Ricercatori australiani impegnati nell’ambizioso progetto di produrre un occhio bionico, sono pronti ad avviare sperimentazioni umane il prossimo anno. Il congegno, sviluppato da una squadra multidisciplinare della Monash University di Melbourne, è stato già creato in forma di prototipo e funziona in laboratorio, ha detto ieri il responsabile del progetto, Jeffrey Rosenfeld, in una relazione alla riunione scientifica annuale dall’American Association for Neurology Surgeons a Washington.
L’occhio bionico usa una cinecamera digitale montata su occhiali per catturare le immagini prima di trasferirle a un congegno di elaborazione della visione, della grandezza di un telefono cellulare. Una volta elaborata, l’immagine è trasferita a un’antenna montata dietro la montatura degli occhiali.
L’immagine viene poi trasmessa senza fili al cervello, dove è ricevuta da piccoli tasselli di ceramica impiantati chirurgicamente. I minuscoli tasselli, ciascuno contenente 43 microelettrodi, misurano 9 per 9 mm.
Le sperimentazioni umane coinvolgeranno cinque pazienti che hanno perso la vista, sui quali saranno impiantati i tasselli nella corteccia visiva del cervello. “E’ possibile impiantare diversi tasselli, in modo da contare su diverse centinaia di elettrodi. Più saranno gli elettrodi, più dettagliata sarà l’immagine”, ha spiegato Rosenfeld, dell’Istituto di Ingegneria Medica della Monash University.
Dovendo operare con un numero limitato di elettrodi per veicolare informazioni, il congegno deve essere programmato per selezionare quali informazioni raccoglie e trasmette. Per fare ciò, i ricercatori hanno ricreato quello che la persona potrebbe vedere dopo l’impianto degli elettrodi nel cervello. Hanno quindi sviluppato un programma di computer che riprende un’immagine da una videocamera e seleziona le informazioni importanti prima di tradurle nel ‘formato di punti’ che il cervello riceverebbe se eccitato dagli elettrodi. Il ‘formato di punti’ viene poi sperimentato su persone vedenti usando occhialini di realtà virtuale. “L’idea è di tagliar fuori la parte confusa o non necessaria nell’immagine e presentare solo l’informazione importante”, ha spiegato lo studioso.
Fonte: Ansa