Il 25 dicembre i carabinieri della stazione Monteverde di Roma lo avevano arrestato con le accuse di spaccio di sostanze stupefacenti e violazione delle misure di sorveglianza speciale, ma il giudice monocratico della quinta sezione penale del tribunale capitolino, Michele Romano, ha assolto Augusto Giuseppucci, 57 anni, fratello di quel Franco che fu tra i fondatori de “la Banda della Magliana”, perché i fatti contestati non si configurano come reati.
La mattina di Natale i carabinieri, giunti all’abitazione del Giuseppucci in zona Gianicolense per una telefonata dei vicini che denunciavano una banale lite, avevano deciso di far partire la perquisizione: gli uomini dell’Arma avevano trovato un bilancino di precisione e quasi cento grammi di hashish occultati in un rivestimento della cucina, poi dopo la detenzione di qualche ora e l’interrogatorio gli veniva sospesa la custodia di misura cautelare in carcere e infine il processo con rito direttissimo lo assolveva.
Nel 2005 era balzato alle cronache giudiziarie per un giro di droga e rapine in cui, oltre a ultras laziali e romanisti e a esponenti della banda della Magliana, era coinvolto anche un uomo vicino a Bernardo Provenzano, Francesco D’Agati, considerato il referente romano di quel Pippo Calò che per la funzione di riciclo del denaro sporco viene definito “cassiere” di cosa nostra e che con il suo “know how” criminale diede un importante apporto all’organizzazione che mirava a comandare Roma, come camorra e mafia siciliana al sud.
Nel 2008 era stato arrestato perché sorpreso armato con altri sei persone dalla polizia e accusato di far parte di una banda di rapinatori con il soprannome di “sette uomini d’oro” che, con travestimenti speciali come quelli da postini, aveva messo a segno numerosi colpi presso banche romane. Ma le accuse di rapina e detenzione di armi per quest’ultima vicenda sono cadute, come ci tiene a ricordare alla stampa il suo legale, Cesare Placanica, che è anche uno dei difensori di Mokbel nel processo fastweb, e che dichiara a proposito dell’ultimo arresto: “Nella giustizia vera, quella di aule e giudici, Augusto Giuseppucci è stato assolto mentre in quella mediatica ha pagato l’ unico reato per cui non sarà mai considerato innocente, l’ essere il fratello del boss Franco Giuseppucci”.
Franco Giuseppucci detto “Er negro”, noto al grande pubblico come il “libanese” del “Romanzo Criminale” di De Cataldo, aveva iniziato la sua carriera criminale “mantenendo” armi per conto di criminali e terroristi neofascisti, poi arriva il lampo di genio criminoso: fondere le “batterie” (ossia piccoli gruppi di persone che si associano in occasione di un singolo delitto) e creare un’organizzazione mafiosa. Ma nel 1980 a Trastevere le sue ambizioni furono fermate dalla famiglia rivale dei Proietti: fu freddato a colpi di pistola.