Sulla controversa revisione della geografia giudiziaria, Nicola Marino, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, si rivolge ancora una volta al ministro Severino: «Questa vicenda rischia di passare alla storia come il “pasticciaccio brutto di Via Arenula” e non come una riforma epocale.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti: piovono i rinvii alla Consulta, ma si fa finta di nulla e si accelera nell’iter con circolari che propongono la revisione della pianta organica, ora bloccata, che azzerano gli uffici dei giudici di pace o che dismettono le sedi distaccate. Non si vuole comprendere che si incontro al rischio di ripeter l’esperienza della mediazione obbligatoria poi bocciata per incostituzionalità, nel frattempo, però si sarà demolita la nostra giustizia di prossimità. Sabato grande incontro a Roma, promosso con i Fori Minori, per coordinare l’iniziativa giudiziaria, insieme anche ai Comuni. Al ministro una richiesta: stop alle circolari, si slitti l’entrata in vigore del provvedimento in attesa delle decisioni della Consulta. Infine: si anticipi l’udienza, ora prevista per il 13 ottobre».
L’Organismo Unitario dell’Avvocatura denuncia ancora una volta l’illegittimità dei provvedimenti con i quali molti Presidenti di Tribunale stanno di fatto anticipando l’entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria, avocando da subito alla sede centrale competenze e procedimenti di pertinenza delle sezioni distaccate.
Per Marcello Luparella, coordinatore Oua per la geografia giudiziaria, «ciò costituisce una palese violazione del stesso provvedimento varato dal ministero (d. Lgs. 155/2012), che fissa al 13 settembre 2013 l’entrata in vigore della legge di riforma».
«Non solo – continua – non si tiene in nessun conto la possibilità, legata a difficoltà logistiche ed organizzative, di ottenere la proroga prevista dall’art. 8 d. Lgs. 155/2012. Ma cosa più grave: ignora completamente le ormai numerose ordinanze di remissione alla Corte Costituzionale (già otto) che consiglierebbero, più che accelerare immotivatamente i tempi, una sospensione dell’entrata in vigore della riforma in attesa della pronuncia della Consulta, che ha già fissato un’udienza (quella relativa al ricorso della Regione Friuli Venezia Giulia) per il prossimo 8 ottobre».
Luparella, quindi, ricorda che «per evitare i prevedibili disastri (e sprechi) che conseguirebbero ad una pronuncia di accoglimento della Corte, l’OUA fin dal 13 febbraio 2012 ha chiesto al Ministro Severino di disporre un rinvio dell’entrata in vigore della riforma (ampiamente consigliata anche da altre considerazioni, di tipo pratico), proposta già avanzata dall’altre associazioni forensi e (ieri) dallo stesso CNF. Occorre quindi reagire fermamente rispetto a quei provvedimenti illegittimi che inopinatamente stanno chiudendo in anticipo le sezioni distaccate, violando la legge di riforma e creando disagi e confusione tra gli addetti ai lavori ed i cittadini».
L’OUA, con delibera del 2 marzo 2013, ha invitato i COA, i Comuni e tutti i colleghi interessati a valutare la possibilità di impugnativa di quei provvedimenti, e molti ricorsi sono stati già proposti dinanzi a Giudici Amministrativi di tutta Italia.
«Al fine di rendere più organiche ed omogenee le iniziative giudiziali che purtroppo si stanno rendendo necessarie in ogni parte d’Italia – spiega Filippo Marciante, vice presidente Oua – e di consentire a tutti di agire in giudizio tempestivamente ed efficacemente, è disponibile presso l’OUA un pool di amministrativisti che elaborerà i ricorsi e presterà la necessaria assistenza in ogni fase del procedimento. Nel contempo l’Organismo continuerà a coordinare, come sta già facendo, i procedimenti che verranno fissati, dinanzi alla Consulta, a seguito delle eccezioni di incostituzionalità. Proprio al fine di coordinare le iniziative giudiziali, e vista l’opportunità di agire in modo immediato, l’OUA promuoverà insieme al Coordinamento dei Fori Minori, per il prossimo 6 aprile un incontro nazionale, a Roma, di tutti i COA interessati (dalle ore 9.30). Ci sono validissimi motivi per sostenere sul piano politico l’inutilità e l’inefficacia di questa pessima riforma, e per sottolineare le enormi difficoltà che sul piano organizzativo e dei costi ne impediscono di fatto l’entrata in vigore. Ma ciò non ci esime, anzi, di far valere nelle sedi opportune i chiari profili di illegittimità della riforma stessa, ed ancor più di reagire rispetto ad applicazioni distorte ed ingiustificate della legge».