La vera antimafia è fatta dai missionari. Queste parole sono di Dario Montana, fratello del famoso Beppe Montana, il Dirigente della sezione Catturandi di Palermo ucciso dalla mafia nell’estate del 1985. “I missionari come Fratel Biagio di Palermo che accolgono le persone in difficoltà – spiega Dario Montana– sono dirompenti per rompere la “ cultura” mafiosa.
La mafia è l’egoismo per eccellenza, il più forte che prevale sul più debole, invece chi decide di fare la scelta missionaria mette al primo posto l’altro, i più deboli. Questa testimonianza di accoglienza diventa un cambio radicale della cultura attuale che rincorre con ogni mezzo il successo, una società che non si cura di chi rimane indietro, degli immigrati, dei disabili”.
Dario è un fiume in piena, si legge nei suoi occhi lo spirito che fu di suo fratello, la voglia di cambiare questa società ingiusta. “ Padre Pino Puglisi non era di quei preti che si scagliavano contro la mafia, ma era un uomo che lavorava con i giovani – continua Dario Montana- che insegnava loro la fiducia nell’altro. Non faceva grandi proclami ma insegnava ai giovani ad avere fiducia in se stessi, cose semplici che però allontanavano i giovani siciliani dalla mafia. Per questo suo lavoro divenne scomodo e fu ucciso”.
Dario, mentre parla, gioca con il suo inseparabile cane da caccia, un cucciolone in perenne movimento che vuole attenzioni continue. “Le parrocchie compiono un lavoro importantissimo per rompere la mentalità mafiosa- continua Montana- s’impara a non avere paura dell’altro, a conoscere altre realtà rispetto alla propria. La condivisione, la fiducia scardina il rapporto mafioso basato sulla diffidenza, sulla paura e l’appartenenza alla famiglia mafiosa”. Dario diventa serio e prende la pipa, mette il tabacco e riprende il discorso “Il modello mafioso è lo stesso che propongono grandi aziende e in genere il sistema capitalistico; quest’unico modello persegue il successo a tutti i costi, cerca con accanimento un potere sempre più grande. Il modello attuale prevede anche lo sfruttamento della donna, che fa carriera solo se “serve “ bene il padrone”. Qui Dario si prende una pausa, si accorge di avere detto delle cose forti, ma non se ne preoccupa e prosegue “allo stato attuale la scuola non sta formando i giovani come individui responsabili, predisposti all’integrazione. E’ una scuola – spiega Montana- che fin dalla primaria punta alla selezione dei migliori, che insegna ad accaparrarsi i posti di successo, è una scuola che non si occupa delle fragilità, di chi ha maggiori difficoltà. Per me – tuona Montana- è un’assurdità, se non insegniamo ai bimbi una cultura solidale, diamo valori che sono molto simili a quelli mafiosi che esaltano la meritocrazia, ma che lasciano indietro i più deboli”.
I bimbi, i giovani sono nel cuore di Dario che è convinto che solo le nuove generazioni potranno cambiare questa società “mafiosa”. Lavora molto con i ragazzi, è responsabile del settore memoria di Libera Catania, fa conoscere la storia dei morti ammazzati dalla mafia, ma non per un effimero ricordo del passato ma per gettare insieme le basi per un nuovo futuro. Imparare dal passato per costruire una società con la partecipazione di tutti.