Tre buone ragioni perché il Parlamento approvi rapidamente la riforma della professione forense. Un’avvocatura qualificata, innanzitutto, garantisce il miglior funzionamento della macchina giudiziaria; in secondo luogo, la riforma accetta la sfida di una maggiore competitività dei legali; infine, il progetto rinnova l’ordinamento forense, tenendo fede alla missione costituzionale dell’avvocatura della difesa dei diritti dei cittadini.
Le ha indicate oggi il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, in una lettera inviata ai presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, ai presidenti dei gruppi parlamentari e ai presidenti e ai componenti delle commissioni giustizia dei due rami del parlamento, con la quale ha accompagnato il Preambolo del Manifesto dell’Avvocatura unita, approvato dalle componenti istituzionali e associative nella riunione del 14 gennaio scorso.
Il documento riflette le gravi preoccupazioni nutrite dagli Avvocati italiani per i provvedimenti degli ultimi mesi in materia di giustizia e professione.
Nella lettera, il presidente Alpa ha espresso l’auspicio che la riforma dell’ordinamento forense sia disciplinata per legge, dopo un trasparente dibattito parlamentare, che peraltro è già da tempo iniziato. Il Senato ha infatti approvato in prima lettura il testo del disegno di legge di riforma, ora all’esame della Commissione giustizia della Camera (AC 3900). E il sostanziale sostegno parlamentare alla riforma era stato espresso, in occasione del parere sugli emendamenti presentati, anche da parte del Governo precedente. “Non esistono ragioni giuridiche che precludano il riavvio dell’iter, fermo restando il diritto-dovere dell’attuale Governo di esprimersi in materia”, ha segnalato Alpa.
Aggiornare la professione sarebbe, dunque, “un’occasione storica”, resa necessaria da numerose “buone ragioni”.
La prima riguarda il corretto funzionamento dell’amministrazione. L’Avvocatura, infatti, è “componente essenziale della giurisdizione, e pertanto le misure che promuovono il corretto esercizio della professione e rafforzano le garanzie di qualità della prestazione professionale consentono una più piena soddisfazione dei diritti dei cittadini e, quindi, migliorano il funzionamento della macchina giudiziaria”.
La seconda riguarda la richiesta fatta all’Avvocatura di garantire anche la competitività della professione. Infatti, in linea con gli indirizzi comunitari, e in particolare con la direttiva in tema di liberalizzazione dei servizi (cd. “Direttiva Bolkestein”), il progetto, per la prima volta, riconosce esplicitamente “la rilevanza sociale ed economica della professione forense”; contiene inoltre misure idonee a sostenere lo sforzo competitivo degli avvocati italiani, e ad adeguare lo svolgimento della professione alle esigenze di un mercato sempre più dinamico e specializzato.
La terza è che il progetto realizza un profondo rinnovamento dell’ordinamento forense, senza intaccare la missione costituzionale dell’avvocatura: la tutela delle libertà e dei diritti dei cittadini.
Per questo, l’Avvocatura italiana chiede alle forze politiche di riavviare immediatamente un serio confronto, senza preclusioni e pregiudizi, per valutare i miglioramenti e le modifiche al testo che si ritenessero necessari.