“L’Avvocatura in Italia sta attraversando uno dei suoi momenti più difficili, e sconta una chiara difficoltà a farsi interprete presso le istituzioni delle esigenze dei professionisti più giovani e delle necessità dei cittadini. E’ evidente che gli avvocati scontano una carenza in termini di rappresentanza, così come evidenziato anche dal rapporto CENSIS sull’avvocatura reso noto oggi. Non possiamo più nascondere il fatto che il modello dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, oggi, a distanza di più di vent’anni dal suo momento fondativo, deve ritenersi superato e inidoneo per realizzare l’unità dell’Avvocatura e assicurare il rispetto delle mozioni adottate dal congresso che si celebra ogni due anni. E che lo stesso Consiglio Nazionale Forense, rappresentante istituzionale ma non politico, che in questi mesi sta caratterizzando la sua attività con iniziative discutibili sul piano della opportunità e della legittimità, necessita di una profonda riforma, a partire dalle modalità con cui ne vengono designati i componenti e dalla separazione dei poteri legislativo, amministrativo e giurisdizionale”.
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, che a nome dell’associazione e sulla scorta di un deliberato del suo consiglio nazionale adottato all’unanimità, prende una forte presa di posizione all’interno dell’avvocatura sulla rappresentanza della categoria.
“E’ insufficiente e inadeguato l’operato dell’OUA perché – continua Pansini – è sotto gli occhi di tutti come i temi della governance, della modernizzazione della professione, delle lacunosità della legge professionale e dell’attuazione delle mozioni congressuali, non abbiano ricevuto quell’attenzione che gli avvocati italiani reclamano da anni. Tanti e troppi rimangono le questioni sul tappeto: le specializzazioni, l’abilitazione per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori, le resistenze a nuove forme di organizzazione della professione in forma associata, societaria e multidisciplinare, e soprattutto le difficoltà dei giovani avvocati, che scontano l’assenza di garanzie e tutele in loro favore. ANF, inoltre, non rinuncia all’idea di unità dell’Avvocatura ma opta per una diversa via per realizzarla”.
“Serve una svolta, se non vogliamo che l’avvocatura continui ad avvitarsi su stessa, e questa svolta deve passare per una reale modernizzazione della professione e una riforma della legge ordinamentale che punti alla separazione dei poteri legislativo, di governo e giurisdizionale, oggi tutti in capo al CNF, e a nuove modalità elettive dei componenti del Consiglio Nazionale Forense” – conclude Pansini.