Seguitando il discorso sulla Luna, ricordiamo che, secondo alcuni studiosi, le figure di Artemide e di Ecate non partecipano della lunarità, almeno in origine. Vero è, peraltro, che si tratta di “dee delle donne” e dee di tal genere, inevitabilmente, finiscono prima o poi per assumere caratteristiche lunari. Non sembra improprio, quindi, il richiamare anche la figura di Atena.

Inghiotte Zeus la sua prima sposa, Metis, già incinta. E nasce, al tempo dovuto, dal cranio del re degli dèi spaccato dall’ascia di Efesto, Atena, vestita ed armata di tutto punto: “… quel dì che per l’arte di Efesto/ pel cozzo di bronzea scure/ dal sommo cerebro del padre/ Atena balzò fuor cacciando/ un urlo acutissimo, immane,/ e per tutta la terra e il cielo/ un orrido brivido corse” (Pindaro, Olimpia VII). Questa nascita, nell’opera scultorea di Fidia, assume un significato cosmico. Le divinità del cielo, della terra, del destino, assistono all’evento – inquadrato fra il carro del Sole che balza a volo dal mare verso il cielo e la quadriga della Luna che si inabissa nei gorghi del mare.

E’ vergine, Atena, Parthénos. Mai il sogno d’amore per un uomo o un dio turba la calma gravità della fronte serena della dea; né appare mai colpita da femminili frivolezze (“Non ama Atena i profumi, Non datele uno specchio…” recita Callimaco). E’ combattente; in armi veglia su Atene dall’alto dell’Acropoli, con la magica egida che, sola tra gli Olimpii, a lei concede di portare il padre. Ma, pur valorosa in battaglia, non è dea della guerra; solo, difende eroi, città di gente oppressa o in pericolo; ella accorre ovunque è un diritto da difendere, una giusta causa minacciata. Sua compagna e ancella è Nike, l’alata dea della vittoria, ella pure figlia di Zeus. Vergine Atena, e tuttavia chiamata, in Elide, Madre (le madri l’adoravano). Come si vede, affinità con Artemide. Ed è anche glaucopide, Atena; e il termine, può significare “dagli occhi azzurri”, ma anche “dagli occhi di civetta”. La civetta, infatti, è suo attributo. La civetta che vede nel buio, come la Luna; e quindi, vedendo, sa. Conosce i misteri del buio, è sapiente. E dea della sapienza è anche detta, Atena; identificata, in Italia, con Minerva, Menerua, il cui nome può derivare dalla radice indoeuropea men, che designa, come ricorda il Dumezil, tutte le attività intellettuali. Ma è solo un’omofonia quella con Mene e con mensis? Il tempio di Minerva sull’Aventino fu – interessante – centro di una corporazione di scrittori e attori nel periodo della seconda guerra punica (218-201 c.C.). Guerra. E anche combattente, solo per i suoi favoriti, appare la greca Atena; bellicosa; un po’ come Artemide.

Ancora va ricordato il dio (non dea) della Luna assiro-babilonese, Sin, grande fecondatore. Ora, se la Luna, rispetto al Sole, può essere vista femminile e ricettiva, rispetto alla Terra ben può apparire maschile: ‘ché, ricevuto il raggio solare, lo riflette, indirizzandolo sulla Terra e, in questo, svolge funzione mascolina di theòs mén, Deus Lunus.

E adesso un giochino che permette di capire quando la Luna sia calante o crescente. Si dirà: ma c’è già il vecchio detto per cui “gobba a levante, Luna calante; gobba a ponente Luna crescente”. Sì, ma si potrebbe non sapere qual è il levante e qual è il ponente. Per cui, bisogna procedere in questo modo: si guarda la mezzaluna e si vede se forma una C oppure una D. Al che si potrebbe pensare che la C stia per crescente e la D per decrescente (o calante). Ma la Luna è… donna e, quindi, mente (ci perdonino le signore e signorine); e così, quando dice C, in realtà è calante, e quando dice D in realtà è crescente.

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