L’analisi di Frédéric ENCEL, docente presso l’università Sciences-Po di parigi e professore presso la Paris School of Business
Ci sono le scelte sbagliate di Algeri dietro la crisi che va avanti da decenni tra Algeria e Marocco. E’ questa l’analisi di Frédéric ENCEL, docente presso l’università Sciences-Po di parigi e professore presso la Paris School of Business. In un editoriale pubblicato dalla rivista francese “L’express”, l’intellettuale analizza le pesanti controversie tra i fratelli nemici, Marocco e Algeria, ritenendo che:
“I rimproveri e le pretese provengono principalmente da Algeri. Come spiegare la rottura di rapporti diplomatici con Rabat, se non per l’amarezza algerina di fronte al successo del suo vicino che il regime algerino rappresenta come arcaico perché monarchico, e debole per non essere stato decolonizzato dalla guerra”.
Allo stesso modo, l’autore ha osservato che la scelta operata dal Re Mohammed VI di riconoscere non solo simbolicamente, ma anche costituzionalmente una triplice cultura, in particolare araba, berbera ed ebraica, mette in crisi il potere algerino”, rimproverando che quest’ultimo
“essendo incurvato su una narrativa strettamente statale-nazionale e araba, non ha mai risolto socialmente o culturalmente la propria questione berbera, e teme una nuova primavera cabila di grandezza senza precedenti”.
Inoltre, l’autore ha spiegato che l’Algeria vedrebbe con favore una bio-oceanicità, puntando ad avere l’accesso privilegiato all’Atlantico attraverso uno stato saharawi che ne sarebbe debitore, se non asservito, avendo sostenuto i suoi promotori”.
Infine, l’autore ha concluso che sostanzialmente, se il Marocco è il capro espiatorio conveniente per questa testardaggine nel fallimento del regime di Algeri, è il popolo algerino che ne è la vittima.