Sui parametri il Cnf applica la legge, per Anf il Guardasigilli non ha fatto altro che richiamare il Cnf alle sue responsabilità. A norma di legge il ministro può intervenire, ribadisce il presidente Anai Maurizio De Tilla.
A margine di un incontro con il presidente dell’Unione delle camere penali, il Guardasigilli Paola Severino ha risposto alle sollecitazioni dell’Organismo unitario dell’avvocatura e alle associazioni forensi che chiedono un varo urgente del decreto di modifica dei parametri sulle tariffe legali affermando che sui compensi la parola spetta al Cnf.
Immediata la replica del Consiglio nazionale forense: Sui parametri il CNF applica la legge in vigore.
Non si tratta di una questione di “autonomia” ma di rispetto degli articoli 13 e 1, comma 3, della legge sull’ordinamento professionale forense.
Secondo tali norme, il CNF è tenuto a formulare una proposta di parametri al ministro della giustizia dopo aver condotto una consultazione obbligatoria con tutti i 165 Ordini, la Cassa forense, l’Oua e tutte le Associazioni; consultazione che non può dirsi esaurita se limitata ad alcune componenti dell’Avvocatura.
Il CNF, come è noto, ha dato immediato impulso a tale procedura disciplinata dalla legge.
Il ministro può valutare, essa si nella sua piena autonomia politica-amministrativa, se provvedere ad adottare un decreto ministeriale correttivo di quello attualmente in vigore, che comunque non può essere sostitutivo del decreto che dovrà essere adottato sulla base della procedura puntualmente disciplinata dalla legge 247/2012.
“La risposta del ministro Severino alle ripetute e pressanti richieste dell’avvocatura per il via libera ai parametri, concordati con le componenti di categoria a novembre 2012, richiamano il CNF alle sue responsabilità, per non aver voluto dare seguito all’accordo raggiunto a novembre da tutte le rappresentanze sulle modifiche necessarie.” Così Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, commenta quanto dichiarato dal ministro Severino sulle sollecitazioni che l’avvocatura avanza da mesi su un provvedimento urgente di correzione dei parametri dei compensi attualmente vigenti, sulla base di quanto concordato con le rappresentanze forensi lo scorso novembre.
“La scelta del CNF – continua Perifano – non è giustificabile : in un momento di gravi crisi come questo, è solo la sostanza quella che interessa all’avvocatura. Alla forma penseremo più avanti.
Questa scelta, che dilata enormemente i tempi delle modifiche, è fatta sulla pelle degli avvocati che, a distanza di mesi, sono ancora costretti ad applicare i parametri vigenti, per alcune attività decisamente al limite della elemosina, pur avendo la possibilità di beneficiare dei nuovi, concordati e solo da pubblicare. La via scelta dal CNF impedirà novità almeno per i prossimi sei/otto mesi e la situazione generale di grave crisi non consente di attendere così a lungo.
Ci sarà tempo per applicare il nuovo iter previsto dalla riforma, e d’altronde lo stesso CNF aveva affermato, in passato, che, nell’attesa dell’applicazione delle nuove norme, il vecchio DM, e, conseguentemente, le sue modifiche, avrebbero avuto applicazione.”
“Chiediamo formalmente al CNF, nel rispetto del suo ruolo squisitamente istituzionale, – conclude Perifano – di abbandonare l’attuale posizione e di acconsentire, come proposto dal Ministro della Giustizia, alle modifiche legittimamente concordate ormai oltre cinque mesi fa dalle rappresentanze politiche e associative dell’avvocatura”.
Ma il Cnf acconsentirebbe secondo l’Associazione nazionale avvocati italiani che ribadisce che a norma di legge il ministro può apportare quelle migliorie importanti per poter sbloccare gli aumenti.
“Cerchiamo di non danneggiare i giovani – ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla – il Cnf ha dichiarato che non ostacolerà un provvedimento di miglioramento dei parametri emanato immediatamente dal ministero e questa posizione è non solo positiva ma presuppone che il ministro può ben firmare a stretto giro il provvedimento auspicato dall’avvocatura.
In attesa dell’attuazione della procedura dei nuovi parametri su proposta del Cnf, il ministro può apportare quei miglioramenti concordati con l’avvocatura come il rimborso forfettario e l’aumento dei compensi per i precetti ed i decreti ingiuntivi”.
“La vera battaglia – ha concluso De Tilla – dovrebbe essere rivolta alla reintroduzione delle tariffe minime.”