Due ragazze minorenni della Roma bene sono state scoperte – grazie all’interessamento della madre di una di loro – a prostituirsi in un appartamento di lusso. Le ragioni apparenti della scelta sarebbero la ricerca di un maggiore e immediato benessere. Le modalità esercitate sono da esperti manipolatrici. Così almeno ce le descrive Concita De Gregorio su Repubblica che ha fatto delle due baby prostitute prima, e di un’intera generazione di adolescenti poi, una fotografia nel dettaglio: dal trucco eccessivo all’alcolismo diffuso, senza però adombrare un’ipotesi delle responsabilità, come se le ragazze fossero fantasmi necessari a un contesto in decomposizione.
Come sempre, il fatto di cronaca ha svelato tutta una serie di episodi simili e più tristi come prestazioni sessuali nei gabinetti delle scuole in cambio di ricariche al telefono, oggetti, o pochi soldi.
La sola cosa che non si capisce dalla generale reazione mediatica -scandalizzata- è perché una ragazza non dovrebbe fare quella scelta.
La prostituzione per le giovani è l’opzione di vita suggerita più diffusamente. Se sono una ragazza so perfettamente che il mio impegno non verrà riconosciuto se non passa, nella maggior parte dei casi, attraverso un qualche scambio mercantile. Subisco una costante pressione all’acquisto compulsivo di oggetti di lusso che nemmeno lavorando una vita posso comprare. Vivo in un patriarcato di ritorno proposto dal marketing e da buona parte dei contenuti televisivi e dello “story telling” sulle donne che mi dice che “devo” sedurre qualcuno in cambio di qualcosa che il mio talento e il mio impegno non mi permetteranno mai di avere. C’è un sesso formattato tutto pronto per me su youporn. La persona che più di tutti ha trasmesso i vantaggi della vendita del corpo è quella più rilevante per l’Italia di questo ventennio. Sono cinque anni che il dibattito pubblico diretto e indiretto è concentrato sulla banalizzazione della prostituzione.
Anzi, a ogni svolta del processo a Ruby la “difesa” politica e mediatica dell’ex premier è tutta mirata contro il “moralismo e bigottismo” di chi conserva un velo di stupore. Anche i giudici che hanno basato il processo su reati precisi non agirebbero secondo il codice ma secondo dei principi moralisti.
Uomini, donne e politici sono scesi in piazza qualche tempo fa, per difendere la posizione del più antiquato patriarca della storia d’Italia, con magliette e striscioni con scritto “siamo tutte puttane”. La giornalista Anselma Dell’Olio ha anche aggiunto che “le Olgettine si facevano pagare bene, mica come le sceme di sinistra che scopano gratis”.
Quel che è peggio però è che il tabù del sesso permane, monumento ridicolo al moralismo reazionario. Non si parla di sesso da nessuna parte, né a casa né a scuola però per le giovani donne si suggerisce per lo più sesso, nell’opzione “vendita”. E soprattutto: i clienti perché non sono mai presi di mira? Chi parla di loro?
In questa direzione, in Francia (anche se l’obiettivo di “abolire la prostituzione e prevedere il reato per il cliente” è tutto da dibattere e approfondire), le registe femministe Frédérique Pollet-Royer e Siham Bel hanno scritto e realizzato un magnifico video – diffuso su internet- per l’associazione “Osez le femminisme” , per denunciare gli argomenti che avallano la prostituzione.
La storia di finzione raccontata nel video è esemplare per quello che è successo in Italia.
Una ragazza di nome Andrea, il cui rendimento scolare è fallimentare, viene accompagnata dai genitori nell’ufficio di un’ “orientatrice professionale” che propone come alternativa “il mestiere del sesso, un mestiere che non è in crisi e che rende sempre bene”, una prospettiva per il futuro.
Andrea è sorpresa: “ vuole dire la prostituta?” L’impiegata incalza: “c’è stata la liberazione della donna, non si dice più prostituta, ma lavoratrice del sesso. Cambia tutto”.
I genitori invece sono molto interessati alla proposta per l’avvenire della figlia. L’impiegata prospetta un lavoro sicuro con “domanda in perenne aumento”. A riprova, estrae un quotidiano con degli annunci che il padre legge con cinico interesse: “sesso estremo” , “amatore di carne fresca, cerca giovane donna”… L’impiegata, in un crescendo di dettagli “istituzionalizzati” illustra il corso della durata di soli due anni “con fellatio plus. Il primo anno in particolare è basato sulla fellatio, con l’obiettivo di preservare il più possibile la verginità delle ragazze. Durante il secondo anno si alterna la pratica in case, in cui si impara la penetrazione o più d’una, al tempo stesso. Alla fine del corso, le migliori allieve saranno capaci di assicurare una ventina di clienti al giorno”.
Le specializzazioni sono quelle di base come la fellatio con eiaculazione facciale, e poi giochi di ruolo di infermiera, collegiale e animali domestici. Continua a decantare i vantaggi del mestiere come la garanzia di assistenza medica per le malattie professionali tipo Aids, o le punture per anestetizzare la zona, perché dopo tanti clienti può far male. E’ garantita la pensione.
Andrea che diversamente dai genitori non ha mai smesso di dare segni di disagio viene ripresa dal padre: “potresti essere più educata?”. Campeggia sulla scrivania la fotografia sorridente e pulita della figlia dell’impiegata. E i genitori della giovane, dopo quelle belle prospettive sono entusiasti. Andrea invece si alza e se ne va. E a quanto pare solo questa è la cura possibile.