Nel 2008 è stato chiamato ad assumere la carica di Amministratore Unico del Casinò di Saint-Vincent, nel 2010 loè diventato anche per la S.T.V. S.p.A., società che gestiva il Grand Hotel Billia e l’annesso Centro Congressi, che poi è stata incorporata nella nuova Casino de la Vallée S.p.A., società che tuttora amministra. Dal 2007 fa parte del Consiglio Direttivo della Federgioco e dal 2012 ne è il Presidente.
Presidente qual’è la situazione delle case da gioco in Italia, quali sono stati gli impatti della raccomandazione Antiriciclaggio n°22 a cui le case da gioco europee devono attenersi?
La situazione generale delle Case da gioco in Italia, al pari del resto dell’economia, è alquanto difficile, il comparto ha perso circa il 18% di fatturato nel 2012, per alcuni Casinò, Saint-Vincent escluso, si tratta del terzo anno di risultati in caduta. Le cause di questo grave peggioramento sono diverse: la concorrenza aggressiva e del tutto incontrollata esercitata dal cosiddetto Gioco Pubblico, frutto di una sconsiderata liberalizzazione promossa dallo Stato, la perdurante grave congiuntura economica che attraversa il Paese, la pesante limitazione sulla circolazione del contante ulteriormente imposta dal Governo Monti che, oltre a penalizzare il nostro comparto, ha messo letteralmente in ginocchio tutta la cosiddetta filiera del lusso, Made in Italy in primis. Su questo tema specifico, considerato che lei giustamente ha citato la direttiva europea emanata sul tema, in realtà il nostro Governo, nell’adottarla, sin dall’inizio, l’ha resa molto più vincolante e penalizzante, ponendo, di fatto, le case da gioco italiane fuori dal mercato e quindi alla mercè anche della concorrenza straniera che, ovviamente, non deve sottostare alle stesse limitazioni.
A suo parere ci sono delle modifiche o migliorie da apporre alla attuale disciplina Antiriciclaggio per ciò che riguarda le case da gioco italiane, soprattutto per ciò che riguarda la concorrenza delle vicine case da gioco svizzere?
Cito un provvedimento per tutti, premesso che le case da gioco italiane provvedono alla registrazione di tutti i dati di tutti clienti, ad ogni ingresso nelle sale da gioco, quello di autorizzare l’uso del contante con limitazioni meno rigide, equiparandolo a quello previsto nelle nazioni confinanti. Tecnicismi a parte, la ratio della norma è da sempre quella di scongiurare la trasformazione del contante in vincita, senza produrre alcuna attività di gioco. Questo è il vero problema, su cui da sempre le case da gioco operano uno strettissimo controllo che produce, nel rispetto delle norme in vigore, segnalazioni di operazioni sospette che vengono puntualmente indirizzate agli enti competenti. Non rappresenta certamente una soluzione quella di godere dello stesso regime previsto per le attività di gioco che si svolgono all’esterno dei Casinò, per le quali non è previsto nessun obbligo di registrazione del cliente, con alto rischio per una reale tutela dei minori e di vanificazione dell’efficacia delle norme anti riciclaggio. Bisogna inoltre considerare che la norma a livello italiano è stata del tutto snaturata in quanto i limiti più stringenti rispetto alla direttiva europea sono stati adottati al fine di combattere l’evasione fiscale e, in parte, per creare un database utile ad agevolare verifiche sempre di tipo fiscale. Aspetti che solo limitatamente impattano con il riciclaggio di denaro di provenienza illecita, in realtà si utilizza la leva dell’antiriciclaggio per finalizzare azioni di controllo fiscale.
Cosa ne pensa della legge entrata in vigore il primo gennaio 2013 a tutela delle ludopatie, a suo parere è migliorabile?
Il tentativo messo in atto dal Governo con l’emanazione del cosiddetto Decreto Balduzzi, di regolamentare l’attività di comunicazione per scongiurare eventuali effetti negativi prodotti da un approccio al gioco non responsabile, non può che incontrare il nostro più ampio consenso. Di fatto, i Casinò italiani da oltre 60 anni hanno come priorità la tutela del cliente sotto ogni aspetto, incluso l’accoglimento delle richieste di inibizione all’ingresso nelle sale da gioco che provengono dai famigliari di giocatori in temporanea difficoltà. È fisicamente impossibile che un minorenne possa entrare in un Casinò. Purtroppo molti degli interventi proposti in prima stesura del decreto sono stati osteggiati perché avrebbero danneggiato i concessionari che operano nell’ambito del cosiddetto Gioco Pubblico e, indirettamente, le entrate dello Stato, pertanto il testo definitivo è stato un po’ rimaneggiato risultando abbastanza annacquato. È comunque positivo che si sia cercato di inquadrare meglio il problema e di porre dei rimedi. È incredibile, invece, che in Italia si sia liberalizzato il gioco a livelli non paragonabili in nessuna parte del mondo, senza prevedere una regolamentazione volta ad attenuare gli effetti collaterali che immediatamente, la liberalizzazione stessa avrebbe prodotto.