MILANO. Anche la cantante Mina ha offerto un suo contributo al catalogo della mostra Atomo Luce Energia, dedicata alla memoria di Renzo Bergamo (1934-2004), che con 55 opere pittoriche dell’artista ha inaugurato al pubblico mercoledì scorso e rimarrà aperta fino al 17 marzo, al Castello Sforzesco di Milano.
Il testo di Mina, che si intitola Una vertigine nell’intento di enfatizzare le emozioni che la cantante prova di fronte ai dipinti di Bergamo, è pubblicato nel catalogo (curato delle edizioni 24 Ore Cultura) accanto a quelli di altre personalità italiane, tra cui i tre curatori Giulio Giorello, professore di Filosofia della Scienza, Simona Morini, docente di Teoria delle decisioni e dei giochi e Claudio Cerritelli, che insegna Storia dell’arte contemporanea. Partecipano, inoltre, il sindaco Giuliano Pisapia, Stefano Sandrelli dell’Osservatorio Astronomico di Brera e Caterina Bergamo, moglie dell’artista e presidente dell’Associazione a lui intitolata. Il segno, l’energia e la forte tensione caratterizzano tutti i suoi lavori, in una sintesi moderna che descrive una nuova mitologia. Per far entrare il visitatore dentro il pensiero di questo artista, l’allestimento dell’architetto Enrico Pinna, individua nella figura geometrica del cerchio, come allusione alla ricerca matematica e filosofica della sua quadratura, l’elemento portante dell’organizzazione spaziale. Fin dai primi anni Sessanta la pittura di Bergamo crea un mondo che anticipa immagini e concetti come le esplosioni cosmiche, gli scontri tra particelle, la genesi delle galassie, la forma delle cellule, secondo una sua personalissima visione del cosmo, attraverso differenti fasi di ricerca, mescolando assieme materiali e tecniche – dall’acquarello alla china, dall’acrilico all’olio- accomunate da una fortissima tensione immaginativa. Il percorso espositivo prende l’avvio con le opere del periodo dei Concetti Cosmici, che coincide con il suo arrivo a Milano negli anni Sessanta, una fase in cui rafforza la convinzione che sia necessario un costante dialogo tra Arte e Scienza. Segue l’imponente studio sull’energia e sulla materia che occuparono l’artista per tutti gli anni Settanta, periodo chiamato Astrarte. Il filosofo della Scienza Giulio Giorello osserva: “La cosa che mi ha colpito è la potenza della rappresentazione, la capacità di rendere una situazione anche complessa con pochi tratti, in una meravigliosa sintesi”.
Negli anni Ottanta Bergamo prosegue le sue sperimentazioni, da sfogo a ricerche di colore, crea una geometria di sogno, in un periodo di transizione poi definito Immagine e somiglianza. Nel 1985 si trasferisce in Sardegna e inizia una fase fondamentale del suo percorso pittorico, chiamato Estetica del Caos. L’ultimo capitolo della vita di Bergamo vede l’artista iniziare una sperimentazione sul linguaggio primordiale del segno grafico, che lo porta a tracciare una complessa grammatica dell’Universo, creando un alfabeto segnico, frutto delle sue riflessioni su nodi e stringhe cosmiche. Interessatosi al fenomeno della radioattività, inizia una serie di opere più “materiche” che chiama Archeologia Cosmica. La mostra è corredata da interviste, video e una biografia per immagini, con la possibilità di interagire con i scritti e rapporti epistolari dell’artista. Dell’esposizione si terranno, a cadenza settimanale, delle visite guidate condotte da storici dell’arte. E’ previsto inoltre, al fine di approfondire o ampliare con approcci multidisciplinari le tematiche proposte, un programma collaterale di conferenze presso l’Auditorium dell’Acquario Civico di Milano.

Di Golem

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