Oggi 230 mila avvocati hanno incrociato le braccia, queste le reazioni delle varie anime dell’avvocatura.
Secondo il Cnf è positivo che riparta la discussione parlamentare della riforma forense, per la Cassa Forense gli avvocati non sono una corporazione ma i garanti del sistema giustizia e l’Anf chiede di non inasprire lo scontro.
A Roma duemila legali in assemblea hanno chiesto una vera riforma della Giustizia e della professione forense stabilendo otto giornate di sciopero dal 15 al 23 marzo, una manifestazione nazionale a Roma davanti al ministero della Giustizia e il blocco totale delle attività giudiziarie con sciopero bianco e autosospensione dalle funzioni di avvocato, dal gratuito patrocinio e dalla difesa d’ufficio.
 Per il presidente dell’Organismo unitario dell’avvocatura, Maurizio De Tilla, l’alta adesione allo sciopero e la partecipazione di massa alla manifestazione all’Adriano sono un campanello d’allarme per le forze politiche per il Governo: «I professionisti sono oltre 3milioni, un popolo in marcia, colpito dalla crisi economica, preoccupato, indignato e pronto a tutto per difendere i propri diritti da un sistema partitico ormai senza credibilità. A Roma all’Adriano c’era una parte importante del ceto medio intellettuale italiano, un pezzo di società che non si sente più rappresentata dalla politica. Le politiche degli ultimi governi hanno segnato una linea di continuità: l’aggressione costante al mondo delle libere professioni e, in particolare, agli avvocati: dall’abolizione delle tariffe alla delegificazione dell’ordinamento forense, passando per l’introduzione dei soci di capitale negli studi professionali e del sistema di media-conciliazione obbligatoria, fino alle norme vessatorie sul processo civile, all’accorpamento degli uffici dei giudici di pace, nonché la previsione di revisione della geografia giudiziaria e l’istituzione dei Tribunali per le imprese. Sono tutti tasselli di un unico disegno: indebolire gli avvocati, il diritto di difesa e rottamare la macchina giudiziaria. Oggi è stata forte la risposta degli avvocati, l’1 marzo a Napoli sarà altrettanto vigorosa quella di tutti i professionisti».

«L’assemblea di oggi, con duemila presenze e l’alta adesione allo sciopero – conclude de Tilla – ha fissato i paletti per la riapertura di un dialogo: eliminazione della norma che prevede i soci di capitale negli studi professionali, abrogazione dell’articolo 9 che abolisce le tariffe, il superamento della recente legge sul processo civile, lo slittamento dell’entrata in vigore dell’obbligatorietà della media conciliazione per gli incidenti e i condomini, anche considerando le prossime decisioni della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia Europea. Infine due tavoli di discussione, con avvocati e magistrati per ridiscutere tanto la revisione della geografia giudiziaria, così come l’accorpamento-eliminazione degli uffici dei giudici di pace. Se il Governo ostinatamente rifiuterà il confronto, andremo avanti con ancora più decisione: le giornate di sciopero diventano otto, dal 15 al 23 marzo ulteriore sciopero, Congresso straordinario a Milano (23-24), manifestazione a Roma il 15 davanti al ministero di Giustizia, blocco totale della Giustizia con sciopero bianco, stop alle difese d’ufficio e al gratuito patrocinio. Protesta unitaria con tutte le altre professioni e autosospensione dalle funzioni».

Per il Consiglio nazionale forense è positivo che alla Camera riprenda la discussione della riforma forense. Per il presidente Guido Alpa deve essere riconosciuta la specialità della professione, che ha una funzione costituzionalmente garantita.

Ad annunciare la ripresa è stata il presidente della commissione giustizia di Montecitorio, Giulia Bongiorno, che ha parlato di una “convergenza tra Pd e Pdl che hanno chiesto di rimettere in calendario la riforma della professione forense, già da martedì in commissione giustizia alla camera.
Intenzione ribadita ieri da Anna Finocchiaro (Pd), da Filippo Berselli (Pdl), da Roberto Cota (Lega) e Francesco Bruno(Api), intervenuti al convegno dell’Unione delle Camere penali.
“La proposta di legge di riforma dell’avvocatura, già approvata dal senato, esprime un progetto organico e sistematico che conserva i valori di una professione posta al servizio della difesa dei diritti dei cittadini”, aveva detto il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, intervenuto in mattina alla manifestazione dell’Adriano. “Finora abbiamo assistito a un pericoloso avanzare di un nuovo ordine corporativo, quello economico, senza alcun recupero dei valori del diritto”, aveva sottolineato Alpa. “Siamo in un deficit di democrazia: riforme così delicate non posso essere affidate a regolamenti ministeriali. La partecipazione è un valore che ci hanno consegnato i nostri costituenti”.
Il presidente del Cnf ha espresso all’assemblea l’adesione a tutte le iniziative che l’avvocatura vorrà assumere per segnalare il grave disagio che sta vivendo in questo momento, “anche per recuperare quella dignità che mi sembra di aver perduto”.
“ Il dibattito parlamentare alla Camera consentirà di individuare le soluzioni migliori per rafforzare la qualificazione e il ruolo costituzionale dell’avvocatura. D’altra parte, la riforma organica già contiene misure volte a garantire il cliente: l’assicurazione obbligatoria, la specializzazione, la riforma dell’accesso, il rafforzamento del controllo disciplinare. Ma non mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza degli avvocati, che sono principi irrinunciabili per una funzione che partecipa, con i magistrati, alla tutela dei diritti dei cittadini”, ha sottolineato il consigliere segretario Andrea Mascherin.

 Al Cinema Adriano era presente anche il presidente della Cassa Forense, Alberto Bagnoli, che ha ribadito che Cassa forense ha già fatto una riforma che ha permesso di mettere in sicurezza i bilanci e quindi non verranno chiesti altri sacrifici agli avvocati.  

“Tra gli argomenti che più preoccupano gli avvocati c’è quello della previdenza – spiega Bagnoli – nel capitolo sulla riduzione della spesa pubblica della legge Salva Italia c’è una norma che minaccia attenta l’autonomia delle Casse previdenziali private, che con la spesa pubblica non hanno nulla a che fare. Non gravano sulle casse dello stato, anzi le finanziano grazie alle imposte versate dai professionisti”.

“Due anni fa Cassa forense ha fatto una grande riforma del sistema previdenziale – ha sottolineato il Presidente dell’Ente – con cui abbiamo chiesto agli iscritti un sacrifico. Ma non l’abbiamo fatto per togliere soldi alla categoria, ma per assicurare a tutti, soprattutto ai giovani avvocati, il diritto a una pensione dignitosa a fine carriera. Oggi il Governo sta vanificando i nostri sforzi, chiedendoci un equilibrio a 50 anni senza tener conto del patrimonio”. “L’obiettivo è chiaro: impadronirsi dei patrimoni delle Casse previdenziali private – continua Bagnoli – noi non possiamo permettere che accada, dobbiamo batterci per difendere la nostra indipendenza. E sia chiaro, noi non abbiamo intenzione di chiedere ai nostri iscritti altri sacrifici, abbiamo già fatto abbastanza”

Un invito ad evitare lo scontro frontale è stato invece fatto dal segretario generale dell’Associazione nazionale forense, Ester Perifano.  

“Attenzione ad alzare inutilmente i toni: il voto di fiducia sul Dl liberalizzazioni è un’opzione che il Governo ha  ancora sul tavolo, e dunque inasprire lo scontro ci espone seriamente al rischio di far naufragare  quei pochi segnali positivi delle ultime ore che sono trapelati, con una disponibilità del Ministro Severino ad accogliere le indicazioni dei due maggiori partiti che sostengono il Governo.

Se si giungerà ad un punto di  rottura, le rappresentanze nazionali forensi stavolta non potranno nascondersi dietro un dito e dovranno affrontarne le conseguenze, come non è invece accaduto dopo la gestione fallimentare degli ultimi cinque anni”

Cosi’ in una nota diramata  l’Associazione Nazionale Forense dopo l’assemblea nazionale tenutasi oggi a Roma.

“L’Avvocatura – afferma il segretario generale Ester Perifano – rischia di avvitarsi su se stessa, riproponendo il solito copione che l’ha portata ad essere additata a casta che rallenta lo sviluppo, utile tutto al più come  catalizzatore delle tensioni del Paese. Se il nostro riferimento sono i tassisti, come pure si sente in queste ore, allora sì che si svilisce la professionalità e la dignità dell’avvocatura.

La professione va modernizzata, occorre mettersi al passo dei colleghi europei e accettare le novità che possono aiutarci : le società di capitali con il capitale puro a non più di un terzo è un compromesso accettabile, che va verificato per giudicarne la compatibilità e funzionalità col sistema italiano.”

“Sia ben inteso – aggiunge il componente della segreteria nazionale, Emanuele Spata, intervenuto stamane all’assise – che su certi aspetti, quali la media conciliazione, il fronte dell’avvocatura è giustamente monolitico, non solo in quanto occorre un rinvio in attesa della decisione della Consulta, ma anche perché è necessario che il Governo abbandoni la strada dell’intransigenza che ha guidato il precedente esecutivo su questo punto, riconoscendo chiaramente che l’istituto in questione è un clamoroso flop.”

“Dobbiamo lavorare perchè il confronto continui  – conclude Perifano – e non arroccarci solo su posizioni anacronistiche che la società civile non comprende. Impegnamoci per un miglioramento della condizione lavorativa  dei giovani avvocati negli studi,avviciniamoci ai cittadini , che rimangono i nostri referenti principali, rendendo comprensibili le ragioni della nostra protesta, quando sono condivisibili, ma non rifiutiamo il nuovo solo perchè è diverso.

In caso contrario rischiamo seriamente che questo sia l’anno zero dell’avvocatura.”

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