Questo romanzo è descritto sul risvolto di copertina come un potente noir di un autore francese, paragonato per maestria dell’intreccio e complessità delle trame a Jean-Claude Izzo. In realtà definirlo un noir è un po’ riduttivo e sarebbe piuttosto il caso di parlare di un grande romanzo, incentrato sulla guerra in Algeria degli anni Cinquanta.
Tra l’altro lo spunto per la trama parte da fatti realmente accaduti, come ci ricorda alla fine del libro Antonin Varenne: si tratta dei ricordi di guerra di suo padre Pascal.
E Pascal è il nome del protagonista, un ragazzo ventenne cresciuto a Nanterre, comune disastrato a nord ovest di Parigi, che non lascia ai propri figli la possibilità di sognare o sperare in un futuro migliore. Figlio di comunisti, Pascal lavora in fabbrica, ma deve presto lasciare impiego e fidanzata per partire alla volta dell’Algeria.
E’ una brava persona Pascal, ma non ha un carattere remissivo, non è capace di piegare la testa quando più gli conviene e la sua “schiena dritta” invece che encomi, gli varrà una punizione pesante: due anni in Algeria in uno dei posti peggiori che esistano, un avamposto isolato, esposto ai pericoli di attacchi di guerriglia, dove vengono catturati e torturati i prigionieri arabi.
E sono proprio le torture inflitte ai prigionieri, le urla strazianti che Pascal ascolta ogni notte, l’inutile crudeltà dei suoi compagni a renderlo un uomo diverso da quello che avrebbe potuto essere; nei due anni trascorsi in Algeria Pascal cresce ma il suo destino di uomo libero e con la schiena dritta sarà per sempre legato a quel periodo.
La storia di Pascal si alterna a quella di George Crozat, detto il “Muro” o lo “Sbirro”, un poliziotto di Parigi con la passione della boxe, che alterna il suo lavoro al distretto del quattordicesimo arrondissement con gli incontri professionali sul ring. Anche Crozat potrebbe essere una brava persona, ma l’incapacità di prevedere le conseguenze delle sue azioni e la voglia di avere in tasca qualche soldo in più per pagarsi le sue notti d’amore, lo porta a frequentare le persone sbagliate e a commettere azioni degne di un criminale più che di un poliziotto.
Le storie di Pascal e di Crozat si incrociano nella seconda parte del libro, quando un vecchio arabo, mosso da un desiderio di vendetta che dura da oltre cinquant’anni, li farà incontrare. E allora i contorni della storia si faranno sempre più chiari, si scoprirà chi sono i vinti e chi i vincitori e quanto vale la libertà personale.
Un bel libro, avvincente e molto istruttivo per capire quanto siano sbagliate le guerre, se mai ci fosse ancora qualcuno convinto del contrario.
Antonin Verenne, francese, classe 1973, è celebrato dalla stampa francese, che lo paragona a Jean-Claude Izzo e lo proclama un caso editoriale degno di Fred Vargas. In Italia è pubblicato da Einaudi. Il suo primo romanzo, Sezione suicidi, ha vinto numerosi premi ed è stato un successo anche in Italia.
L’arena dei perdenti
Antonin Verenne
Einaudi Stile Libero Big 2013, pp. 295, 18 euro