Il Podestà di Bologna Liparini incontra Toscanini a Salsomaggiore e gli chiede di dirigere un concerto a Bologna per il festival fascista presieduto dal conte Costanzo Ciano e dal gerarca Arpinati. Il maestro declina l’invito scusandosi di non essere in buona salute. Nel frattempo un gruppo di amici ha organizzato nella stessa città un concerto del maestro in memoria del compositore Giuseppe Martucci.
Con l’inganno il Podestà posticipa la commemorazione e anticipa la celebrazione al teatro comunale. Toscanini ignaro della trappola arriva a Bologna il 14 maggio del 1931 con la moglie e la figlia Wanda. Squadracce fasciste sono in agguato fuori e dentro il teatro.
Toscanini si rifiuta di dirigere “Giovinezza” e viene insultato. Assediato dai fascisti viene colpito al collo e alle spalle con grida minacciose “Morte a Toscanini” L’assedio delle squadracce continua fino all’albergo. Per sottrarlo al linciaggio Ottorino Respighi inventa un sotterfugio. Toscanini rientrato a Milano nella casa di via Durini, scrive una lettera di fuoco a Mussolini denunciando l’accaduto. Il 10 giugno con la sua famiglia Toscanini parte in esilio negli Stati Uniti. Toscanini giura di tornare in Italia quando il duce sarà morto e così accadrà all’indomani della Liberazione dal nazifascismo. Al presidente Roosevelt nel 1943 Toscanini indirizza la seguente lettera: “Le assicuro, caro presidente, che persevero nella causa della libertà la cosa più bella cui aspira l’umanità”. Toscanini tornato a Milano dona un milione di lire per edificare in pochi mesi Scala e l’inaugura l’11 maggio 1946 con un concerto straordinario. Le recite proseguono sino al 14 maggio, gli stessi giorni della commemorazione di Martucci e dell’aggressione bolognese di 15 anni prima. Date volute da maestro per non dimenticare la libertà perduta e riconquistata. Nel teatro del Piermarini quel giorno risuonano le note del Mosè di Rossini e del Nabucco di Verdi che sottolineano il dramma dell’olocausto appena consumato.