Sempre attento alla produzione sinfonica dei compositori americani del Novecento, Michael Tilson Thomas ne è da tempo uno dei migliori interpreti, come testimonia questo bel SACD (registrazione live alla Davies Symphony Hall di San Francisco nel 2012) dedicato agli “anticonformisti” americani.

Scopriamo così due pezzi rari di Henry Cowell (1897-1965), composti negli anni Trenta: Synchrony, lavoro solenne, introdotto da una lunga melodia della tromba sola, pieno di interessanti soluzioni timbriche, di poliritmie delle percussioni, squarci pieni di mistero; e l’estroverso Concerto per pianoforte, che ha l’architettura in tre tempi di un concerto classico (Polyharmony, Tone Cluster, Counter Rhythm), ma con una scrittura fatta di pattern ritmici asimmetrici e incalzanti, e una tecnica pianistica molto originale, fatta di cluster, effetti percussivi, ampi salti di registro, affrontata con grande sicurezza ed eleganza da Jeremy Denk. Di Lou Harrison (1917-2003), che è stato allievo di Cowell, è qui registrato il Concerto per organo con percussioni e orchestra del 1972. Pezzo pieno di immaginazione, con momenti ipnotici, rapinosi, altri un po’ naïf. Alle sontuose sonorità dell’organo (costruito per la Davies Symphony Hall dalla ditta padovana dei Fratelli Rufatti), con le sue fasce armoniche e cluster (da eseguirsi col palmo della mano, ma anche con tavolette di legno), fa da sfondo un orchestra brillante e piena di percussioni metalliche, con echi di gamelan indonesiani. Vi si colgono echi di Messiaen ma soprattutto di Varèse, padre di tutti gli anticonformisti americani, presente in questo cd con la versione del 1927 di Amériques. Prima composizione scritta da Varèse dopo il suo trasferimento dall’Europa agli Stati Uniti, con un titolo emblematico (che per Varèse «non era descrittivo di un luogo geografico, ma piuttosto l’espressione simbolica delle scoperte di nuovi mondi sulla terra, nello spazio o, ancora, nello spirito degli uomini»), è resa da Tilson Thomas con grande vividezza, ma cogliendo bene anche lo sviluppo drammatico che lega insieme, in una grande arcata, le eruzioni laviche di suoni, gli arresti improvvisi, i rapidi crescendo, la coda incantatoria che conduce l’opera al parossismo sonoro. 
American Mavericks
di Henry Cowell: Synchrony, Concerto per pianoforte e orchestra
Lou Harrison: Concerto per organo con percussioni e orchestra
Edgard Varèse: Amériques
Pianoforte Jeremy Denk, organo Paul Jacobs
San Francisco Symphony, direttore Michael Tilson Thomas
Super audio cd (ibrido) SFS Media 0056

 

Telemann cd loreleyOpere per clavicembalo
di Georg Philip Telemann
Clavicembalo Olivier Baumont
Cd Eurodisc/Loreley LY 052
Bella antologia della produzione clavicembalistica di Telemann, non sterminata come il resto della sua opera, e che rivela la sensibilità, la varietà espressiva e anche un certo gusto eclettico di un compositore che nella sua epoca fu considerato anche superiore a Bach e Händel. Questa registrazione mette insieme sei Fantasie, l’Ouverture in sol maggiore, in puro stile francese, il Concerto in Sol minore, in stile vivaldiano e trascritto da Bach, tre Corali luterani, restituiti con rigore e intelligenza musicale da Olivier Baumont. Il clavicembalista e musicologo francese, allievo di Huguette Dreyfus e di Kenneth Gilbert, seguace di Scott Ross, esperto di barocco francese, sottolinea le minime sfumature timbriche e i diversi umori che emergono in questi lavori, imprimendo ad essi una grande verve, un gusto molto moderno. Ha scelto cinque diversi strumenti, per rendere al meglio i diversi stili: due clavicembali francesi (un Jacques Goermans del 1774, e uno anonimo di fine Seicento), due italiani (un clavicembalo fiorentino del 1610 e uno piemontese del 1720), e un clavicordo austriaco della seconda metà del Settecento, dalle sonorità morbide, delicatissime, impiegato per l’esecuzione dei tre corali. 

 

Enescu ondineSinfonia n.2 op.17, Sinfonia da camera op.33
di George Enescu
Tampere Philharmonic Orchestra, direttore Hannu Lintu
Cd Ondine ODE 1196
Il catalogo di composizioni di George Enescu è piuttosto esiguo: conta solo 33 numeri. Eppure l’interesse per la composizione si era manifestato precocemente, già all’età di cinque anni, e l’intera sua esistenza fu divisa tra l’attività di violinista e quella di compositore, che considerava anzi la sua vera vocazione. Ma Enescu era un perfezionista, sottoponeva le sue partiture a continue revisioni, fece pubblicare solo pochi lavori, accuratamente selezionati, all’interno di una produzione assai più vasta, come hanno dimostrato le recenti ricerche musicologiche: centinaia di composizioni in-progress, manoscritti abbandonati a diversi stadi di elaborazione, mai completati, e ora conservati presso il Museo Enescu di Bucarest. I due lavori registrati in questo cd (primo di un ciclo che l’orchestra finlandese di Tampere intende dedicare al grande compositore rumeno) sono un esempio della cura estrema posta nella costruzione formale e nell’orchestrazione, anche se appartengono a due fasi nettamente distinte della sua carriera. La Seconda Sinfonia fu infatti scritta tra il 1912 e il 1914, ed è una partitura estremamente sviluppata, con complesse trame contrappuntistiche, un’orchestrazione opulenta di derivazione straussiana, un fantasioso uso delle percussioni, un gioco tematico che si dipana come un flusso continuo. La Sinfonia da camera è invece l’ultima composizione di Enescu, scritta nel 1954, un anno prima della morte. La piena maturazione del suo linguaggio si coglie nella forma condensata, nella capacità di creare texture di impatto sinfonico con un gruppo limitato di strumenti, spesso dominati dal pianoforte e dalla tromba, nell’uso di elementi atonali, nel contrappunto più depurato. Entrambe sono affidate alle cure di Hannu Lintu (direttore dell’Orchestra filarmonica di Tampere dal 2009 e da quest’anno dell’Orchestra della radio finlandese) che sta emergendo con forza nella scena internazionale, sulla scia delle grandi star finlandesi del podio. La sua lettura è di una chiarezza esemplare, si ammira per la capacità di mettere in evidenza l’ordito timbrico anche nei momenti di massima densità, con un grande controllo degli equilibri dinamici e timbrici. Da perfezionista, insomma, proprio come Enescu.  

 

Mozart Concerti K 453 595 hyperionConcerti per pianoforte K 453 e K 595
di Wolfgang Amadeus Mozart
Pianoforte Angela Hewitt
Orchestra da Camera di Mantova, direttore Hannu Lintu
Cd Hyperion CDA67919
Dopo essersi cimentata con Bach, Beethoven, Schumann, Chabrier, Granados, Messiaen, Rameau, Ravel, Chopin, Angela Hewitt ha iniziato nel 2011 un integrale dei concerti per pianoforte di Mozart, per la Hyperion. La pianista canadese (che ha iniziato a studiare il pianoforte a 3 anni, che si esibiva in pubblico già a 4, allieva del pianista francese Jean-Paul Sévilla, vincitrice del Concorso Viotti e del Concorso Dino Ciani) affronta qui due fra i più celebri concerti mozartiani, con una lettura ricca di colori, di sfumature, e di suprema eleganza, in un perfetto affiatamento con Hannu Lintu, che dal podio trova sempre il giusto equilibrio ma è capace anche di aprire squarci eroici e illuminazioni imporvvise. La Hewitt sfoggia un suono nitido, dipana con grazia e sicurezza i frequenti cambi di ritmo e le fratture stilistiche del Concerto in sol maggiore, facendo fluire tutto con estrema naturalezza. Abilissima nel perlage, nel legato, nei disegni imitativi tra le due mani, sottolinea con emozione ogni slittamento modulante, è attenta ai minimi contrasti, riesce a imprimere un carattere, un umore particolare a ogni variazione del finale. Ma coglie anche bene la vena malinconica che pervade il Concerto in si bemolle maggiore, l’ultimo scritto da Mozart, i momenti di mistero, i sospiri preromantici che si celano dietro la scorrevolezza delle volute pianistiche, dietro la regolarità quasi ipnotica della costruzione. Da lodare senza riserve anche la prova dell’Orchestra da camera di Mantova. 

 

Prokofiev naxosSinfonia n.5 op.100, L’Anno 1941 op.90
di Sergej Prokofiev
Orchestra sinfonica di São Paulo, direttore Marin Alsop
Bly-ray NBD 0031
Nata nel 1956 a New York, Marin Alsop è una direttrice d’orchestra, emersa negli ultimi anni per il suo stile brillante, coloristico, molto adatto al repertorio americano cui si dedica assiduamente. Da poco è stata nominata direttore stabile dell’Orchestra Sinfonica di Saõ Paulo, una delle eccellenze mondiali in campo orchestrale, e con questa orchestra ha avviato, per la Naxos, un’integrale delle sinfonie di Prokofiev, che comprende anche altri lavori sinfonici. Questa prima uscita mette insieme due partiture legate in qualche modo alla Seconda Guerra Mondiale. L’anno 1941 è una suite sinfonica scritta come risposta all’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, pezzo in tre movimenti, che evocano una battaglia, una scena notturna, un trionfante inno di vittoria. La lettura della Alsop è frenetica ma anche piena di lirismo, fa risaltare la scrittura orchestrale lussureggiante e i momenti guerreschi più tempestosi. Solida, dal respiro eroico è anche la sua interpretazione della monumentale Quinta Sinfonia, che fu eseguita nel 1945 nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca qualche minuto dopo l’annuncio della vittoria dell’Armata Rossa. La Alsop segue lucidamente le trame tipiche del costruttivismo di Prokofiev, accentua la tensione che serpeggia nel primo movimento (Andante), il carattere caustico dello scherzo (Allegro marcato) mettendo in risalto le trame pungenti dei fiati e i continui cambiamenti di ritmo, il tono lirico più che quello tragico del terzo movimento (Adagio), il carattere trionfante e melodioso del finale (Allegro giocoso). L’interpretazione della Alsop, insomma, non sfigura al confronto con quelle mitiche di Bernstein, Levi, Ozawa, Tennstedt, Gergiev, Neeme Järvi. In più la resa sonora è esaltata dal blu-ray-audio, per chiarezza di suono e ricchezza di armonici: una delizia per gli audiofili. 

Rossini Semiramide dynamicSemiramide
di Gioacchino Rossini
Interpreti: Myrtò Papatanasiu, Ann Hallenberg, Josef Wagner, Robert McPherson, Igor Bakan, Julianne Gearhart, Eduardo Santamaria
Orchestra sinfonica della Vlaamse Opera, direttore Alberto Zedda
3 cd Dynamic CDS674
Opera registrata a Gent nel gennaio del 2011, e poi ripresa con grande successo al festival di Edimburgo nell’estate dello stesso anno, questa Semiramide ha fatto molto discutere per la regia di Nigel Lowery che ha spostato la vicenda nel moderno Iraq. Ma sono indiscutibili le qualità dell’interpretazione musicale. Il veterano Alberto Zedda dimostra di conoscere benissimo la drammaturgia musicale rossiniana, e sfoggia anche qui il suo suono tagliente e brioso, in un’esecuzione filologica, basata sull’edizione critica della partitura, senza tagli e con tutte le riprese. Rendendo dunque giustizia allo studiatissimo equilibrio formale che Rossini ricercò nella sua ultima opera scritta per i teatri italiani, tratta dalla Tragédie de Sémiramis di Voltaire, messa in scena alla Fenice di Venezia nel 1823, summa della sua esperienza nel campo dell’opera seria. In quest’opera, che sembra riassumere insieme le tragedie di Edipo, di Macbeth e di Amleto (nell’antefatto la regina di Babilonia cospira col principe Assur per uccidere il marito Nino, mentre il sacerdote Oroe porta via Ninia, figlio della coppia reale, per proteggerlo da quelle trame omicide. 15 anni dopo, Semiramide vorrebbe sposare Arsace, capo delle armate di Babilonia, che si rivela essere proprio il figlio ritenuto scomparso), i ruoli vocali di Semiramide, Arasce e Assur, richiedono un grande virtuosismo vocale e per questo divennero cavalli di battaglia di interpreti come Joan Sutherland, Marilyn Horne, e Samuel Ramey. In questa edizione si difende molto bene il soprano greco Myrtò Papatanasiu, nel ruolo eponimo: voce copiosa, canto elegante ed espressivo, con colorature morbide, molto fluide (ad esempio nell’aria «Bel raggio lusinghier»), ma capace di imprimere il giusto dinamismo e pathos nel cogliere le emozioni della regina angosciata dai sensi di colpa. Il mezzosoprano svedese Ann Hallenberg è un Arsace dalla voce robusta e vellutata, che si fonde magnificamente nei duetti con Semiramide. Virile, possente il timbro del giovane Josef Wagner, che caratterizza molto bene il prepotente Assur, anche se difetta nell’agilità. Non manca l’agilità invece al tenore Robert McPherson, un Idreno molto espressivo ma dalla voce davvero esile. Bella voce, ma un po’ scarso nel registro grave l’Oroe di Igor Bakan. 

Szymanowski sinfonie chandosOuverture da concerto, Sinfonie nn. 2 e 4
di Karol Szymanowski
BBC Symphony Orchestra, direttore Edward Gardner
Sacd Chandos CHSA5115
Dopo aver esplorato il mondo orchestrale di Lutoslawski, Edward Gardner, emergente direttore inglese, già  assistente di Michael Gielen e di Mark Elder, si cimenta con alcune partiture di Karol Szymanowski, nel quinto volume della bella serie dedicata dalla Chandos alla musica polacca. E si dimostra un grande esperto di questo repertorio, ne coglie a fondo il nucleo espressivo e ogni sottigliezza timbrica, nonostante la densità della scrittura orchestrale, sfruttando il virtuosismo e la ricchezza coloristica della BBC Symphony Orchestra. Fa risaltare il tono trionfale dell’Ouverture da concerto op.12, ispirata a una poesia di Tadeusz Micinski, composta nel 1905 da uno Szymanowski poco più che ventenne, ancora molto influenzato dai poemi sinfonici di Strauss, ma che iniziava proprio allora a imporsi con un suo linguaggio personale, caratterizzato da una vivida immaginazione, da un tematismo espansivo, da una grande fantasia nell’orchestrazione. Composta cinque anni dopo, la Sinfonia n.2 op.19, mostra echi anche di Wagner, Scriabin, Reger, in un gioco di forti contrasti espressivi, di squarci pieni di pathos, di climax di grande impatto. Ma questa sinfonia è anche uno sfoggio di sapienza compositiva, col suo secondo movimento in forma di Variazioni, con l’energico finale in forma di Fuga, con la raffinata filigrana orchestrale, policroma, piena di emergenze solistiche, di venature melodiche dalla grande forza evocativa, ben sottolineata da Gardner. Capolavoro della maturità è infine la Sinfonia n.4 op.60, del 1932, dedicata ad Arthur Rubinstein, detta “Sinfonia concertante” proprio per la presenza di un’impegnativa parte pianistica, con un ruolo quasi da solista. Le trame del pianoforte, disegnate con finezza e sonorità sempre trasparenti da Louis Lortie, si insinuano costantemente in una texture orchestrale ricchissima sul piano armonico, tonalmente ambigua, piena di momenti brillanti e altri misteriosi, che trova il suo culmine nell’incalzante, ritmico, modernissimo finale. 

Skjavetic cantusMusica croata alla Riva degli Schiavoni
Coro della Radiotelevisione Croata, direttore Tonči Bilić
Cd ZBOR HRT-Cantus 98905200302
Su iniziativa del direttore di coro Tonči Bilić e del musicologo Ennio Stipčević è partito nel 2008 un interessante progetto dedicato alla polifonia croata del Rinascimento e del primo Barocco. Un ciclo di concerti tenuti a Šibenik, Spalato, Zagabria, Dubrovnik, e poi a Venezia, Praga, Sablé-sur-Sarthe e Parigi, dove il Coro della Radiotelevisione croata ha permesso di scoprire alcuni compositori croati di grande talento e poco conosciuti. È da ricordare che in epoca rinascimentale erano molto intensi, oltre ai commerci, anche gli scambi culturali tra le due sponde dell’Adriatico, con maestri di scuola veneziana attivi sulla costa orientale del mare Adriatico, e musicisti croati attivi su tutto il territorio della Repubblica di Venezia. Il punto ideale di incontro era proprio la Riva dei Schiavoni, che prese questo nome proprio dai mercanti provenienti dalla Dalmazia, all’epoca chiamata anche Slavonia o Schiavonia. Il contributo degli Schiavoni musicali nella vita musicale veneziana, durante il Cinquecento e il Seicento, non è stato quantitativamente rilevante, ma di qualità, come dimostrano i pezzi registrati in questo cd, che ha vinto anche il premio Porin come miglior disco di musica classica. Tra i compositori nati in città dalmate, come Šibenik (Sebenico), all’epoca parte della Repubblica di Venezia, spicca Julije Skjavetić (1530-1565), conosciuto anche come Giulio Schiavetto, prolifico autore di madrigali, gregesche, e mottetti a cinque e sei voci, quattro dei quali sono incisi in questo cd, mottetti esemplari della sua sapienza contrappuntistica e del suo stile di impronta fiamminga. Interessanti anche i lavori di Ivan Lukačić (1575-1648), conosciuto col nome italiano di Marco Giovanni Lucacich, francescano, teologo, nominato a Roma Magister Musices, maestro di cappella del Duomo di Spalato: i suoi mottetti a una o due voci con basso continuo (Sicut cedrus, Sancti mei, Domine quinque talenta) mostrano un ampio melodizzare e un’espressività di chiara matrice italiana, Ex ore infantium per voci femminili si ammira per la freschezza del gioco imitativo, Quam pulchra es per i refrain danzanti e gli echi di Andrea e Giovanni Gabrieli. Bell’esempio di piena polifonia barocca, per fantasia e varietà espressiva, è poi Lauda Jerusalem Dominum di Ivan Šibenčanin (1640-1705), italianizzato in Giovanni Sebenico, allievo di Giovanni Legrenzi a Venezia, celebrato operista, Master of Italian Music a Londra, maestro di cappella alla corte savoiarda. Nel cd, questo repetorio cinque-seicentesco è incorniciato da alcuni pezzi di altri periodi: la più antica musica latina a due voci cantata dalle Benedettine di Zara, che risale al tardo Duecento; un’aria antica di Stari Grad, dell’isola di Hvar, scritta in croato antico; un Sanctus della raccolta del francescano Frane Divnić, reminiscenza medievale in stile di cantus fractus. Suggella il cd una composizione moderna di Igor Kuljerić (1938-2006), intitolata Omaggio a Lukačić, per coro, percussioni e organo, composta nel 1972: originale ed evocativa combinazione di brusii e fasce misteriose delle percussioni e dell’organo, con una scrittura corale molto drammatica, che si muove sempre a metà strada tra cantato e parlato.

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