Un viaggio alla ventura senza programmare nulla: questa è la scelta di un padre che decide di partire per le Americhe assieme a suo figlio autistico, contro ogni logica. Da questo esperienza, durata tre mesi, nasce il libro, dal titolo : “ Se ti abbraccio non aver paura” di Fulvio Ervas, uno scrittore che ha ascoltato per diverso tempo Franco Antonello, il papà che sta facendo riflettere e commuovere l’Italia per la sua voglia di combattere e far conoscere a tutti l’autismo.
Una brutta bestia questa malattia, chi ne soffre è relegato in un mondo a parte e si relaziona poco con la realtà, ed è legato a tanti comportamenti ripetitivi e senza senso. Andrea il figlio di Franco è un bel ragazzo di 18 anni, ma ha una particolarità: per entrare in contatto con le persone le abbraccia, gli tocca la pancia, questo è il suo modo di prendere confidenza, generando talvolta sconcerto. Il padre, per rassicurare chi capita nelle “cure” molto affettuose di Andrea ha fatto stampare delle magliette con su scritto: “ Se ti abbraccio non aver paura”, questo slogan è diventato il titolo molto ad effetto di questo volume, che ha già venduto più di 100.000 copie, e continua la sua incredibile ascesa.
Si legge tutto di un fiato, praticamente in apnea: l’autore ha con maestria raccontato una storia molto bella, condita da tanti accurati dettagli di luoghi meravigliosi. Quando lo scrittore descrive i percorsi in motocicletta, (una Harley presa in affitto) di Franco e Andrea nelle strade americane, sembra di essere lì con loro e sentire il vento che ti accarezza il viso.
Fulvio Ervas ha già pubblicato otto romanzi, ma questo è il primo che ha una grande diffusione. Per l’autore è un grande successo personale, e incoraggia i novelli scrittori a perseverare. Il viaggio è visto e vissuto con gli occhi di Franco, con diversi interventi di Andrea, che ha imparato a scrivere dei pensieri con il computer, che ti lasciano senza fiato : “ Sono un uomo imprigionato in pensieri di libertà. Andrea vuole guarire”.
Il viaggio più importante non è stato la scoperta dei luoghi, ma l’incontro tra padre e figlio, un padre che non si rassegna e che vuole andare oltre la malattia, si legge: “Lui ( Andrea) è un viaggio nella vita. Ci ha iscritti alle olimpiadi di salto in lungo dal problema alla soluzione. Non abbiamo vinto molte battaglie, ma perlomeno non ci siamo fatti corrodere dalla tristezza, dalla rassegnazione, schiacciare dal peso delle difficoltà. Muoversi anche quando può sembrare un illusione”. Antonello diventa un po’ il mediatore tra due mondi, quello nostro e quello dell’autismo, ed è una battaglia epica dove questo padre coraggioso lotta come un cavaliere di altri tempi, tanto da far nascere una fondazione, “I Bambini delle Fate”, senza scopo di lucro, a sostegno delle disabilità infantili, in particolare sulla sindrome autistica.
Si sa poco di queste malattie, ma intervenendo presto, all’insorgere dei primi segnali, si possono avere sostanziali miglioramenti, e poi tanta ricerca per capire da dove nascono e individuare delle cure. Tanti i progetti portati avanti e collegandosi al sito dell’ associazione http://www.ibambinidellefate.it/ si vede un operato continuo. Antonello ha lasciato il suo lavoro per seguire questa missione , e per dedicarsi al figlio.
Nel libro vi sono vari episodi divertenti, nati o dal comportamento mai prevedibile di Andrea o dall’ironia di Franco, che talvolta si prende gioco di alcuni personaggi incontrati nella loro avventura.
Il libro racconta anche la Gioia, gli incontri con la natura, le persone, i delfini, ma soprattutto la Gioia di un padre e un figlio che ridono insieme guardando le onde. Sono gli incontri con la povertà a colpire Franco Antonello e quando si imbattono in un ragazzo autistico che vive in grande miseria, gli si stringe il cuore. Invece in Andrea quell’incontro radica una convinzione: Jorge (il nome del ragazzo autistico nella foresta del Costarica) è felice, “ Jorge felice” e lo ribadisce convinto, tanto che Franco si rende conto che suo figlio va oltre le apparenze e guarda il cuore. In realtà Franco aveva visto negli occhi la felicità di Jorge, ma si faceva accecare da quella baracca fatiscente, così mal ridotta da indurre a pensare che non avrebbe potuto abitarci nessuno.
Franco ci lascia una parte del suo cuore in quella baracca, tanto da spingerlo a rinunciare alla sua parte di guadagno nella vendita del libro e di devolverlo per far costruire una casa a Jorge. Ebbene, non lasciamo soli, Franco e Antonello e tutte quelle famiglie che lottano giornalmente con la disabilità, la povertà, la solitudine, impegniamoci tutti nel costruire un mondo migliore, più solidale.
Fulvio Ervas, Se ti abbraccio non aver paura, Marcos y Marcos editore, 2012, pag 319, euro 17