Anche per gli antichi Egizi le stelle avevano una grande importanza. Un dio si manifestava in ciascuna di loro e nei testi delle piramidi lo stesso faraone diviene una stella del cielo. E nel Libro dei morti il defunto è aiutato dalle stelle nella sua ascesa.
Tutto questo, però, non è assolutamente indice di una origine antichissima dell’astrologia egiziana. L’ Egitto degli astrologi – per riprendere il titolo di una celebre opera di Franz Cumont – è un Egitto che appare solo in epoca greca e romana; l’Egitto più antico non conobbe i temi astrologici né la predizione dell’avvenire in base alla posizione di stelle e pianeti nel giorno della nascita. Non mancavano forme di divinazione, ma esse erano legate a calendari di giorni fausti ed infausti; e si ricorreva agli oracoli solo per avere risposta a qualche problema immediato.
E’ soltanto nel III secolo a.C. che lo zodiaco appare in Egitto. La più antica raffigurazione che se ne aveva (oggi distrutta) era riprodotta sul soffitto della camera nord di Esna, che risale al tempo di Tolomeo III (prima del 221). Altri disegni zodiacali sono stati ritrovati nel tempio di Khnum, sempre ad Esna, e nel pronao del tempio della dea Hathor a Denderah; un altro ancora è conservato al Cairo. E’ chiarissima una diretta influenza mesopotamica, anche con infiltrazioni greche. Apprendiamo i nomi dei segni zodiacali da alcuni reperti copti: viene prima la Pecora (Ariete) e poi, in ordine, pa ka (Toro); na htre (due mani che si stringono, cioè i Gemelli); una sorta di scarabeo, pa kenhd (Cancro); pa me (Leone, a volte raffigurato da un coltello); tarpi (Vergine); ta hai (Orizzonte, cioè Bilancia); tadl (Scorpione); pa ent ath (colui che tende un arco, cioè il Sagittario); ten pa her ankh (Capricorno); pa mu (acquaiolo; figura connessa con le sorgenti del Nilo e indicante l’Acquario); na tebte (Pesci). Anche il coperchio di un sarcofago trovato a Luxor mostra un’ampia figura di Nut (la dea del cielo) sormontata delle immagini dei dodici segni zodiacali. Tra i segni sono indicati, in corsivo, i nomi dei pianeti. Si tratta di una tarda aggiunta fatta dal sacerdote Heter, che comprò il sarcofago, per mostrare la situazione celeste il giorno della sua nascita (nel I secolo d.C.). Sui pianeti ci informa un ostrakon, un frammento di coccio inciso: “Lista delle cinque stelle viventi: Horus il Toro (da identificarsi con Saturno) è la Stella di Ra; Horus il Rosso (Marte) è la Stella del Feroce Leone; Sbg (Mercurio) è la Stella di Thoth; la Stella del Mattino (Venere) è Horus, figlio di Iside; Horus il Segreto (Giove) è la Stella di Amon…”.
Ma vediamo come è nata la persistente idea di un’origine antichissima dell’astrologia egizia. La “colpa” va attribuita a Charles-Francois Dupuis che, nella sua opera Origine des tous les cults, apparsa nel 1794, attribuì un’antichità di migliaia di anni ai diversi zodiaci trovati nei monumenti egizi, primo fra tutti quello (tondo) di Denderah. Questa opinione fu seguita per lungo tempo. In proposito Jacques Sadoul (Enigma dello Zodiaco) riporta un ameno episodio. All’inizio dell’ Ottocento, l’esploratore e naturalista Frederic Caillaud riportò in patria una mummia con uno zodiaco raffigurato sul sarcofago. Tutti gli studiosi ne sostennero la remota antichità: E quale non fu la loro sorpresa quando, rivoltato il sarcofago, trovarono i resti di una iscrizione greca che indicava come la persona mummificata fosse morta sotto il regno di Traiano, cioè nel I secolo d.C. Il che fu poi confermato dalla traduzione dei geroglifici inscritti sullo stesso sarcofago. Più di recente l’astronomia è venuta in soccorso dell’archeologia dimostrando che gli zodiaci ritrovati presentano la situazione celeste al momento della nascita o della morte della persona mummificata e permettono di individuare tale data. E si tratta sempre di periodi piuttosto tardi. Lo stesso grande zodiaco rotondo di Denderah è stato attribuito al I secolo della nostra era.
Del resto, è accertato che anche in campo matematico gli egizi restarono sempre piuttosto indietro rispetto ai babilonesi. Le famose Tavole Perpetue in cui si diceva che essi avessero esposto tutta la loro sapienza planetaria sono riprese da almanacchi mesopotamici. L’unico genuino elemento egizio apportato all’astrologia è quello dei decani. Si tratta di 36 parti dello zodiaco, di 10 gradi ciascuna. Ogni segno zodiacale, in questo modo, viene ad essere suddiviso in 3 decani, ciascuno dei quali è sottoposto al governo di un pianeta. Ed è solo nel III e II secolo a.C. che una commistione di elementi babilonesi, greci ed egizi comincia a portare alla formazione di una tradizione astrologica egizia.