E SE… i costi delle tariffe non fossero quelli indicati dalle Compagnie? Se… per pura ipotesi… le Compagnie dicessero bugie? Se ascoltate la voce dell’Ania (Verdone) sentirete ripetere la solita solfa: le polizze costano care “perché ci sono le truffe” (quelle vere, dice Rosario Trefiletti presidente Federconsumatori, “incidono solo al 3%”) , perché “ci sono 700.000 colpi di frusta” (una percentuale, sul totale della popolazione, da prefisso telefonico), ma non sentirete mai : abbiamo realizzato l’Agenzia antifrode, abbiamo denunciato 30.000 truffatori… eccetera.
Tanto per ripetermi anch’io: “In Italia su 100 sinistri solo 3 sono frodi accertate, contro una media europea che si aggira intorno al 6%. Tutto questo fa pensare ad un sistema piuttosto “generoso” nella liquidazione dei sinistri e “lasco” nei controlli ai fini dell’accertamento di eventuali frodi” (KPMG Advisor S.p.A. 2011). (Golem 26 aprile). Ma soprattutto non sentirete mai ammissioni sui bilanci truccati o sulle riserve sinistri gonfiate o sull’elusione dell’Obbligo a contrarre.
Le polizze italiane sono le più care d’Europa? Abbattiamole del 35% !
Con una provocazione (ma non tanto) vi do la mia versione:
-se i 4 milioni di “evasori totali” non ci fossero, le Compagnie incasserebbero 2 miliardi di euro che, spalmati sui 40 milioni di automobilisti paganti, permetterebbero una riduzione del 10% dei premi (su un premio medio Rca 481€. Fonte McKinsey 2011).
– se venissero recuperati dai consumatori i costi delle truffe inesistenti, arbitrariamente scaricati (l’arbitrio sta nel fatto che per… “pigrizia” le imprese non hanno mai fatto niente per evitarle o denunciarle) per decine di anni sulle tariffe, potremmo ipotizzare (come minimo) un altro 10%?
-se non avessero sempre immoralmente (e arbitrariamente) scaricato le sanzioni comminate dalle Authority sulle tariffe (in soli 10 anni sono state più di 250 milioni di euro le sanzioni che Isvap e Ivass hanno comminato alle imprese assicurative, senza contare le sanzioni che, ammesso di scovarle, l’Ivass comminerebbe alle Compagnie per la falsificazione dei bilanci gonfiati dalle “riserve sinistri” ), potremmo parlare di… un altro 10% ?
– Se le Compagnie la finissero di sperperare danaro (20 milioni di euro per la sola piattaforma informatica sinistri) e di pagare buonuscite miliardarie ai propri Manager (Peluso, di Fondiaria-Sai è uscito con 3 milioni e mezzo di liquidazione) i costi “legittimi” che scaricano, anche sulle polizze Rca, sarebbero inferiori (ma di questa… “legittima disonestà” delle Compagnie ne parleremo molto presto),
– Se lo Stato, infine, portasse le imposte sulle polizze Rca alla pari degli altri Paesi europei (17%, anziché 22%) le polizze diminuirebbero di un ulteriore 5%.
Insomma, detraendo queste percentuali (ma ce ne sono altre che qui non abbiamo evidenziato) noi pagheremmo le polizze (almeno) il 35% di meno ! Giusto quello che serve per riportarci a livello delle altre nazioni europee…! Altro che scatola nera….
Ma, come si chiede il mio direttore Roberto Ormanni nel suo video editoriale della scorsa settimana: quale Giudice, quale Authority interverrà per verificare e punire queste anomalie e riportare le tariffe italiane nella loro giusta dimensione? Nel frattempo il Governo spara un decreto folle…
Che decreto… quel decreto!
Le bugie, Berlusconi docet, a forza di ripeterle diventano verità (ricordate la… nipote di Mubarak?). Così oggi tutti credono che le polizze costano care perché ci sono le truffe e i colpi di frusta… Non voglio mica dire che non esistano ma, come abbiamo visto, non sono i soli responsabili del “caro tariffe”. Perciò, prima di punire i consumatori scaraventandogli addosso anche il complesso di colpa, prima di accettare la fatalità , l’ineluttabilità degli aumenti tariffari (“in soli 12 mesi sono aumentati del 5%”- Trefiletti) le Compagnie devono diventare credibili ! Come per i politici. Dice Renzi –“ Prima di imporre qualsiasi sacrificio agli italiani la politica deve ripulire se stessa, deve diventare credibile”. Così il Governo, visto che le Compagnie non lo fanno, avrebbe dovuto (deve) “ripulire le Compagnie” , rendendole credibili magari anche con una legge, ma solo se è “do ut des ”, ti do questo in cambio di quest’altro: Prima bonifichiamo i bilanci truccati, le riserve sinistri gonfiate e l’elusione dell’Obbligo a contrarre , verifichiamo quante truffe vere subisci, vediamo cosa fai e hai fatto per evitarle e POI facciamo una legge che “alleggerisce” i sinistri. Invece, come per la benzina, la bonifica non avviene , ma si continuano a tartassare i consumatori.
La perdita dei diritti
Invece niente. Il Governo, non solo ha dato per scontata la trasparenza delle Imprese, ma non si è nemmeno posto il problema ed è successo che, a fronte di due scontarelli, ha introdotto una serie di grosse limitazioni dei diritti dei consumatori,come dichiara l’avv. Angelo Massimo Perrini che al convegno di Bologna ha presentato una lunga e articolata analisi critica del DL 145/13 e in particolare dell’art. 8 :
1. il danneggiato ha perso il diritto di riparare l’auto dove vuole e, qualora intenda farlo, pagherà di tasca sua la differenza tra il costo di un lavoro eseguito a regola d’arte dal carrozziere di fiducia e quella che gli riconosce l’assicuratore basata sul costo del carrozziere di fiducia della Compagnia;
2. ha perso il diritto al risarcimento del danno se il mezzo non viene riparato.
3. ha perso il diritto all’ integrale risarcimento. In violazione dell’art. 2058 Codice civile, sarà cioè risarcito al semplice valore commerciale del mezzo. Ad esempio un veicolo che vale 5.000 euro può essere riparato e il danno, pacificamente, è sempre stato risarcito fino a un controvalore di sette/ottomila euro secondo i casi concreti e le condizioni del mezzo. Col Decreto non più;
4. ha perso il diritto al rimborso delle spese mediche e di cura, a meno che non li effettui presso centri medici convenzionati con le assicurazioni;
5. ha perso il diritto di “cedere il credito” e pertanto, in caso di riparazione presso un’officina non convenzionata, non solo non verrà integralmente risarcito, ma dovrà anticipare le spese e attendere che la Compagnia paghi il risarcimento;
6. niente più “fermo tecnico”, spese di soccorso e traino, spese per nolo di mezzi sostitutivi e spese di demolizione e reimmatricolazione;
7. la Compagnia potrà attendere fino a 6 mesi per formulare l’offerta;
8. il danneggiato non potrà più prendere visione della documentazione alla base del rifiuto del pagamento e addirittura non potrà agire in giudizio prima di 6 mesi;
9. infine tutti i danneggiati da circolazione stradale perderanno il diritto al risarcimento se non formuleranno una richiesta danni con “precisi requisiti di forma” entro 90 giorni dal fatto.
E’ la somma che fa il totale…
Si…. però…., a fronte di questi sacrifici, le Compagnie offrono sconti….. Allora vediamoli:
– 7% per il montaggio della scatola nera,
– 5/10% per carrozzeria convenzionata,
– 4% per divieto di cessione credito,
– 7% per l’accettazione di medici convenzionati.
Il totale farebbe 28% , ma non è così perché, per dirla con il collega Enrico Cinotti, capo redattore de “Il Salvagente”, nel numero di due settimane fa (lo troverete negli allegati a questo articolo), le Compagnie sono libere di: concedere tutti gli sconti, solo una parte di essi, solo uno o addirittura non concederne nessuno. E’ la somma che fa il totale, diceva Totò, ma qui la somma non c’è…
Cessione del credito e commercio dei sinistri
Tralasciando le considerazioni sulla scatola nera (che comunque sono presenti nell’allegato de “Il Salvagente”) vorrei dire due cose sulla cessione del credito che forse dispiaceranno alla Federcarrozzieri che ha organizzato il convegno di Bologna.
Il problema non mi è del tutto chiaro perché, stando all’intervista rilasciatami da Francesco Avallone, Vice presidente di Federconsumatori, è dalla cessione del credito che scaturisce il fenomeno del cosiddetto “commercio dei sinistri” (Golem del 15 marzo 2013).
Dico subito che non solo trovo comodo, ma indispensabile girare al carrozziere il credito del risarcimento che il danneggiato ha con la compagnia assicuratrice, però mi domando: si può limitare la cessione al mero credito del danno di carrozzeria, oppure no? Perché, nel caso la limitazione fosse possibile, si eviterebbe al danneggiato di anticipare i costi delle riparazioni e si eviterebbero oscure manovre speculative .
Le riparazioni sono tutte a “regola d’arte”?
Stando alle dichiarazioni del direttore dell’Ania Verdone, rilasciate la scorsa settimana nella trasmissione televisiva Rai “La vita in diretta,” le riparazioni, per obbligo di legge, devono sempre essere fatte a regola d’arte e garantite due anni. Sembrerebbe, detta così, che il rischio paventato al convegno di Bologna da Federcarrozzieri che, cioè, le riparazioni fatte in economia siano pericolose, diverrebbe inesistente. Ma , ci dice l’Avv. Marco Bordoni di Bologna- -“chi è in grado di verificare l’esecuzione della perfetta regola d’arte? Il cliente (a sue spese)?”- E poi, se l’Ania è tanto sicura della perfetta esecuzione dei lavori dei propri carrozzieri , considerando che, oltre ad essere la “musa ispiratrice” della nuova riforma, è lei che obbliga i danneggiati a servirsi dei “convenzionati”, è lei la committente ed è lei che fornisce i pezzi di ricambio, che sia lei anche fornire la garanzia dei due anni.
(in allegato un fac-simile di accordo dell’Unipol con i suoi carrozzieri convenzionati). Se volete approfondire cliccate sul link della trasmissione Rai: negli ultimi 5 minuti della trasmissione potrete ascoltare le versioni di Verdone, di Trefiletti e di altri ospiti di rilievo.
Carrozzieri indipendenti e convenzionati . E’ guerra contro Ania e Governo.
Per chi non fosse al corrente della situazione dico subito che il problema è grosso e riguarda la disputa dei carrozzieri indipendenti contro le Compagnie che impongono i convenzionati.
Gli indipendenti accusano la lobby delle Compagnie, e adesso anche i politici che col nuovo decreto “hanno ascoltato” l’Ania, di spingere i danneggiati a far riparare le auto solo dai carrozzieri convenzionati con le Compagnie. Nel braccio di ferro, gli indipendenti (nel loro primo convegno di Bologna hanno riempito due sale di un hotel) utilizzano argomenti di forte presa sul pubblico come il fatto che una riparazione mal fatta sia una riparazione insicura e pericolosa. Perché mal fatta? Perché, sostengono, le Compagnie pagano pochissimo i “propri” carrozzieri. Nel filmato della Rai, l’indipendente afferma che, rispetto al costo medio orario della mano d’opera che oscilla tra i 42 e i 48 euro, le Compagnie pagano “molto, molto meno” e un convenzionato dichiara: ” Un paradosso tutto italiano: le polizze RC auto più alte di tutta l’Europa, le tariffe orarie riconosciute alle carrozzerie più basse d’Europa”.
Allora abbiamo voluto sentire anche l’altra campana . Da un nostro rapido sondaggio telefonico veniamo a sapere che la mano d’opera dei convenzionati si aggirerebbe intorno ai 30 euro l’ora contro i 48 del filmato Rai , ben al di sotto di quel ricarico del 10% del costo industriale al di sotto del quale, come ci ha dichiarato l’Avv. Bordoni, l’artigiano lavora in perdita. Questo fatto costringerebbeil carrozziere convenzionato a guadagnare in altro modo, per esempio montando sul veicolo da riparare pezzi non originali o usati acquistati dagli autodemolitori, a scapito della sicurezza. Ma perché i convenzionati si lascerebbero sfruttare così dalla assicurazioni? La tesi è che i convenzionati guadagnerebbero sul maggior numero delle riparazioni offerte loro dalle Compagnie.
Franco Marchiselli di “Italcar” Bologna (convenzionato con Toro assicurazioni) ci dichiara invece -“ Non è così, io ho accettato perché ci sto dentro e i pezzi di ricambio me li fornisce la Compagnia. Circa il maggior numero delle riparazioni non è del tutto vero. Con i lavori che ci passano le Compagnie abbiamo qualche lavoro in più , ma alla fine non sono moltissimi”.
In effetti le Compagnie, dovendo accontentare decine, centinaia di convenzionati, distribuirebbero a ciascuno pochi lavori –“ma quand’anche le Compagnie”- ci dichiara Samuel Stancanelli indipendente, titolare di Carrozzeria Zanardi di Bologna– “scaricassero centinaia di riparazioni sui convenzionati (a Bologna ce ne sono 150 su 400) questi sarebbero costretti ad acquistare altri macchinari e nuova mano d’opera aumentando così i loro costi e, con i pagamenti delle Compagnie, la loro situazione economica si aggraverebbe ancora di più, ma il fatto è che non farebbero niente di tutto questo creando scompiglio ed aggravando una situazione che , con l’utilizzazione dei soli convenzionati, diventa sicuramente anticostituzionale”.
In Francia pare che le cose non siano molto diverse se, in un avviso emanato dalla CEPC Francese ( Centro Studi Costituzionali) nel 2008, si afferma che: “Le relazioni tra gli autoriparatori e le assicurazioni si comprendono bene partendo dalla considerazione dello stato del mercato di riferimento, caratterizzato dallo sviluppo di pratiche che accentuano la “pressione economica” esercitata dalle Assicurazioni sulle imprese dell’autoriparazione”. (in allegato l’intero documento)
Il punto di vista di politici e operatori
“marchette alle assicurazioni !”
“Fare marchette alle assicurazioni – esordisce il deputato M5SAndrea Colletti in merito alla decretazione d’urgenza discussa l’8 gennaio alla Camera dei deputati – “non penso che sia un requisito di necessità e urgenza come prevede l’art. 67 della Costituzione”- “l’articolo 8 del decreto” – prosegue pungente– “è un’enorme marchetta alle compagnie di assicurazione. Queste ….povere Compagnie… che, solo nel 2012, hanno guadagnato un miliardo e ottocento milioni (sulle spalle degli italiani)…” .
Colletti affronta poi la questione dei testimoni:-“ Colui che ha subito l’incidente non può indicare altri testimoni mentre colui che l’ha creato, e la sua compagnia di assicurazione, può chiamare altri testimoni. Questo, a scapito dei cittadini e a favore delle imprese di assicurazione”.
(Per il video dell’intervento del deputato M5S cliccate qui)
la rivolta dei patrocinatori.
Stefano Mannacio, Presidente del Cupsit, patrocinatori stragiudiziali, prendendosela col Capo del Governo dichiara: “Abbiamo un presidente del Consiglio che vive sulla Luna. Enrico Letta ha parlato di ‘tutela della concorrenza e apertura dei mercati’. Peccato che la rivoluzione alla Rca imposta dal ministero dello Sviluppo sia esattamente l’opposto: distruzione della concorrenza e chiusura dei mercati”: e aggiunge – “Con il risarcimento in forma specifica, punto cruciale della riforma Rca, la riparazione finisce dritta dritta nelle mani delle Compagnie che spingeranno i clienti danneggiati dai carrozzieri convenzionati. Questi lavoreranno con manodopera e ricambi imposti dalle Assicurazioni: prezzi bassissimi a discapito della riparazione che sarà di qualità inferiore. Con riflessi negativi per la sicurezza stradale. Senza contare che il destino di 17.000 carrozzieri indipendenti è a rischio: per sopravvivere, dovranno licenziare. Una norma (il decreto n.d.r.) che ci allontana dal Nord Europa e ci avvicina a Paesi culturalmente ed economicamente arretrati”.
Anche SNA è contrario
Claudio Demozzi, Presidente del maggior sindacato degli agenti, spingendo per la modifica dell’articolo 8 prima della sua definitiva conversione in legge, scrive:-“Per quanto attiene “l’obbligo” di preventiva visione del veicolo, il sindacato ritiene si debba modificare in “facoltà”, a fronte della quale le imprese potrebbero prevedere specifici sconti”. Il sindacato inoltre riconosce la necessità di salvaguardare anche la sopravvivenza di migliaia di persone (60.000) tra artigiani e dipendenti colpiti dal decreto.
Consumatori: un silenzio assordante.
Si domanda Roberto Barbarino di “Mo Bast!”: “…ancora critiche sul decreto…. ma chi ne parla bene? Perché questo silenzio dalle Associazioni dei Consumatori ?”
Già, perché?
Contratto di convenzione Unipol-carrozzieri
Convenzione Unipol-carrozzieri
Prezzi medi Rca Italia – Studio Bcg-Ania
Relazione tra imprese di autoriparazione e assicurazioni – Il protocollo francese
Sconti e limitazioni dei diritti – analisi critica dell’avvocato Perrini
Sconti Rca – I pro e i contro del decreto