“Il Jobs Act rappresenta un ottimo strumento che ci porta in linea con l’Europa. Ci sono però alcuni assestamenti da fare: le nostre proposte puntano su un rilancio del contratto di apprendistato attraverso l’esonero totale della contribuzione e della parte fiscale a carico dell’azienda ed il riconoscimento ufficiale della formazione svolta sia interna che esterna. Questo porterebbe allo sviluppo di sinergie tra il mondo del lavoro e quello della scuola e dell’università, per la creazione di percorsi formativi condivisi”. Lo ha dettoAchille Coppola, segretario nazionale dei commercialisti italiani, nel corso del form “Imprese e lavoro nel Jobs Act”.
“Un’altra proposta – ha spiegato Vito Jacono, consigliere Cndcec – riguarda lo sviluppo della contrattazione di prossimità per il superamento dei limiti imposti dalle norme introdotte per l’abrogazione del contratto di lavoro a progetto, come ad esempio nel settore della formazione professionale”.
“I commercialisti rappresentano un supporto fondamentale per il tessuto imprenditoriale e fungono da termometro dell’economia”, ha evidenziato Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli. “Per questo motivo, la professione ha le competenze per avanzare indicazioni semplici e snelle per migliorare il Jobs Act, che è comunque un primo importante elemento”.
“Avanziamo proposte affinché si creino misure che non portino un’occupazione solo momentanea – ha ricordato Antonio Alfè, componente Commissione Lavoro Cndcec – Per questo motivo crediamo sia necessaria una riduzione generalizzata della contribuzione e un rilancio dell’apprendistato, che ad oggi è a livelli molto bassi”.
Secondo Giovanni Granata, consigliere Odcec Napoli, “i commercialisti possono essere d’aiuto alle aziende per generare nuove opportunità di lavoro, dando allo stesso tempo indicazioni e suggerimenti alle istituzioni per la realizzazione di nuove norme”.
“Il Jobs Act è un complesso di misure interessanti che può portare risultati utili – ha evidenziato Paolo Longoni, consigliere di amministrazione Cnpr – Per aumentare l’occupazione sono però necessari investimenti, e i professionisti possono dare un contributo importante alle imprese per migliorare la loro propensione a investire meglio”.
In conclusione, Giovanni Battafarano, segretario generale dell’Associazione Lavoro-Welfare, “gli ultimi dati segnalano una crescita dell’occupazione: da un lato si tratta di una trasformazione di contratti precari in stabili; ma c’è anche una quota di occupazione aggiuntiva grazie ad elementi quali il calo del prezzo del petrolio, la manovra di Draghi e soprattutto gli sgravi contributivi e l’eliminazione della voce lavoro dall’Irap. Occorre rendere strutturali questi incentivi”.