto che li stiamo avvicinando ad un mezzo che ha la prerogativa di provocare alta dipendenza: pensiamo a costruirgli delle basi solide prima di lasciare che si avvicinino al mondo del web, pena la creazione di adulti sempre più fragili e con sempre meno valori.
E attenzione, perché internet è nascosto anche dove ci si fa meno caso: attualmente infatti, le grandi aziende produttrici di video giochi, stanno utilizzando di riflesso l’attrattiva che ha internet nel creare facili contatti sociali, privi di ansia ed emozioni, per fidelizzare maggiormente i loro giovani clienti, tenendoli sempre più incollati allo schermo.

Una questione di primaria importanza
La dipendenza che porta internet è molto più forte e pericolosa rispetto a quelle degli altri schermi: internet contiene tutto un mondo (e questa probabilmente è la sua maggiore attrattiva), ma è un mondo senza regole, dove tutto è permesso, dove i vizi sono all’ordine del giorno e dove non vi è distinzione di età. Al di là della dipendenza, se siamo sicuri di voler far passare ai nostri bambini anche solo poche ore in un mondo del genere?
I bambini sono in un periodo dove le regole sono importanti, hanno bisogno che gli vengano insegnate, perché sono nati normalmente senza punti di riferimento, e se questa “libertà” utopisticamente può sembrare un sogno, nella realtà non insegnare regole ed educazione può essere pericoloso. Ma se è sbagliato non dare regole ai bambini, è anche contraddittorio e fonte di confusione profonda dare regole da un lato e dall’altro lasciarli liberi in un mondo dove queste non ci sono.
Ovviamente tutto ciò è valido anche per gli adulti, ma se noi abbiamo possibilità di scegliere da soli, e se abbiamo la facoltà di prenderci le nostre responsabilità in ordine alle regole che trasgrediamo, ai bambini bisogna ancora suggerire e a volte imporre una direzione, in quanto sono nostra responsabilità le loro scelte, i loro errori e gli insegnamenti che ne trarranno.

Questioni su cui riflettere
Internet sta sicuramente cambiano il nostro mondo, ma provenendo da un tempo senza rete forse abbiamo ancora la possibilità, noi adulti di quest’era, di comprendere determinati comportamenti e condizioni mentali che è stato importante vivere nella nostra giovinezza, ma spesso anche nell’età adulta, per diventare delle persone con determinati valori e sentimenti, con la potenzialità di poter migliorare ad ogni sbaglio se realmente intenzionati a farlo.
Cerchiamo di comprendere quei comportamenti che hanno fatto parte della nostra giovinezza, e che purtroppo a causa di internet si stanno perdendo.

Giocare con la fantasia imparando i sentimenti
I figli di internet stanno perdendo il piacere di giocare con cose vere, spesso costruite da loro, che possano sviluppare le abilità pratiche e quelle speculativa come la fantasia, l’ingegno, la creatività.
Perdendo i giochi classici, i piccoli navigatori hanno perso anche un’occasione per vivere in modo attivo giocando e comunicando realmente, lasciando quindi spazio ai sentimenti, allo scambio di esperienze e punti di vista.
Oltretutto per questi cyber bambini, spesso introdotti alla rete da genitori internettizzati, manca proprio il giocare in famiglia.
Ci sono sempre meno spazi esclusivamente intrafamiliari, sempre più invasi da, scusate l’inglesismo, web moments.
Che struttura potranno avere ragazzi che ricorderanno come i momenti più divertenti della loro fanciullezza quelli passati a giocare in rete, spesso con degli sconosciuti? Che struttura caratteriale potranno avere ragazzi cresciuti da internet piuttosto che dalla famiglia?

La banalizzazione dell’amicizia
Se il valore di famiglia sta cominciando a perdersi nei piccoli navigatori, e se le famiglie stesse non hanno più tempo per trasmetterlo perché esse stesse intrappolate nella rete; il valore dell’amicizia si è già cominciato a sfaldare da lungo tempo. I bambini non hanno un valore innato di cosa sia l’amicizia, e quello che ormai stanno apprendendo come significato di tale valore è assimilabile a quello che è un amico sui social network.
Una volta c’era il migliore amico, la cerchia dei grandi amici e quella dei conoscenti: tante divisioni sentimentali di ognuna delle quali se ne imparava il valore. Si affrontavano anche i tradimenti degli amici e lo scotto di raccontare le proprie confidenze all’amico sbagliato. Tutto questo aiutava a crescere.
Attualmente i bambini stanno ricevendo come messaggio che amico può essere chiunque, basta abbia un profilo in rete, anzi chi non l’ha rischia di essere escluso da questa nuova rete di amicizie e basta fare un click per far sì che diventi automaticamente “amico più stretto” “amico” o “conoscente”.
Una volta si diceva chi trova un amico trova un tesoro, non solo quindi bisognava cercarlo col lanternino, ma bisognava anche guadagnarselo questo tesoro. Oggi nella lunga lista di amici neanche ci si accorge di aver perso un amico, al massimo l’unica preoccupazione è essere scesi di numero dal count totale delle amicizie.

La perdita della sperimentazione
Parlando di amicizie e rapporti sfuggevoli è doveroso soffermarsi sulle emozioni.
Spesso si sente dire che internet favorisce i rapporti e aiuta i ragazzi timidi a socializzare: se questo da una parte può essere vero, attenzione perché dall’altra questi ragazzi non impareranno a gestire la loro timidezza e le loro insicurezze.
Infatti se la fanciullezza era un momento difficile per alcuni bambini particolarmente “chiusi”, la possibilità di sperimentare queste loro emozioni difficili nel mondo reale se da un lato rendeva l’infanzia complessa, dall’altro li aiutava a diventare degli adulti migliori, e spesso proprio da bambini timidi e frustrati sono usciti fuori grandi talenti. Internet invece consente un volo… statico. (Fine prima parte)

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