VENEZIA. È una presenza antica che ha lasciato il segno, un’impronta visibile in giro per la città di una piccola ma importante comunità che al picco della sua presenza, nel 1750, non ha superato il numero di 90 persone. Oggi gli armeni che vivono in laguna non arrivano a una sessantina, compresi i frati del monastero nell’isola di San Lazzaro, ma l’ importanza che la loro comunità ha avuto nella storia della città è testimoniata dalla grande mostra dedicata alla civiltà armena allestita in occasione del V centenario del primo libro in lingua armena stampato a Venezia (1512) Armenia, impronte di una civiltà. La rassegna, che resterà aperta fino al 10 aprile, è ospitata nei principali musei cittadini lungo un percorso che si snoda dal Museo Correr al Museo Archeologico fino alle Sale monumentali della Biblioteca Marciana. Un itinerario cronologico e tematico di questa civiltà cristiana fin da tempi antichissimi (secondo la Bibbia è sul monte Ararat che si posò l’Arca di Noè dopo il diluvio) che raccoglie oltre 200 opere provenienti da musei e biblioteche dell’Armenia e dell’Europa, tra cui rarissimi manoscritti e miniature, riunite eccezionalmente nella grande mostra veneziana che apre ufficialmente le celebrazioni giubilari in programma a Yerevan, la capitale armena dichiarata dall’Unesco capitale mondiale del libro 2012 e con la quale Venezia si è appena gemellata. La mostra organizzata sotto l’Alto Patronato dei Presidenti della Repubblica Italiana e d’Armenia racconta anche la diaspora del popolo armeno, la cui presenza a Venezia risale al periodo bizantino. Ma è la Serenissima Repubblica che promuove i primi stabili rapporti con il Regno armeno di Cilicia, i cui porti rappresentano un approdo sicuro verso l’Asia e dove fece tappa anche Marco Polo. Scambi e relazioni che intensificano anche la presenza di mercanti armeni a Venezia, documentata anche dalle mappe di Piazza San Marco con le bancarelle degli Armeni in posizione centralissima in occasione delle Fiere della Sensa. Ma nel corso dei secoli e ancora oggi sono la Casa Armena e la Chiesa di Santa Croce il cuore della presenza armena a Venezia, oltre al monastero dell’isola di San Lazzaro. Un legame forte che raggiunse il suo apice nel Settecento, quando fu proprio una ricca famiglia armena – i mercanti di pietre preziose Sceriman, a correre addirittura in soccorso delle casse vuote della Serenissima con una somma di ben due milioni di ducati a “fondo perduto”.