Nino Graziano Luca è direttore artistico, conduttore, regista. I suoi ambiti di azione sono i media, la tv e la radio, gli eventi prestigiosi nel campo dei balli storici e della moda. Attualmente, tra le altre cose, dirige la Compagnia nazionale di danza storica, organizza tutti gli anni, da dieci edizioni, la sfilata evento “World of fashion” all’interno dell’Alta Moda romana e presenta tutte le mattine la parte musicale del programma “Prima di tutto” su Rai Radio1 con Pietro Palestina e Susanna Lemma. E’ anche autore del libro “Gran Balli dell’800. Da Via col Vento al Gattopardo” (Armando Curcio Editore) e del saggio “Buon vivere – Bon Ton. Il progredire della civiltà nelle relazioni interpersonali (all’interno del volume “La moda e la cultura del buon vivere” AA.VV., Editoriale Progetto 2000).

Lo vediamo all’opera, con un magnifico frac, nella doppia veste di presentatore e direttore artistico, al Gran Ballo di Carnevale in costume dell’800 nella cornice del lussuoso hotel St. Regis di Roma. Tra valzer e quadriglie, merletti e maschere veneziane è un tripudio di eleganza romantica e gesti d’altri tempi. 

Ispirati da quel contesto, cerchiamo di capire con Nino Graziano Luca qualcosa in più sui balli storici, il bon-ton e il suo mondo.

Come riesce a vivere pienamente la contemporaneità fatta, come nel suo caso, di eventi mondani, incontri fugaci, poca attenzione alla forma guardandosi indietro, a un periodo come l’800 fatto di protocolli, galanterie, attenzione ai dettagli? 
Mi divido tra l’attività artistica vera e propria – lavorando con la Compagnia di danza storica – e l’organizzazione dei grandi eventi, feste e galà cercando sempre una familiarità tra le persone con cui trascorro il tempo. E le persone che frequentano i miei corsi come anche i miei eventi amano condividere questi momenti con persone simili. E’ una nicchia che io aiuto ad entrare in contatto. La contemporaneità può apparire fugace e volgare, in certi casi, ma in realtà la sensazione che io avverto è che la maggior parte della gente ha un profilo elegante, un garbo reale, rispetto reciproco e lealtà. Le assicuro che gente del genere esiste e non è ridotta al lumicino, come si pensa. Deve solo incontrarsi e i miei corsi sono una delle occasioni possibili. Non c’è formalismo o leziosità forzata, ma l’effettivo desiderio di vivere degli istanti di condivisione.

Lei è un esperto di bon-ton e buone maniere (ha anche condotto la rubrica di Rai Internazionale “Buone maniere, stile italiano”). Cosa ci può dire in proposito?
Il garbo è una dote innata, ma si può anche acquisire. Ci deve essere un’attenzione per il bello e la qualità della vita che non significa avere la Porsche o scegliere alberghi e ristoranti cinque stelle. Ma riguarda la sfera delle scelte, del rispetto, della lealtà, della puntualità e della precisione. E’ una scelta quella di impostare la vita basandola su questi principi. Le buone maniere vengono dopo. L’invito che cerco di trasmettere attraverso le cose che faccio è proprio quello di optare per una vita più serena senza alzare mai i toni. Ci si può educare alle buone maniere? Anche se non ci sei nato seguendo le buone maniere, puoi scegliere toni misurati anziché urlati, l’essere piuttosto che l’apparire. Chi dice che gli eventi che facciamo sono legati alla forma e non alla sostanza, sbaglia e non ne coglie fino in fondo l’essenza. La società della comunicazione lancia dei messaggi che, se non sei volgare non puoi andare avanti, ma non è così.
L’educazione è il passaporto per tutto, per il miglioramento della qualità della vita familiare, personale, lavorativa. Se penso ai grandi personaggi con cui mi sono trovato a dialogare, penso innanzitutto al loro aplomb, ai loro modi spontaneamente misurati ed educati e soprattutto alla loro umiltà.
Quindi, secondo me, il discorso sul bon-ton deve partire dal concetto di semplicità, di riconquista delle cose che sanno di antico, ma non di vecchio o di superato.

Tornando ai balli in costume. Si occupa di ricerca storica della danza da più di vent’anni. Cosa cerca di comunicare e come mai la passione per l’800?
Questa passione è una scelta personale. Tra le rievocazioni di tempi passati che ho studiato, l’800 è il secolo che mi ha appassionato di più, è stata una scelta personale. Dell’800 mi appassiona tutto, la musica, le coreografie, i costumi. Ho scelto la danza perché è la forma di spettacolo più affine a quelle che sono le mie passioni e in particolare per l’attenzione che viene riservata alla coreografia, ma anche per il fatto storico in sé che il gran ballo rappresenta. Mi hanno sempre colpito le dinamiche sociali per cui il ballo, contrariamente a quello che si pensa, era uno spettacolo aperto a tutti. Solo in un primo momento era riservato all’aristocrazia.
Della cultura ottocentesca amo tutto, a partire da quell’attenzione verso i bambini e l’infanzia che abbiamo oggi e che è appunto figlia di quel secolo straordinario.

Chi si avvicina alla danza storica, perché lo fa secondo lei?
Come le dicevo, sono persone accomunate da un profilo di garbo ed educazione, e hanno una grande passione per la musica e i costumi d’epoca. Il ballo storico racchiude tutte queste componenti ed è per questo che piace. In più di venticinque anni di attività ho fatto ballare decine di migliaia di persone tutte accomunate dallo stesso entusiasmo.

Dove è possibile trovare le vostre scuole e qual è la vostra offerta?
A Roma siamo presenti in tre diverse sedi (Roma nord, Eur e Nuovo Salario) e poi a Colleferro e a Macerata abbiamo altre scuole. 
Offriamo corsi di vari livelli (principianti, intermedio e avanzato). In una città grande come Roma, con un’offerta diversificata enorme in tutti gli ambiti della danza, per quella storica ovviamente non è semplice emergere. Ma in realtà più piccole come Macerata, con la straordinaria stagione lirica del Teatro Sferisterio, praticare il ballo storico è un’occasione unica di aggregazione.

Quali sono gli appuntamenti annuali che organizzate con la Compagnia?
A novembre, il Gran Ballo di Sissi con le musiche austriache (la principessa Sissi arrivò in Italia nel 1856 proprio nel mese di novembre); a dicembre il Gran Ballo dello Zar con la musica russa. Ricostruiamo l’atmosfera di quei periodi invitando degli attori a leggere dei brani dei grandi romanzi russi e dei pittori a dipingere in estemporanea l’evento (così come avveniva all’epoca di questi balli).
Sono tanti altri gli appuntamenti che organizziamo, a Macerata, a Trento, dove si svolge il Gran Ballo asburgico e poi il Ballo delle debuttanti, sempre molto seguito. A breve, a metà marzo, si svolgerà a Palermo la ricostruzione del Gran Ballo del Gattopardo.

Dai suoi discorsi, ma anche dalla sua esperienza in tv per Rai Internazionale (ricordiamo la trasmissione per gli italiani in America “Italia ti amo”), emerge un grande amore e una grande fiducia nel nostro paese. E’ così?
Amo viaggiare e confrontarmi con culture diverse, ma quando torno in Italia, a Roma, dico sempre “ma quanto è bella!”. Mi sento italiano fino in fondo? Probabilmente sì. Apprezzo del nostro paese le eccellenze, il made in Italy, ma trovo che siano molto gratificanti anche i rapporti con le persone, mi piace relazionarmi con gli italiani. Equiparando poi i pregi e i difetti del nostro paese, noto che sono di più le cose positive. Ho un’alta considerazione dell’italiano.

Qual è il consiglio che intende trasmettere ai giovani sempre più demoralizzati dalla impossibilità di raggiungere dei traguardi solo grazie ai propri meriti?
Come consiglio, posso riportare la mia esperienza. Io ho sempre lavorato accettando anche dei lavori che magari non mi aiutavano a crescere professionalmente, ma mi permettevano di comprare i libri.
L’invito che mi sento di rivolgere ai giovani di oggi, che hanno difficoltà a trovare il lavoro che desiderano, di cominciare comunque a fare anche altro coltivando parallelamente la propria passione. Prima o poi bisogna fare in modo che questa passione diventi l’attività principale. Quello che ho sempre cercato di fare è vivere con profondità la vita, i viaggi, lo studio, la professione.
Credo che noi siamo le scelte che facciamo e niente capita per caso. Alla fine del nostro percorso saremo la sintesi dei libri che abbiamo letto, delle esperienze che abbiamo fatto, delle persone che abbiamo incontrato. Quando sei molto giovane pensi che devi raggiungere il successo, ma la vera fortuna è fare quello che ti piace.

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