La celebrazione di processi virtuali paralleli alimenta una morbosa ed esasperata attenzione che ha mortificato il principio di pari dignità di ogni persona. Questo in sintesi, il giudizio della Cassazione sulle vicende mediatiche che costruite attorno all’omicidio di Sarah Scazzi.
Il consigliere Margherita Cassano, che ha redatto la sentenza che ha respinto la richiesta della difesa dei 12 imputati per il delitto di Avetrana di spostare il processo da Taranto a Potenza, sottolinea in sostanza che proprio perché l’attenzione morbosa è un fenomeno nazionale non ha alcun senso chiedere lo spostamento del processo da un tribunale all’altro. Come dire: il problema non cambierebbe.
In concreto, inoltre, è scritto nella sentenza che trovate qui allegata, non c’è alcuna prova che tutto questo clamore abbia inciso o possa incidere in futuro sulla serenità del giudice.
E così è stata liquidata anche l’anomala richiesta della difesa di annullare i provvedimenti restrittivi emessi nei confronti di alcuni degli imputati perché, a dire degli avvocati, non sarebbero la conseguenza di risultanze processuali ma il frutto della pressione popolare.
Il processo per l’omicidio di Avetrana resta a Taranto e la sentenza dovrebbe servire anche alla stampa per riflettere su cosa è informazione e cosa no.