Gli avvocati aspettano da mesi la pubblicazione del nuovo Decreto ministeriale sui parametri. Per  molti di essi la realtà di ogni giorno è sempre più difficile perché nei tribunali italiani un gran numero di professionisti, giovani e non, sta lavorando per poche decine di euro. Anf insorge e Anai spiega che le modifiche sono possibili subito

Il Ministero della Giustizia dia il via libera al Dm già concordato con l’avvocatura a novembre. E il CNF intervenga affinchè si sblocchi questa situazione. Lo stallo è inaccettabile, così come l’attesa per l’iter previsto dalla nuova legge forense: otto mesi, un anno? Non è prevedibile, vista anche l’attuale e confusa situazione politica nel Paese ”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano, rivolgendosi al ministro Severino e al presidente del Cnf, Guido Alpa.
“L’approvazione della nuova riforma forense – aggiunge – non può essere il pretesto per bloccare questo iter, anzi, è opportuno ribadirlo, l’avvocatura e il Ministro Severino avevano già trovato nel mese di novembre un ‘gentlemen’s agreement’ sui nuovi parametri da introdurre. Il Ministero, quindi, era disponibile ad apportare le modifiche concordate, ma il CNF avrebbe dovuto “ratificare” l’accordo, prestare il proprio consenso alle modifiche e quindi si sarebbe potuto procedere alla pubblicazione del decreto. Ma nulla. Sono passati mesi, e altrettanti rischiano di passare: a causa di questa situazione in stand-by molti avvocati sono realmente in difficoltà, perché in alcuni casi, come ad esempio per i precetti, i parametri che vengono attualmente utilizzati sono al limite della elemosina”.
“L’avvocatura – conclude Perifano – non può essere tenuta in ostaggio dall’intransigenza del Cnf nell’interpretare le applicazioni della nuova legge forense e neppure dall’inazione del ministero di via Arenula: così si procrastinano a tempo indeterminato le modifiche e aumentano drammaticamente i problemi, il tutto a scapito degli interessi degli avvocati”.

Si appella al ministro Severino anche l’Associazione nazionale avvocati italiani:  I giudici stanno applicando i parametri attualmente vigenti che sono incompleti e ridotti, ha illustrato il presidente Anai Maurizio De Tilla perché si attende l’emanazione del decreto ministeriale su proposta del Cnf ai sensi dell’articolo 1, comma 3 della riforma forense.
“Va precisato – ha continuato De Tilla – che negli incontri con il Ministero con la presenza dell’Oua, della Cassa forense e delle Associazioni, sono stati concordati miglioramenti che sarebbero stati inseriti in un immediato decreto ministeriale e che avrebbero permesso miglioramenti con percentuali dal 20 al 50 per cento.
Purtroppo alcune istituzioni forensi hanno detto no perché la riforma non lo consentirebbe, il che non è vero:
Ed infatti l’art. 65 della riforma forense prevede che ‘fino all’entrata in vigore dei regolamenti previsti nella presente legge, si applicano se necessario e in quanto compatibili le disposizioni vigenti non abrogate, anche se non richiamate‘.
Tra le norme figura l’art. 9, comma 2, primo periodo, del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012 n. 27, che attribuisce al Ministro il potere di emanare provvedimenti sui parametri.
D’altra parte il nuovo procedimento di approvazione dei parametri non sarà breve. E ci chiediamo perché non beneficiare – nelle more – di modifiche fortemente migliorative”.
“Non si comprende, quindi, – afferma il presidente Anai Maurizio De Tilla – perché il Ministro Severino abbia bloccato questi aumenti che, applicandosi immediatamente, avrebbero consentito di aumentare i compensi per le liquidazioni dei giudici. Su invito di chi?”

Quindi – ha concluso De Tilla – se leggiamo bene la riforma forense, nulla impedisce una prima modifica ministeriale dei parametri e poi il successivo decreto.
Certo è che la battaglia principale non si è vinta. La riforma forense non ripristina le tariffe e i minimi di tariffa, né vincola i giudici a rispettare i parametri.
L’accorpamento di diritti ed onorari non è, poi, un vantaggio per gli avvocati.”.

 

Di Golem

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