Parte dal business la riscossa delle donne in Arabia Saudita per allargarsi poi al resto della società in evoluzione dopo gli ultimi cambiamenti politici decisi a Riad. Per la prima volta il consiglio direttivo della camera di commercio e dell’industria della provincia di al Ahsa, nella parte orientale dell’Arabia Saudita, sarà composto per metà da donne.
Lo riporta il giornale pan-arabo edito a Londra, “al Sharq al Awsat”. Il ministro del Commercio e degli Investimenti di Riad, Majed al Qasabi, ha infatti nominato i nuovi quattro membri del direttivo della camera di commercio di al Ahsa, scegliendo due donne. Il ruolo della donna nell’ambito dell’imprenditori saudita vive una fase di crescita senza precedenti se si pensa che solo sei mesi fa la Borsa di Riad ha nominato Sarah al Suhaimi, attuale amministratore delegato della banca di investimento Ncb Capital, primo dirigente donna della Borsa valori saudita. Queste nomine sono secondo gli analisti un segno del cambiamento in atto nella monarchia del Golfo. Al Suhaimi è stata eletta dal consiglio di amministrazione della Borsa valori che comprende rappresentanti della Banca centrale, ministero delle Finanze e del Commercio.
La nomina rientra nel grande cambiamento messo in atto dal volto nuovo dell’establishment saudita, l’erede al trono Mohammed Bin Salman, che nel suo ambizioso programma di riforme “Vision 2030” si è posto come obiettivo quello di aumentare la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro del 30 per cento dall’attuale 22 per cento nei prossimi anni. Al Suhaimi presiederà una delle più importanti piazze finanziarie del mondo arabo in momento particolarmente critico. Dopo il crollo dei prezzi del petrolio nella seconda metà del 2014, l’Arabia Saudita ha avviato una serie di aperture nel mercato finanziario interno e nel 2018 è prevista la quotazione del 5 per cento del colosso energetico Aramco.
Il numero di donne saudite impiegate nel settore privato e registrate presso l’Organizzazione generale delle assicurazioni sociali (Gosi) ha raggiunto la cifra di 496.800 nel trimestre del 2016 con una crescita del 144,62 per cento rispetto al dato del 2012 pari a 203.088. Lo riferisce il quotidiano saudita “Arab News”. Il numero di posti di lavoro del settore privato riservati alle donne saudite è aumentato del 30 per cento in tutto il 2016, con una crescita di circa il 4,1 per cento nel terzo trimestre 2016, secondo le statistiche della Gosi. Circa il 40 per cento delle lavoratrici saudite risiede nell’area della capitale Riad, dove i posti di lavoro riservati alle donne hanno raggiunto la cifra di 203.600, il 21,5 per cento è invece registrato alla Mecca, mentre l’11,4 per cento nella provincia orientale.
Secondo l’imprenditrice saudita Lama al Sulaiman, le donne alla ricerca di un lavoro devono ancora affrontare molte difficoltà, tra cui i trasporti per raggiungere i luoghi di lavoro e la mancanza di asili nido. Intervistata dal quotidiano saudita Al Sulaiman osserva che il tasso di occupazione delle donne riguarda soprattutto piccoli lavori con un impegno orario ridotto. “Il numero di donne occupate dovrebbe essere aumentato”, ha sottolineato l’imprenditrice. In base al programma di riforme “Vision 2030”, il governo saudita si è posto l’obiettivo di portare la quota femminile nel mondo del lavoro dal 23 al 28 per cento, portando il tasso di disoccupazione al 9 per cento entro il 2020.
Anche nel campo accademico si registrano importanti novità: per la prima volta in Arabia Saudita una donna viene nominata rettore di un’università pubblica. E’ quanto accaduto a Taif, secondo quanto riferisce l’emittente televisiva “al Arabiya”, dove Dalal Moheealdin Namnaqani, docente alla facoltà di medicina dell’università pubblica locale, è stata nominata rettore “in base alle sue ragguardevoli qualifiche scientifiche”. A indicarla per questo ruolo è stato infatti il ministro dell’Istruzione saudita Ahmed Al Issa. L’università di Taif, nel sud del regno, è nota per avere delle facoltà miste. Nell’esprimere soddisfazione per l’incarico, la Namnaqani ha affermato che “l’attuale leadership saudita guidata da re Salman considera le donne una componente rilevante a servizio della nazione in numerosi campi, compresi il Majlis al Shura (parlamento consultivo), il mondo accademico e il settore privato”. La nomina è considerata come un segno del cambiamento in atto nella monarchia del Golfo.
Cambiamenti interessano anche quello scolastico. Le scuole pubbliche saudite inizieranno ad insegnare educazione fisica anche per le ragazze a partire dal prossimo anno scolastico. Lo ha annunciato oggi il ministero dell’Educazione saudita in un comunicato stampa. La mossa conferma il percorso riformatrice della nuova leadership saudita rappresentata dall’erede al trono Mohammed Bin Salman, il giovane figlio di re Salman. Finora l’educazione fisica per le studentesse non era obbligatoria nelle scuole pubbliche. A causa delle norme restrittive derivanti dall’islam wahhabita professato nel regno, la maggioranza degli istituti non fornisce questo tipo di insegnamento, presente solo in alcune scuole private.
Riad ha allentato le regole anche dal punto di vista sociale dando maggiore spazio alle donne, come avvenuto il 5 maggio scorso quando con un decreto reale, il re Salman ha ordinato la cancellazione di una serie di norme che imponevano di avere il consenso di un parente maschio (generalmente il marito, il padre o il figlio) prima di avere un posto di lavoro pubblico, iscriversi all’università o accedere a determinate cure mediche. Ufficialmente, nessuna di queste attività è proibita alle donne: ma di fatto la consuetudine prevede che prima di ammettere le donne in un posto di lavoro o in un corso universitario, venga richiesto il consenso del “guardiano”, ovvero l’uomo incaricato di vigilare su di lei. Il decreto reale si inserisce nella lenta ma progressiva apertura del Paese al mondo esterno a cui si assiste da poco più di un anno: salito al trono con la fama di conservatore due anni fa, il re Salman sta tentando di portare il Paese verso una progressiva apertura. Il ruolo delle donne nel futuro è uno dei pilastri di Vision 2030, il piano di sviluppo che promette di rivoluzionare il volto della società saudita entro appunto il 2030, la cui attuazione è nelle mani del vice erede al trono principe Mohammed bin Salman, il trentenne che incarna, nell’idea del re suo padre, il futuro del regno.