Il settimanale dipinge un quadro cupo della situazione nel Paese
Il settimanale britannico “The Economist”, una delle pubblicazioni di riferimento del mondo, ha dipinto in un articolo pubblicato questo giovedì 17 novembre un quadro cupo della situazione “disastrosa” a livello economico, politico e sociale in Algeria.
In un articolo intitolato “Perché il regime marcio dell’Algeria ha avuto fortuna. Quando i prezzi dell’energia scenderanno di nuovo, vacillerà”, la rivista britannica di attualità stampata contemporaneamente in sei paesi, sottolinea che a causa di “un regime marcio, salvato per il momento, dal gas”, la situazione economica, politica e sociale è diventata disastrosa in questo paese magrebino.
L’Economist riporta sull’argomento, l’obbligo imposto a ministri e alti funzionari statali di firmare quasi tutti gli accordi, per salvare la faccia al regime che governa con pugno di ferro l’Algeria, sottolineando che “il letargo e l’incompetenza dell’amministrazione rendere estremamente difficile la conduzione degli affari”.
Per il quotidiano britannico, il nuovo regime algerino che Abdelmadjid Tebboune guida apparentemente agli ordini dei generali e alla loro testa il generale Said Chengriha, assomiglia a quello di Bouteflika.
Questo regime “è stato salvato solo dalla comparsa del covid-19 nel 2020 e dall’impennata dei prezzi di gas e petrolio dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”, osserva il quotidiano, aggiungendo che diplomatici e uomini d’affari spesso sottolineano che “nessuno davvero sa chi comanda”, il presidente Tebboune e la sua squadra o Chengriha e i suoi fedeli luogotenenti.
Il settimanale britannico precisa inoltre che “i media ufficiali sono ossessivamente virulenti nei confronti del vicino Marocco, tanto più che il contesto diplomatico potrebbe rivoltarsi contro l’Algeria” nella sua infruttuosa battaglia diplomatica contro il suo vicino algerino. L’Occidente per far prevalere, per più di quattro decenni, il chimerico richieste di indipendenza del “Polisario”.
E The Economist per assicurare che “la realtà è che l’economia e la politica dell’Algeria sono entrambe sclerotiche, la sua leadership repressiva ma debole, il suo ruolo in Africa e nel mondo arabo egocentrico ma non riconosciuto”.
“Le masse che hanno sostenuto l’Hirak (movimento di protesta contro il regime) non sono scomparse. Se i prezzi del gas e del petrolio scendono, è difficile vedere come possa sopravvivere questo regime opaco ma marcio”, conclude il settimanale britannico.