“Lo stop alla procedura d’infrazione per eccesso di deficit comunicato dalla Ue al Governo italiano, ricorda per l’ennesima volta che il nostro Paese ha un pesante deficit in termini di amministrazione della giustizia che richiede maggiori investimenti e modifiche. L’avvocatura italiana è pronta a fare la sua parte, ma anche altri soggetti devono fare la loro se vogliamo recuperare il gap con gli altri paesi europei.”
Lo dichiara Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, che continua – “ Il Consiglio dell’Unione Europea chiede di completare la riforma della giustizia civile, abbreviare la durata eccessiva dei procedimenti e ridurre il volume dell’arretrato e il livello di contenzioso. Gli avvocati sono pronti a fare la loro parte, ma la durata eccessiva dei procedimenti è dovuta a investimenti del tutto insufficienti nel settore giustizia. Occorre dunque investire di più e meglio e, contemporaneamente, è necessario far entrare a regime al più presto il processo telematico, che sarà indispensabile se la riorganizzazione dei Tribunali sul territorio effettivamente procederà. Quanto ai meccanismi extra giudiziali di risoluzione delle controversie, auspicate dalla Ue, gli avvocati si sono dimostrati disponibili a contribuire alle soluzioni, senza bisogno di rispolverare pregresse esperienze fallimentari : lo abbiamo ribadito al Ministro Cancellieri non più di due giorni fa.”
“Ma il confronto – aggiunge Perifano – deve essere effettivo e non prevenuto, nella consapevolezza che non c’è giustizia, e riforma vera, senza avvocati.Tutti i nodi poi vengono al pettine: anche l’Europa sottolinea che la riforma forense ha segnato una battuta d’arresto nel percorso di modernizzazione verso il quale erano state avviate le professioni. E per questo, come deciso dal Congresso di Bari, è necessario mettere subito mano alle modifiche che ci facciano riguadagnare il tempo perduto.”
“Non sfugge a nessuno – conclude Perifano – che l’avvocatura, con un legale ogni 204 abitanti, sia già fortemente inflazionata, e dunque la via delle liberalizzazioni non passano attraverso una deregulation del settore, ma piuttosto in una revisione del sistema che è oggi ancora troppo rallentato da lacci e lacciuoli burocratici, oltrechè da riserve, anche anacronistiche e ingiustificate che resistono nonostante tutto. Gli avvocati hanno già dato, ampiamente. Ora tocca ad altri.”