Mentre in Egitto e Tunisia lo scontro tra maggioranza islamica e opposizione di sinistra sta portando i due paesi ad una guerra civile, in Marocco sembra tenere la maggioranza di governo composta da un’alleanza di islamici, monarchici, comunisti e berberi.

Eppure non è per niente soddisfatto del primo anno e mezzo di governo del suo partito il dirigente di al Istiqlal, Roshdi Ramzi, noto per essere il capo dei giovani del gruppo e per far parte della corrente del neo eletto segretario Hamid Chabat, il sindaco di Fes che ha preso il posto dell’ex primo ministro Abbas el Fassi. L’ho incontrato nel suo ufficio nel centro di Rabat all’uscita dell’ultima riunione del direttivo del partito filo-monarchico dove mi sono recato per capire quale potrà essere il futuro del governo dell’unico paese arabo che ha evitato la primavera araba e le sue conseguenze. Ramzi spiega i motivi che hanno spinto il suo leader a dare vita ad una breve crisi di governo, rientrata solo pochi giorni fa con un accordo raggiunto in extremis con il premier e segretario del partito islamico di Giustizia e Sviluppo (Pjd), Abdelillah Benkirane.

Secondo il dirigente di al Istiqlal “in questi mesi sono emersi tutti i limiti del partito islamico e tutta la loro inesperienza. Analizzando le uscite di Benkirane degli ultimi tempi, le sue dichiarazioni in pubblico e i suoi atti, emerge chiaramente che si comporti più da capo di partito che da capo del governo. Si muove come se fosse in una campagna elettorale perenne senza concentrarsi sui problemi reali della popolazione”. A spingere Chabat a puntare i piedi questa volta è stato il fatto che “il Pjd non ha rispettato l’accordo di governo stipulato tra i partiti che compongono la maggioranza subito dopo le elezioni del novembre 2011, così come non riteniamo che la distribuzione dei ministeri, accettati dalla precedente classe dirigente del partito guidata da el Fihri, sia congrua”. Il nodo che ha portato però il partito filo monarchico a chiedere una revisione dell’alleanza di governo “è stata la gestione della finanza pubblica. Il problema è nato quando è stato diviso in due il vecchio ministero dell’Economia. Sono sorti due dicasteri: quello delle Finanze, guidato da un ministro di al Istiqlal, e quello del Bilancio, guidato da un ministro del partito islamico. Qualsiasi atto approvato dal primo deve ottenere la firma del secondo per passare e viceversa. Questa situazione ha portato alla paralisi dell’azione del governo ed ha reso il settore economico ingovernabile. Per questo chiediamo che si ritorni ad un unico ministero dell’Economia che non deve essere necessariamente affidato ad un uomo del nostro partito”.

Altro problema posto dai filo-monarchici è l’inesperienza dei politici islamici nel governare il paese. “Mentre noi di al Istiqlal siamo stati da sempre al governo, questi politici del Pjd sono nuovi per questo e mancano di esperienza – ha aggiunto Ramzi – dopo più di un anno da quando hanno assunto la guida dei loro ministeri non sanno ancora bene cosa fare. La loro classe dirigente non è come quella del Partito di Giustizia e Sviluppo in Turchia, che invece dimostra di avere grosse competenze ed esperienza”. Ciò che chiede quindi il partito di al Istiqlal ai suoi alleati di governo è “rafforzare il coordinamento tra le varie forze, come il Partito Socialista progressista e il Movimento popolare, e scrivere un nuovo patto di governo”. Per quanto riguarda il futuro del suo partito in Marocco, Ramzi ricorda come  “la nostra è la forza politica più antica, legata all’indipendenza del Marocco. La politica in questo paese nasce con noi, eppure ora c’è una grande voglia di rinnovamento al nostro interno, soprattutto con la recente elezioni del nuovo segretario generale Chabat. Ai giovani marocchini diciamo di venire con noi perché la politica in Marocco è iniziata con noi, perché qui’ c’è la storia. Quando il mondo era diviso tra comunismo e capitalismo noi seguivamo una terza via liberale per il Marocco”. Per questo il direttivo di al Istiqlal “sta puntando sui giovani ed in parlamento ci sono 4 giovani con meno di 20 anni tra le fila del nostro partito, così ci sono diversi giovani anche tra i 60 membri dell’esecutivo nazionale”.

Si è chiuso nei giorni scorsi a Rabat, dopo una lunga trattativa, l’accordo tra i vertici del partito islamico marocchino (Pjd) e quello monarchico di al Istiqlal per mettere in atto un rimpasto di governo. La scorsa settimana i due partiti avevano riunito nelle loro sedi i rispettivi direttivi per decidere quali proposte presentare alla sessione di governo che si è tenuta nei giorni scorsi. Si è trattato di un momento cruciale per le sorti dell’esecutivo ed è terminato con l’incontro tra il premier e leader del partito islamico, Benkirane, e il segretario del partito di al Istiqlal, Chabat. Secondo quanto riferisce il quotidiano marocchino “al Masae“, Benkirane ha accettato le proposte avanzate da Chabat di rivedere il programma di governo e di cambiare gli accordi sottoscritti dalla maggioranza un anno e mezzo fa, dopo la vittoria delle elezioni. Al termine di una riunione durata tre ore, i due politici hanno parlato di un “incontro franco e positivo” durante il quale hanno “discusso dei grandi temi che interessano il paese”. I leader dei partiti di maggioranza hanno così ribadito il loro impegno per “rafforzare le basi di azione comune e creare le condizioni per il successo di questo esperimento di governo” e hanno deciso di effettuare “un rimpasto tecnico all’interno della attuale maggioranza”. Per questo motivo è stata creata una commissione, guidata da un esponente del Pjd, che dovrà rivedere l’accordo di maggioranza e formulare un nuovo programma di governo per la seconda parte della legislatura.

L’atteggiamento conciliatorio e aperto al dialogo, assunto dal Pjd con i suoi alleati, è stato apprezzato dalla stampa araba secondo la quale il premier marocchino “ha preferito prendere le distanze dai Fratelli Musulmani, rimarcando che c’è una differenza tra quanto fatto dal suo governo e quanto sta avvenendo negli altri paesi arabi governati da partiti islamici”. E’ questa l’opinione di Othman Mirghani, che in un editoriale pubblicato oggi dal quotidiano “Asharq al Awsat” analizza la situazione politica in Marocco. Nell’intervento dal titolo “lezione dal Marocco per i Fratelli Musulmani” si legge che “Benkirane ha dichiarato alla stampa locale che il suo partito non appartiene al movimento dei Fratelli Musulmani e che, pur seguendone la scuola, non ha nessun rapporto strutturale con l’internazionale islamica”. Secondo Mirghani, il premier del Marocco “ha fatto bene a prendere posizione in un momento in cui si iniziano a fare bilanci e paragoni tra i movimenti islamici dei paesi della primavera araba”.

L’editorialista marocchino prosegue spiegando che “ciò che ha distinto il lavoro del Partito di giustizia e sviluppo del Marocco sin dall’inizio è stato il fatto di aver lavorato all’interno di un governo di coalizione con altri partiti, nel quadro di una monarchia costituzionale come quella di Rabat. Questo è un chiaro messaggio per alcuni movimenti islamici, in particolare per quelli che hanno ordito dei golpe militari per arrivare al potere”. Incontrando alcuni giornalisti arabi, tra cui l’editorialista di “Asharq al Awsat”, Benkirane ha infatti spiegato che “il Marocco ha una sua conformazione storica che la lega alla monarchia. Per il Marocco la monarchia è sinonimo di stabilità e garantisce l’unità del paese”.

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