“Ho trovato una città di mattoni e lascio una città di marmo”. Con questa frase Augusto, primo imperatore di Roma, ha descritto il suo lascito architettonico, artistico e culturale alla città che lui stesso ha contribuito a rendere eterna. Con Augusto la città cambia volto, diventa imponente e si arricchisce di monumenti immortali come il Teatro Marcello, l’Ara Pacis e il Foro a lui dedicato.

In occasione del bimillenario della morte di Augusto (19 agosto 14 d.C.) presso le Scuderie del Quirinale è stata organizzata una mostra che ripercorre le tappe della folgorante storia personale del fondatore dell’Impero romano. Curata da Eugenio La Rocca, Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, Cécile Giroire e Daniel Roger, e promossa da Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Ministère de la Culture et de la Communication, è stata presentata come “una delle più grandi mostre mai organizzate su Augusto”. L’allestimento, in programma sino al 9 febbraio 2014, è organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo e dai Musei Capitolini, in collaborazione con Musée du Louvre, Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais e con la partecipazione di Electa.
Attraverso l’esposizione di 200 opere è proposto un percorso che intreccia la vita e la carriera del princeps con il formarsi di una nuova cultura e di un nuovo linguaggio artistico. Augusto infatti, ponendo fine alle lotte interne che per decenni avevano consumato la Repubblica e inaugurando una nuova stagione politica, diede inizio ad un’epoca di pace e prosperità decantata da Virgilio come “l’età dell’oro”. Nasce una cultura figurativa improntata a un classicismo eclettico che trasforma Roma in una “città di marmo”. Furono tutti i maggiori poeti ed intellettuali dell’epoca, molti dei quali radunati nel noto circolo di Mecenate, a fare propri e centrali nelle loro poesie temi quali la concordia, la pietas, la pax. I nuovi valori politici, morali e culturali si riflettono nelle immagini. Il risultato fu una studiatissima ed efficace propaganda ideologica. Il linguaggio artistico che si va creando nel periodo augusteo è ancora oggi alla base della civiltà occidentale.

Il pontefice massimo
Tra le opere in esposizione, provenienti dai più importanti musei nazionali ed internazionali, spiccano due statue per la prima volta esposte insieme: l’Augusto pontefice massimo da via Labicana conservato al Museo Nazionale Romano, e l’Augusto di Prima Porta in prestito dai Musei Vaticani. Quest’ultima statua riveste grande importanza perché il suo modello classico, il Doriforo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, è considerato il canone della perfezione per le sculture di età classica. Sarà altresì possibile ammirare un ritratto in bronzo dell’imperatore proveniente dal British Museum, una scultura equestre da Meroe, un suo ritratto del tipo Béziers-Spoleto in prestito dal Musée Saint-Raymond di Tolosa, numerose monete con la sua effige. E ancora, ritratti dei più noti personaggi dell’epoca che intrecciarono la loro vita a quella di Augusto. Per l’occasione sono stati riuniti gruppi scultorei, oggi smembrati in musei diversi, perché espressione della nuova classicità: i rilievi Grimani, raffiguranti animali selvatici che allattano i propri cuccioli, conservati in parte a Vienna e in parte a Palestrina; e il gruppo frontonale dei Niobidi un originale greco che in età augustea fu riallestito negli Horti Sallustiani, di cui si offre una ricomposizione attraverso due statue provenienti da Copenaghen e una dal Museo Nazionale Romano. Una selezione degli argenti di Boscoreale, in prestito dal Louvre di Parigi, testimoniano il livello dell’arte decorativa augustea; i preziosi cammei, usati come dono personale da parte dei membri della famiglia imperiale, sono esposti quali emblema della rappresentazione del potere delle immagini nel periodo in esame. Non a caso Paul Zanker ha intitolato la sua magistrale opera su Augusto: “Augusto e il potere delle immagini”. Si è scelto di concludere la mostra con la ricostruzione del monumento, eretto in Campania in onore di Augusto dopo la sua morte, dove è celebrato l’evento che aprì la strada al suo definitivo trionfo: la battaglia navale di Azio.
La mostra è corredata di un catalogo, considerato la monografia più esaustiva sul primo imperatore esistente nel panorama editoriale italiano.

La politica (matrimoniale) dell’Augusto princeps
Caius Octavius nasce a Roma, sul Palatino, il 23 settembre del 63 a.C. da Caius Octavius e Atia figlia della sorella di Cesare, quindi pronipote del dittatore. Augusto fu un personaggio dotato di grande carisma ed intuito politico. Da subito sfruttò a suo vantaggio le unioni matrimoniali: fidanzato con Servilia, figlia del proconsole di Asia, la lasciò per sposare nel 43 a.C.  Clodia figlia di Fulvia, moglie di Marco Antonio. Due anni dopo la ripudiò per sposare Scribonia, pronipote di Gneo Pompeo Magno. Questo matrimonio durò sino al giorno della nascita di Giulia, la loro unica figlia, giorno in cui Augusto la ripudiò per sposare quella che sarebbe stata la donna della sua vita: Livia Drusilla. L’unione con questa donna, figlia di un membro della potente gens Claudia, durerà per oltre 50 anni, sino alla morte del princeps. Gli eventi fondamentali che permisero ad Augusto di imporsi sulla scena politica furono principalmente tre: l’adozione da parte di Cesare, l’alleanza con Marco Antonio e Lepido sancita dal Secondo Triumvirato (43 – 33 a.C.) e la vittoria di Azio. Da quella battaglia non vi sarà più alcuno scontro con i nemici sui campi di battaglia. Sarà invece un susseguirsi di cariche o onorificenze che gli vengono tributate nel susseguirsi degli anni. E’ console ininterrottamente dal 31 a.C. al 23 a.C., nel 27 a.C. il Senato gli conferisce l’epiteto “Augustus” (l’”eccelso”) che stabilisce la sua superiorità su tutti gli altri senatori; gli vengono dati la potestà tribunicia con diritto di veto e l’imperium proconsulare maius, ossia i più grandi poteri; il 12 a.C. riceve l’insigne carica istituzionale di Pontefice Massimo e nel 2 a.C. il titolo onorifico di Pater Patriae. Mai prima di lui un solo uomo aveva ricevuto tutte queste cariche ed onorificenze. Eppure negli anni passati a stabilizzare il suo potere muoiono i parenti più amati: Marcello l’adorato figlio della sorella Ottavia Minore (23 a.C.), Marco Agrippa suo braccio destro e marito della figlia Giulia (12 a.C.), Ottavia Minore (11 a.C.) e gli amatissimi nipoti Lucio (2 d.C.) e Gaio (4 d.C.), figli di Giulia e Agrippa. Quella dei nipoti è una perdita importante perché erano stati da lui designati quali suoi successori. Esiliata la figlia Giulia e i figli di lei, Agrippa Postumo e Giulia Minore, Augusto nomina erede Tiberio, il figlio di Livia che aveva adottato il 4 d.C. Si dice che non fu una scelta senza rimpianti. Il 19 agosto del 14 d.C. a Nola, a 76 anni, si spegneva colui che era riuscito dove aveva fallito il grande Cesare: porre fine alle guerre civili e imporre una nuova forma di governo, l’Impero, destinata a durare per 400 anni. Il suo Principato invece, durato ben 40 anni, fu il più lungo e sotto di lui l’Impero raggiunse la sua massima espansione estendendosi a tutto il bacino del Mediterraneo.

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