“La collaborazione tra avvocatura e magistratura è necessaria per promuovere la migliore efficienza dell’amministrazione della giustizia; ma per gli avvocati significa anche poter valorizzare la propria responsabilità sociale verso la tutela dei diritti fondamentali”.
Con queste parole oggi il presidente Guido Alpa ha aperto i lavori del convegno “Una rinnovata collaborazione tra magistratura e avvocatura nel quadro europeo”, organizzato dal Consiglio nazionale forense, il Consiglio superiore della magistratura e il Consiglio consultivo dei giudici europei, alla presenza del vicepresidente del CSM Michele Vietti.
L’incontro è stata occasione per un confronto molto approfondito tra i rappresentanti del CNF e del CSM sulle possibili modalità per rafforzare la collaborazione istituzionale e professionale nelle due professioni giuridiche, entrambe soggetti della giurisdizione. Soprattutto in relazione alla spinta alla sempre maggiore integrazione degli ordinamenti che viene dalla Unione europea.
Diverse norme in realtà già individuano precisi campi di condivisione; prova ne è la composizione mista del CSM e oggi anche quella dei Consigli giudiziari (organi di autogoverno della magistratura in sede locale che decidono le assegnazioni e gli avanzamenti di carriera dei giudici); o la nomina in Cassazione di avvocati per meriti insigni. Ma il percorso è solo accennato.
Il primo passo, hanno convenuto i relatori, è quello di valorizzare la formazione comune tra giudici e avvocati che, sempre evocata, stenta ancora a trovare luoghi e programmazioni condivisi di ampio respiro (dopo la cattiva prova data a questo fine dalle scuole Bassanini).
Il vice presidente Vietti ha sottolineato come “avvocatura e magistratura condividano le stesse esigenze di indipendenza, lealtà, rispetto del segreto professionale, diligenza, competenza professionale: fondamenti su cui si sviluppa l’impegno comune”. Una collaborazione che deve declinarsi anche “nel perimetro processuale e giudiziario” avviando una riflessione sulle strade per renderlo migliore.
Responsabilità civile dei giudici, mediazione e accesso alla professione forense sono i temi che Vietti ha indicato.
Ettore Tacchini, consigliere coordinatore del gruppo di lavoro Consigli giudiziari del CNF, promotore dell’incontro, ha evidenziato i risultati positivi raggiunti e gli ostacoli tuttora esistenti, dell’ingresso dei componenti laici tra cui gli avvocati nei consigli giudiziari. “Occorrerebbe una modifica legislativa per rafforzare l’apporto che l’avvocatura può dare in questi organismi, perché negli ambiti più sensibili gli avvocati non hanno competenza”. Tacchini ha ricordato l’ istituzione con la riforma forense (legge 247/2012) dell’Osservatorio permanente sulla giurisdizione, tramite il quale l’Avvocatura potrà raccogliere elementi sull’effettivo funzionamento dell’amministrazione.
Gerhard Reissner, presidente del Consiglio consultivo dei giudici europei, ha sottolineato i passaggi che il Consiglio d’Europa ha compiuto per il riconoscimento delle qualità comuni delle due professioni, “entrambe dedite allo stato di diritto a vantaggio dei cittadini: l’autonomia e l’indipendenza”.
Bart Val Lierop, vicepresidente del Consiglio consultivo, ha anticipato i contenuti di un parere che il consiglio è chiamato a dare al Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa proprio per individuare alcuni rimedi alla spesso mancata reciproca comprensione tra le due categorie che condividono la responsabilità dell’amministrazione della giustizia; rimedi individuati nella formazione comune e nella definizione di regole processuali eque che riflettano il ruolo complementare di giudici e avvocati nei giudici.
Sono intervenuti tra gli altri i consiglieri CSM Paolo Auriemma, Guido Calvi, Paolo Corder, Riccardo Funzio, Bartolomeo Romano e Francesco Cassano; il consigliere del CNF e vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura Alarico Mariani Marini e David Cerri, della Scuola superiore.