Angèle et Tony
regia di Alix Delaporte, Fra 2010, dvd Cecchi Gori Homevideo, dur. 87`, 14 euro
Una donna (Angèle) e un uomo (Tony) si incontrano rispondendo a un annuncio per cuori solitari. Socialmente lei è inaffidabile mentre lui è affidabile; lei è scaltra, di mentalità pratica, legata al momento, lui è più posato, riflessivo e anche romantico; lei è molto bella e indipendente, lui grassoccio, bonario e legato alla famiglia. Entrambi stanno vivendo delle difficoltà, ma le affrontano in modo diametralmente opposto. Angèle è appena uscita dal carcere perché ritenuta responsabile di un incidente che è costato la vita al marito, ha un bambino che è stato affidato ai nonni paterni ed è disposta a fingere di essere quella che non è pur di ottenere un riavvicinamento col figlioletto. Tony è un pescatore, vive in Normandia con la madre, lavora con lei e col fratello, il padre è scomparso in mare durante una battuta di pesca, le cose non vanno bene, il settore è in crisi ma lui è convinto che affrontando a testa bassa i problemi ne usciranno. È nel confronto fra questi due mondi che Alix Delaporte – al suo esordio cinematografico accolto positivamente lo scorso anno alla Settimana internazionale della critica di Venezia – innesta un processo di repulsione e di attrazione che da anima e ritmo a questo film dall`impianto drammatico e dai risvolti da commedia sentimentale. Ad alimentare il gioco delle differenze concorre anche la scelta dei due protagonisti Clotilde Hesme e Grégory Gadebois, entrambi molto bravi ma – in Francia ci tengono molto a sottolinearlo e fanno bene – attrice la prima, comedien ovvero diplomato alla Comédie française, quindi di formazione classica il secondo.
Tre casi di assassinio
regia di David Eady, George More O’Ferrall, Wendy Toye, Gran Bretagna 1955, dvd Cecchi Gori Homevideo, dur. 99`, 14 euro
Il titolo originale di questa pellicola a episodi è Three Cases of Murder (in Italia uscì anche come Tre casi di omicidio), con Wendy Toye che firma la regia di In the Picture, David Eady di You Killed Elizabeth e George More O’Ferrall Lord Mountdrago. Nel primo filmato, il pittore Jarvis è attratto dalla casa raffigurata in un quadro a dir poco singolare. Durante una conversazione con un non ben precisato Mr. X riesce ad abbandonare la stanza in cui si trova per visitare l`abitazione del dipinto. Lì incontra un minaccioso tassidermista che dovrà fronteggiare a rischio di non poter più tornare sui propri passi, nel mondo reale. Nel secondo episodio, due amici si innamorano della stessa donna, e quando questa viene uccisa si ritrovano entrambi sospettati. Nel terzo, il braccio di ferro fra i protagonisti è ambientato nel mondo del potere. Owen è un uomo politico in forte contrasto con il segretario agli affari esteri, un detestabile lord Mountdrago. Il loro è uno scontro senza esclusioni di colpi, tutto si rivelerà lecito persino il ricorso alle forze oniriche. Il clima in tutti gli episodi è fortemente condizionato da quella sottile linea di demarcazione che corre fra percezione soggettiva e oggettiva, realtà e immaginazione, fra naturale e soprannaturale più che fantastico. Tre storie interessanti con un cast di livello (John Gregson, Elizabeth Sellars, Eddie Byrne, Helen Cherry) fra cui spicca un arrogante Orson Welles.
Il buio nella mente
regia di Claude Chabrol, Fra/Ger 1995, dvd Sony Pictures Home Entertainment, dur. 112`, 14 euro
Dei cineasti della Nouvelle Vague, Claude Chabrol è stato senza dubbio quello che si è maggiormente concentrato nella descrizione del mondo borghese d’oltralpe, con le sue contraddizioni, le apparenze e le ipocrisie, l’incapacità nel rinnovarsi. Attento fin nei minimi particolari, feroce nella descrizione dei rapporti, Chabrol adatta il romanzo A Judgement in Stone (La morte non sa leggere, 1977) di Ruth Rendell che ha come protagoniste due donne estranee al mondo alto-borghese, molto diverse l’una dall’altra ma entrambe incapaci di relazionarsi con quell’ambiente percepito così lontano e sofisticato da trasformare un senso di invidia latente in una manifesta ondata di odio. La famiglia dei Lelievre che vive in una sontuosa villa in un piccolo centro della Francia settentrionale, non lontano da Saint Malo, fa da sfondo impeccabilmente snob a questo film drammatico di grande intensità narrativa ed espressiva che si dipana seguendo le pieghe di una sofferenza psicologica. Jacqueline Bisset e Jean-Pierre Cassel – raffinato attore del cinema d’oltralpe e padre di Vincent – sono i coniugi che assumono una nuova domestica, Sophie (Sandrine Bonnaire). La giovane è taciturna e schiva, ma molto efficiente. Ha un problema di dislessia non dichiarato per cui si mostra insofferente alle disposizioni lasciate scritte dalla signora Lelievre. Il suo, comunque, sembra l’atteggiamento di chi tiene distinta la vita privata da quella lavorativa, forse per preservarla o per semplice timidezza. Certo è difficile intuire dal comportamento di fredda estraneità, dalla tendenza ad annullarsi anziché a misurarsi con l’estraneo che la giovane donna può improvvisamente trasformarsi e diventare capace di qualsiasi azione. Le fa da contraltare Jeanne (Isabelle Huppert), l’invadente postina del paese, impicciona e ciarliera, con la quale Sophie lega bene, anzi perfettamente come un detonatore in un panetto di trinitroglicerina lanciato in una polveriera. Per la migliore interpretazione femminile Sandrine Bonnaire e Isabelle Huppert vinsero la Coppa Volpi alla 52ª Mostra di Venezia.